Perché domenica è più saggio votare SI’
pazienterai se interloquisco ancora una volta con te in tema di referendum costituzionale, quello di domenica 4 dicembre.
Le cose sono per un certo verso chiare, per un altro ingarbugliate, come capita spesso in Italia. Sono chiare in termini di semplificazione istituzionale e riduzione della burocrazia, mentre sono ingarbugliate per il percorso parlamentare che hanno avuto. Sotto questo profilo basti ricordare come nei vari passaggi alla Camera e al Senato anche molte forze che oggi spingono per il no, allora avevano votato a favore di questa riforma. Mi ricordo in proposito lo scarmigliato Brunetta, che allora era d’accordo e ora si è scatenato contro. Una contraddizione non spiegabile con la logica elementare, ma con le esigenze tattiche della lotta politica, che detta le più strane giravolte e i più disonesti e sgangherati trasformismi.
Al di là di questo, ciò che conta è che deve cambiare qualcosa in Italia, per cogliere -almeno in parte- il senso e il segno dei tempi complessi e molto confusi che viviamo. Ridurre la struttura parlamentare per la parte del senato è cosa buona, anche se si poteva fare di meglio (ma l’ottimo è spesso nemico del buono), così come abolire l’inutile e costoso Consiglio Nazionale per le Ricerche, carrozzone obsoleto e ricettacolo di scoppiati e riciclati.
Il tema non è, se non di risulta, il capo del Governo, ma l’Italia, il tema è se si riesce a mostrare una faccia un po’ diversa dalla solita, in bilico tra il piagnone e l’autocelebrativo, ad esempio della Costituzione. Non abbiamo bisogno di fanfare, né di cilicio, ma di razionalità sana, capace di guardare negli occhi la realtà, in tutto il suo articolato dispiegarsi e darsi, nel quotidiano e nel tempo prossimo.
Voterò e invito a votare SI’ perché occorre anche a volte accontentarsi, che significa essere-contenti, se il sintagma funziona bene semanticamente, abbassando le ali delle pretese messianiche o di perfezioni sterili e da calende greche, che, come è noto non esistono. E su questo Renzi ha ragione di dire che, se non si fanno ora queste modifiche, le stesse rischiano di perdersi nei cassetti della smemoratezza, cui sono molto aduse le classi politicanti italiote.
In questo frangente la politica deve svestirsi dell’inutile allure da prima della classe, peraltro assai improbabile, e imparare qualcosa dalla pragmatica dell’agire nei settori più sani della nazione, ad esempio dall’economia reale, dalle aziende produttive di beni e servizi: in azienda non si può aspettare di agire alla perfezione, ma si agisce anche correndo il rischio di sbagliare, ammettendo l’errore e correggendolo, anzi, ritenendo l’errore un’opportunità, non una sfiga.
Che cos’è la politica che, in questo caso, seguendo il pensiero di “soloni” alla D’Alema o di scienziati politici come i 5S, ovvero di rancorosi militi come il su nominato forzista o il berciante Salvini, culto d’ignoranza incipiente, e di altri insignificanti (tipo Scotto di Sel), ritiene di dover essere perfetta, altrimenti non agisce, rispetto alle altre attività umane, che vivono errando e correggendosi, ma andando avanti?
Quanta presunzione alberga nei cuori di improbabili defensores della Costituzione repubblicana, improvvisamente repleti di aure costituenti e di anelanti paternità patrie?
Ma dài. Andate a nascondervi. Spero che domenica sera…
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2 Comments
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Buonasera.
Noto che i suoi articoli non hanno commenti.
Mi scusi la curiosità personale, vorrei sapere se non ne riceve oppure lei non li pubblica. La ringrazio per la eventuale cortese risposta.
La ringrazio per la risposta
Caro Eraldo,
se lei guarda bene nel blog troverà decine di commenti pubblicati in sette anni, quasi cento su quasi mille post; pubblico tutto a meno che non si tratti di insulti che, per la verità, non ho mai ricevuto, notte, Renato