Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Una vergogna lasciar morire di freddo la gente per strada

stazioneSembra sia un fatto ineluttabile, per la politica e l’amministrazione di questa grande e talvolta idiota nazione italiana che, con questo freddo, muoiano per strada esseri umani, italiani e non italiani. Non so quanti siano, poche centinaia, migliaia, forse la Caritas e sant’Egidio lo sanno, non so se gli uffici pubblici degli enti locali sono altrettanto informati.

Non sto qui a fare la comparazione tipica della pubblicistica di destra, che sottolinea come per gli extracomunitari, profughi, etc. vi siano i 35 euro al giorno conferiti dallo Stato italiano alle strutture che li accolgono più o meno bene, ché richiede un altro tipo di discorso, più ampio, di etica generale, di socio-economia e di politica, ma mi limito al dato, al fatto che i senzatetto o senza fissa dimora, in queste condizioni muoiono, e a volte muoiono perché non vogliono separarsi dal cagnolino che gli fa compagnia, cui è interdetto l’ingresso nei dormitori.

Stamani ho letto su Libero un reportage interessante di Noemi Azzurra Barbuto, il racconto del chihuahua bianco che non sa di essere una povera cagnetta di strada, ma è felice con il suo padrone, un clochard bulgaro che non la lascia sola e preferisce rischiare l’addiaccio sotto un portico o in stazione, per tenerla al caldo del suo vecchi pastrano.

Non voglio neppure fare pietismi lacrimosi, perché la povertà radicale non è una cosa nuova, e può capitare a chiunque di trovarsi in difficoltà, specialmente quando mordono crisi economiche epocali come quella iniziata nel 2008. Non stai tanto a trovarti a dormire in macchina o in un sottoscala se ti separi, se perdi il lavoro, se ti capita una sfiga grande, magari in contemporanea con altre. Ciò non significa che si devono accettare, in posti come l’Italia, che possiede uno dei maggiori patrimoni immobiliari di proprietà del mondo e imponenti strutture collettive ora dismesse (caserme, etc.), che persone dormano per strada o dove capita, rischiando l’assideramento come i nostri poveri alpini in Russia nell’inverno del ’42.

Può essere questo un tema politico, oppure la politica è troppo impegnata nelle sue autoriforme che non arrivano mai? Che cosa volete che importi del modello elettorale che sarà scelto a chi, cittadino italiano, è perforato da mille punture di gelo, sottonutrito, sotto-idratato, sporco e senza speranza?

Su questo anche la sinistra politica è in generale sorda e muta, occupata a medicare le sue ferite da strapazzi e insensatezze oramai quasi degenerate. E questo mi addolora. Dove sono le Anna Kuliscioff, medico e socialista esule russa, compagna di Andrea Costa e di Filippo Turati, che curava gratuitamente bambini e donne povere? Chi sono le sue emule attuali, le Boschi e le Boldrini? Ma andiamo!

Potrebbe essere un progetto politico urgente quello di destinare un investimento congruo per questo fine: abbiamo centinaia di caserme di dismesse, di appartamenti sfitti, di immobili utilizzabili proficuamente, basterebbe la famosa “volontà politica” di pensarci e progettare qualcosa.

Vien proprio da pensare di nuovo che siamo solo all’alba di una vera ominizzazione, ancora, nonostante le tecniche genetiche, nonostante la ricerca astronomica, nonostante l’esplorazione delle micro-particelle, dell’energia oscura, nonostante stiamo vincendo molte battaglie contro il cancro e si studino con un certo successo le cause delle malattie degenerative, per combatterle al meglio. Nonostante.

Se come umani non riusciamo a mettere sul desktop delle nostre priorità la salvezza semplicemente di questi nostri simili, pari a noi in dignità, ma più sfortunati, allora vi è da pensare. E pensare, in sovrappiù, che qui siamo “cattolici”, cioè rivolti-al-tutto, secondo l’etimologia greca classica (katà òlon). Siamo storicamente secondo-il-tutto, nulla trascurando, e invece trascuriamo, trascuriamo molto della nostra umanità. Viene quasi da piangere.

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