Successo, lentezza e educazione
Viviamo tempi iperbolici, superveloci, dove l’efficienza e il multitasking sono le virtù più richieste. Va bene, ci sto. Anch’io sono molto efficiente e multitasking: se elencassi le cose che faccio ogni giorno, settimana, mese, anno, quasi in climax ascendente… più di qualcuno si stupirebbe. Basta vedere il mio profilo LinkedIn. Vi è però una gran differenza con i più del mio tempo: non mi interessa degli status symbol, per dieci anni ho viaggiato su una vecchia Bravo 1200 e ora ho un’auto di 9 anni, non mi frega un c. di destinazioni vacanziere “faighe”, non mi frega delle griffes, nulla. Mi interessa il valore della persona, la sua verità, la sua irriducibile unicità, il suo dolore frammisto alla gioia, le parole che sono cose, che sono pensieri, che sono medicina contro l’egoismo, contro il cinismo, contro l’incapacità dei politici di pensare a chi rappresentano. Vedi il penosissimo deliquio del Partito Democratico, che vive ore da tregenda, mentre l’Italia va avanti, mentre si lavora, si studia, si cresce, si comprende.
Ho presente mentre scrivo il baratro di miseria morale e materiale in cui vive molta parte del mondo, almeno tre miliardi di esseri umani che non vivono come noi. Verso che società, che mondo ci stiamo incamminando? Che futuro per i ragazzi nostri che crescono, per la mia Bea e per i suoi coetanei o per i più piccoli?
Mettendo a posto le carte di decenni di lavoro ho trovato i testi di miei interventi e comizi pubblici: i convegni di Graz, di Bolzano, di Spello, correlatori come Pierre Carniti e il povero caro amico Alexander Langer. Venticinque anni fa o giù di lì. A volte mi incazzo vedendo quello che succede, l’egoismo cinico che impera in giro… E mi ribello contro la vita come se non dovesse finire mai, scriveva in Adolphe Benjamin Constant.
E aspetto la distesa estate, la stagione dei densi climi, dei grandi mattini, dell’albe senza rumore… che dà oro ai più vasti sogni, oh stagione che porta la luce a distendere il tempo di là dei confini del giorno, e sembra mettere a volte nell’ordine che procede qualche cadenza dell’indugio eterno (liberamente tratto da Estiva di Vincenzo Cardarelli).
Si può essere veloci, efficienti e anche educati ed empatici, perché capaci di considerare il successo soprattutto il participio passato del verbo succedere e di rallentare la corsa di fronte all’altro per aspettarlo?
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