Girotondo intorno al mondo
…è una poesia di Paul Fort, musicata cinquant’anni fa da Sergio Endrigo. La trovi su YouTube, ascoltala gentile lettore. Potrebbe essere l’inno della gioventù di tutto il mondo, proprio oggi, proprio oggi.
Se tutte le ragazze/ Le ragazze del mondo/ Si dessero la mano/ Si dessero la mano/ Allora ci sarebbe un girotondo/ Intorno al mondo/ Intorno al mondo
E se tutti i ragazzi/ I ragazzi del mondo/ Volessero una volta/ Diventare marinai/ Allora si farebbe un grande ponte/ Con tante barche/ Intorno al mare
E se tutta la gente/ Si desse una mano/ Se il mondo finalmente/ Si desse una mano/ allora ci sarebbe un girotondo/ Intorno al mondo/ Intorno al mondo
Adesso sì, adesso che tu vai lontano, il mio pensiero ti seguirà, sarò con te, dove andrai. Così, altri versi del malinconico ironico uomo di Pola. Tu partirai per altri mondi, ti perderai fra gente e strade sconosciute, il mio pensiero ti seguirà, sarò con te, dove sei.
Il pensiero ormai pieno di tempo si muove come animula vagula, blandula, in quest’età che ho.
E’ tempo di parlare con calma pronunziando bene le parole, rispettandole, nella loro musica, nel loro significato, nel loro peso, nel loro valore.
E’ tempo di essere contenti di quello che si ha, di guardare ogni altro umano senza gelosia, che anch’egli respira, vive, soffre, gode, cresce e muore.
E’ tempo di cambiare lo sguardo verso il mondo, di smettere di scrivere cazzate su facebook et similia. Peccato che questo mio blog non è molto gettonato tra i facebookisti, che come scriveva Umberto Eco (peraltro molto sopra valutato), sono rappresentati da una maggioranza di cretini cui Zuckerberg ha dato voce. Peccato, o graziaddio, non lo so. Quando vedo qualche volto di costoro, o di motari-bikers di qualche genere, mi prende un attacco di lombrosite acuta, sindrome material-positivista un poco in disuso, ma, secondo me, da recuperare, almeno in parte.
E’ tempo, anzi è passato, ma è tempo di ascoltare, non solo di udire, è tempo di vedere, non solo di guardare. Venite e vedete, diceva il Maestro.
Lo scrivo anche per i giovani jihadisti dis-isperati, lo scrivo per i giovani ignoranti e per i vecchi presuntuosi, lo dico per le donne che si odiano e che si danneggiano sul lavoro, lo dico per i politici freddi come sardine congelate, lo dico per i giornalisti stereotipati, lo dico per certi magistrati arroganti e per i professori complessati, lo dico per i “cacciatori di teste” (no, non i Daiachi) approssimativi e per i preti pieni di se stessi.
Lo dico per me, quando mi dimentico di quanto ho scritto sopra. Pover’uomo, io come persona, sempre perso in infinite strade, con lo sguardo colmo di meraviglia.
Come mio padre. Perso e ritrovato in infinite strade, preferibilmente fuori dalla scena di questo mondo.
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