Se “il cavallo non beve”…
Il peggior interlocutore che uno si possa augurare in ogni situazione esistenziale e in ogni attività è il presuntuoso stupido, perché imprevedibile, e di solito non sa di essere stupido, presuntuoso e imprevedibile. Ci si accorge di ciò se nel dialogo l’uso o l’invocazione della logica e dell’argomentazione razionale, anche se proposta con la massima semplicità, non “paga”, non incide, non funziona, non ha efficacia, perché il soggetto che si ha di fronte ha la presunzione di sapere e la correlata e proporzionale superbia di volerlo perfino imporre. La vecchia metafora del titolo spiega bene la tipologia e il senso di ciò che segue.
Una delle situazioni che mi fa più incazzare è come questa: capita di sentire un tizio o una tizia, attivi in un certo settore, che sproloquiano vantando conoscenze e competenze che non gli appartengono. Parlano come libri stampati (si fa per dire) di organizzazione aziendale, di costi, di fatturato, di relazione tra costi, ricavi e fatturato, senza avere alba di tutto ciò, sotto un profilo conoscitivo disciplinare o esperienziale diretto. In questi giorni a Milano ho chiesto a una sindacalista, che vantava indimostrate conoscenze sociologiche e organizzative, se avesse studi di economia o giù di lì, e la risposta, datami con aria di sufficienza quasi come una gentile concessione, è stata accompagnata da una sorta di ghigno sardonico.
Ho provato allora a sollecitarla con un elementare concetto di etica generale di derivazione aristotelico-tommasiana, quella del male minore o del bene maggiore, così dicendo: “Se dobbiamo salvare una struttura produttiva chiedendo una diminuzione delle ore lavorate che passi anche attraverso una ristrutturazione con riduzione di personale, l’uso di ammortizzatori sociali e di incentivi aziendali, al fine di salvare l’unità produttiva, che facciamo?” E ho continuato “Si può dire che salvare un’unità produttiva che occupa decine di persone è un bene maggiore che salvare uno o pochi posti di lavoro”. Volto inespressivo e silenzio.
Il suo sguardo e il suo mutismo mi ha fatto capire che non aveva capito, ovvero “il cavallo non aveva bevuto”. Il grave è che proprio non-aveva-capito, non è che non abbia voluto capire, cioè non c’era proprio, cognitivamente, anche perché ottenebrata da pre-comprensioni ideologiche (pregiudizi, dunque, vale a dire giudizi incompleti) e stereotipi di “sinistra”, si potrebbe dire, ma in realtà assolutamente miopi e conservatori. Vi sono purtroppo strutture socio-politiche che oggi hanno sul campo figure inadeguate, e comunque in grado di manipolare altre persone, influenzabili dallo strano “carisma di ruolo” dell’inetta. Sto parlando di delegate sindacali che subiscono la funzionaria territoriale.
Si è andati avanti molto tergiversando e poco concludendo, davanti al muro di gomma posto dalla persona. Vi sono stati momenti di tensione smorzati solo grazie al “mestiere” della mia delegazione.
A un certo punto il mio collega, alla fine di una discussione prevalentemente improduttiva, si è lasciato volutamente scappare una battuta di questo tipo: “Bene, se non troviamo una soluzione condivisa, vorrà dire che perso questo tram la prossima volta vi troverete a parlare con un altro. Chissà se sarà meglio o peggio per voi”. Camilleri direbbe che il volto dell’interlocutrice era basito, poiché non si era acceso il lume del comprendonio, neppure a quell’elegante ultimatum. Infatti ha continuato sulle sue, senza dare la sensazione di entrare in sintonia cognitiva con chi così le stava parlando, scuotendo la testolina in segno di diniego, addirittura quasi sprezzante. Perché il presuntuoso è anche sprezzante, in quanto ritiene i propri interlocutori non alla sua altezza. È un circolo vizioso dal quale è quasi impossibile uscire, non essendovi la disponibilità di mettersi in discussione, di dubitare dei propri convincimenti, di non essere sospettoso, di poter -anche solo in ipotesi- cambiare idea. È una delle ragioni per cui i “semplificatori” di idee e narrazioni e i predicatori populisti di tutte le risme hanno successo, trovando favorevoli ascolti in una tipologia antropologica diffusa oltre misura.
E pensare che si stava e si sta discutendo di posti di lavoro seriamente a rischio, se non si interviene smettendo le cure omeopatiche per la truce ma utilissima chirurgia, sempre detto in metafora.
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2 Comments
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Purtroppo questi cavalli, che non bevono, tendono a proporsi nello stesso modo visto con Alitalia: o tutto o niente.
Allora niente !
E la storia si ripete.
Caro Franco, similitudine azzeccata, purtroppo