Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Silenti spazi dello spirito

Pedalando per contrade di prima mattina nel festivo giorno di maggio si colgono silenti spazi e quasi sovrumani, come canta il giovin favoloso di Recanati. Strade senza fine deserte, campi a perdita d’occhio, campanili oltre le cime di lontani pioppeti, incombenti quando li attraversi, cielo, questo cielo alto del confine con nuvole dalle forme cangianti. Il viaggio è lento e senza fatica, la frescura dell’ora piacevole, i pensieri vagolanti dall’animula mentis nostra.

Non vi è meta, ma solo un andare-verso, un viaggio, pur breve, nella silenziosa campagna. Stridii di rondini attorno ai campanili e improvvisi scrosci di rintocchi nunzianti la Messa eterna, che ti scuotono dai pensieri sparsi tra acque torbide e pure sorgenti. La luce del tardo mattino ti raggiunge, e ti consola della mancanza, della lontananza, nella perduranza, nella tardanza.

Villaggi lontani si annunziano con lentezza, le prime case, l’abbaiar dei cani, l’incresparsi dell’erba, e un vento leggero, come quello del profeta Elia, ti avvolge, e allora puoi pensare di appartenere all’Eterno essente, anche se a volte brancoli nell’incertezza. Sembra che il limite delle cose confini con l’infinito, così come ogni pensiero, e con l’eterno. Ogni giorno è dono e inquietudine, ogni ora è ricerca del senso, ogni minuto battiti cardiaci e ciclo della respirazione, ogni secondo un inesorabile andare-verso, mentre tutto-si-tiene nel Tutto e totalmente dell’Essere.

Ma oggi è giornata da carcerati, festa granda per una comunione, per me scandalo, lontana anni luce dall’evangelo della semplicità. Sono vicino da sempre ai carcerati innocenti, e oggi ho provato per mezza giornata, più sgradevole di quando entro veramente nell’istituzione totale. Sono e sarò sempre con chi ha conculcata la propria libertà, in ogni condizione.

E’ con questi pensieri che mi è scesa lentamente la sera, a piedi per campi lontani, nel viridescente apparire di erba, coltivi e grandi alberi, olmi di trenta metri e querce e ontani lungo corsi d’acqua di nuovo fluenti, dopo le piogge. Pensieri miei lasciati nei canali, in attesa della notte e del sonno.

Robert Duvall e Kevin Costner viaggiano nelle praterie dell’anima, e con loro cavalco in spirito.

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