Caro Michele
E hai scritto una lettera al mondo, dove chiedi conto della tua morte. Devo dire che ho durato gran fatica ad accettare il tuo modo di ragionare, tutto volto a chiedere, chiedere, pretendere. Un uomo saggio mi ha fatto riflettere sul tuo stato d’animo, per cui non avresti potuto scrivere diversamente. Ma non mi hai convinto…
Diamo uno sguardo al alcune tue frasi:
– …stufo di giustificare la mia esistenza senza averla determinata, ma come si può determinare la propria esistenza, caro Michele? Ora che vivi nel nunc aeternum…
– …non si può pretendere, certo che non si può pre-tendere, ma si può chiedere, caro Michele…
-…le cose si metteranno per voi talmente male, chi sono questi “voi”, Michele, e perché minacci?
-…non è questo il mondo che mi doveva essere consegnato, doveva, Michele?
-…io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, e che vuol dire questa frase alla Vasco Rossi, Michele? Che cos’ è il massimo, e perché non il medio o il silenzioso e discosto minimo?
-…in realtà non sono mai esistito, ma stai scherzando, Michele?
-…sono entrato in questo mondo da persona libera, ma stai vaneggiando, Michele, entrato in questo mondo da persona libera, ma quando mai? Chi ti ha chiesto di mescolare i gameti che ti hanno prodotto?
-…io sono un anticonformista da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso e di fare la mia scelta, certo Michele, certo, anche stai confondendo la libertà come un fare ciò che si vuole, invece che con un volere ciò che si fa… ci fossimo incontrati, ne avremmo parlato, eccome!
-…non posso imporre la mia essenza ma la mia assenza sì, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino, ma, caro Michele, nessuno di noi può fare da solo il proprio destino…
-…questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità, ma, caro Michele, non ti sei accorto che il concetto stesso di felicità è pericoloso, che la felicità è perniciosa?
Non c’è nessun furto Michele, è la vita, la vita cui tu hai deciso di rinunziare, e io ho un grande rispetto per la tua scelta, ma non la condivido.
Frasi tue fuori dal contesto della lettera, qualcuno potrebbe obiettare… no, frasi ciascuna delle quali ha un senso autonomo, e perciò stesso criticabile. E non mi sono piaciuti i commenti politicissimi delle sindacaliste nazionali, ma non c’era da aspettarsi di meglio da tante (latinismo ironico) menti.
Mio padre ha avuto una vita tremenda, ma non ha accusato nessuno della sua fatica del vivere, ha fatto la valigia ed è andato per quindici stagioni in cava di pietra lasciando mia madre, me e mia sorella Marina da soli. Poi è tornato, offeso nel corpo e nell’anima, ma ha sorriso finché è mancato. E così anche tante altre persone nel mondo, e ne conosco non poche.
Mio padre è in fondo al mio cuore, presente ogni giorno che passa, fino a che davanti a tutto il mondo lo incontrerò di nuovo, Pietro. E incontrerò anche te, Michele, ma ti inviterò a sederci insieme sotto un ulivo per parlare di tutto l’amore del mondo, che non hai incontrato, se non davanti a Dio, ma era anche quaggiù. Mandi
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Concordo pienamente con te, Renato. Questi ragazzi delle possibilità che l9a vita offre loro, hanno raccolto, sarà per la fretta, siltanto un fascio di cose e con quelle volevano crearsi il futuro. Ma il fascio era troppo piccolo. Invece di cercare ancora con sacrificio e determinazione hanno buttato tutto all’ aria perdendo quel già poco che avevano, guadagnando soltanto la signora disperazione, una delle più canchere che ti fa straparlare e non è una buona compagnia.
Ciao
Fulvio
grazie Fulvio, mio caro lettor mattutino