“Voglio la mamma! Voglio la mia mamma!”
Leggo su Libero un pezzo di Melania Rizzoli (23 aprile 2017) dal titolo più o meno simile a quello di questo mio. Libero è senz’altro un quotidiano che si colloca a “destra”, ma con tinte liberali indubbie, in coerenza con il “nome”. Sotto la direzione del marpione scafatissimo Feltri sr. non ha fatto mai battaglie codine o bigotte. Per questo l’articolo citato ha una sua credibilità. Rizzoli racconta che “(…) una bambina di tre anni, figlia biologica di un componente di una coppia di gay e di una madre surrogata, ogni volta che piange disperata, grida, chiama e invoca tra le lacrime la mamma, pur non avendola mai conosciuta, gettando nello sconforto i due genitori (per uno dei due virgoletterei volentieri il termine). (…)”. Il blogger canadese John Hart è il padre adottivo della figlia naturale del suo compagno…
La piccola ha vissuto con loro da quando aveva sei mesi e quindi non può avere alcun ricordo cosciente della madre, e loro due, racconta Hart, si fanno chiamare “daddy” e “papà”, rispettivamente, non so in che lingua, ché dall’articolo non si capisce bene.
Ma la bimba, in un supermercato, non contenta della spesa che “daddy” stava facendo per lei, ha cominciato a chiamare la mamma, con grande imbarazzo degli astanti, che all’inizio non capivano e poi un po’ sì.
Il tema è quello della sottrazione programmata del principale dei genitori “naturali” di ogni mammifero-essere umano, la mamma. La mamma in cui ci si forma da uno zigote unicellulare, fusione di un gamete maschile e di un gamete femminile, la mamma da cui si nasce, la mamma da cui si sugge il latte, che si chiama “mamma” proprio perché il termine deriva dal suono onomatopeico della suzione del seno “mm mmm… mam-ma“, mother, mummy, mutter, mater, maman, metèr, etc..
Dolce e Gabbana, coppia omosessuale si è a suo tempo già intelligentemente dichiarata contraria alle adozioni da parte di coppie gay. Altri invece se ne sono vantati, come di uno scoop affettivo irresistibile, tipo Vendola.
La ricerca della madre è istintuale, antecedente a ogni deposito culturale o di modello familiare eterosessuale. Il bimbo, come anche la persona in difficoltà, indebolita dagli anni o in pericolo, chiama la “mamma”, come se la protezione dell’utero fosse in definitiva l’unica radicale condizione di stabilità, di rassicurazione e di verità affettiva.
Il più forte rapporto d’amore negli umani è quello tra madre e figlio/ a, di gran lunga superiore a ogni altro legame, compreso quello del padre. Può succedere di tutto, anche ogni sorta di violenza intra-familiare o extra, ma la madre resta l’ultimo baluardo, l’ultimo e più forte vincolo posto dall’evoluzione naturale nella filogenesi delle generazioni.
Non so se questo è difficile da capire o l’egoismo di certe persone troppo forte, tale da ottenebrare il raziocinio naturale.
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