Renzi, o della bulimia presenzialista
Renzi ha perso e ha vinto nello stesso tempo. Ha perso con il 41 per cento dei voti e ha vinto con la stessa percentuale, buona per il futuro politico suo e del PD. Ha sbagliato moltissimo, fin dalle prime battute della sua carriera nazionale, personalizzando ogni sua azione politica e amministrativa, utilizzando un linguaggio sbrigativo e volte brutale (si pensi all’inaccettabile concetto di rottamazione riferito a persone umane in politica), sminuendo il ruolo dei corpi sociali intermedi come sindacati e categorie professionali, pur criticabili per bolsaggine e inerzia, ma ha fatto alcune cose buone che i suoi predecessori non avevano neppure abbozzato (trascuriamo gli inerti Monti e Letta), soprattutto Berlusconi, impossibilitato a muoversi dalla sua posizione di destra: intendo le misure economico sociali e del lavoro e alcune leggi civili.
Il giovane e presuntuoso fiorentino si è circondato fin dall’inizio di penose figurine nullapensanti e nulladicenti, alla Lotti, Boschi, Serracchiani, ha sbagliato nell’impostazione della campagna elettorale e anche nel discorso di commiato, prima intestandosi tutta e totalmente la campagna stessa, e poi attribuendosi ogni responsabilità nella sconfitta, con un borioso e falsamente eroico “Sono solo io ad avere perso, non voi“, rivolgendosi al 41% dell’elettorato che ha votato sì, tra cui io stesso, e manifestando un ego spropositato, al cui confronto il narcisismo furbingenuo di Berlusconi sembra all’acqua di rose.
Ora, stai calmo, Renzi, e datti una regolata, a partire dal linguaggio del corpo, dalla postura, dalla camminata, togliendoti anche il broncio da bambinone offeso, ché ognuno di noi non si sente inferiore a te, né tu sei superiore ad alcuno, antropologicamente, intendo.
Per quanto concerne il referendum appena celebrato, resto convinto delle buone ragioni del sì, e della strana densità del no nel meridione italiano: ciò significa, tra altre cose, che la proposta era sana.
E poi passiamo ai competitor di Renzi, che sono nettamente peggiori di lui, a partire da alcuni minoranza (in tutti e due i sensi) Dem, come Speranza, Gotor, lo stesso D’Alema, etc, o parvenu di evidente inettitudine come i 5S Di Battista, Crimi, Lombardi e via elencando, o il suo omonimo leghista, odiatore di professione, o il frustrato capogruppo di Forza Italia alla Camera, o la presidenta di questo consesso, o personaggi sopravvissuti di una sinistra capace di dire solo no, come i sellini di papi Vendola.
La politica continua, con i suoi vezzi e i suoi vizi, ben lontana dall’arte nobilissima, così come pensata e proposta da Aristotele e Montesquieu.
E io, pur essendone distante, ho bisogno di disintossicarmi, come da una indigestione di cibo avariato, che giunge quotidianamente dai mediocrissimi media e dai commenti insulsi dei più.
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