Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il sogno spezzato

un-tempo(La foto me la fece proprio l’amico di cui narro, a Budapest, in una vita precedente).

L’amico mi racconta di un sogno, che avrebbe preferito rimanesse tale. Infatti, a volte, è meglio evitare di andar a vedere la fonte dei sogni, e non correre il rischio di veder sfumare tutto. A lui è capitato e si è pentito.

Una volta aveva avuto una fidanzatina in una città abbastanza lontana per i suoi giovani anni, in un’altra regione.

Si amavano da diciassettenni com’erano, e si vedevano, passeggiavano mano nella mano per l’altra città meravigliosa, che era vicina a dove abitava lei, solo un ponte lungo le separava e vi andavano in treno, con una corsa breve. Tra loro non c’era mai stato lo scambio amoroso completo, ma solo, forse solo un bacio.

Passarono anni, e lui aveva trovato lavoro in ferrovia. Per i suoi orari gli capitava di passare per quella città, e il turno atteso gli permetteva di girovagare per strade e viuzze, oppure, portandosi nella città meravigliosa, per ponti e campielli. Un giorno vide su un campanello il cognome della sua antica fidanzatina. Cercò sull’elenco telefonico e trovò il numero. Telefonò e rispose proprio lei, che era tornata dai genitori dopo una separazione.

Concordarono di vedersi per un caffè, e si videro. Ma lei non era più la stessa, non perché lui si aspettasse di rivedere la ragazzina che era un tempo, ma perché ora si era fatta una signora trentenne, sofisticatissima, elegante, con la voce un poco arrochita dal fumo.

A lui sembrò che perfino “ci stesse”, con lui, visto che era di nuovo sola, e le promise di richiamarla, ma non la chiamò. La ragione che si diede è che si era spezzato un sogno. Quella donna matura che gli faceva intendere forse inimmaginabili piacevolezze, non era più lei, cioè l’immagine che all’amico era rimasta impressa da quasi vent’anni prima. E non si fece più vivo, quasi per proteggere un sogno, anche se interrotto dalla realtà delle cose.

Ecco: se fosse necessario, e non lo è, il racconto mostra come i sogni, sia quelli della dimensione notturna, onirica, sia quelli legati ai ricordi, o perfino alle speranze, sono cose, res in latino, cioè qualcosa di vero, una realtà altra che accompagna la nostra vita insieme con la realtà che scorre costruendo il tempo della vita stessa.

Forse per questo è meglio non indugiare sui sogni, ma lasciarli tranquilli a fare il loro “lavoro” di ricreazione continua dei colori, degli odori e dei sapori delle nostre vite, o della nostra verità naturale.

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