…andando, gentili viandanti incontro
…dopo che Michele è andato a pedalare in cielo, in bici ti passano a un metro mezzo, gentili
di sabato pomeriggio sono lungo la rosta di destra del Tiliaventum verso Portus Tisanae
la morte e il dolore producono civiltà, pare, ma non ovunque, qui sembra di sì, chissà per quanto, e quindi saluto e son grato ai guidatori che mi lasciano scorrere sul ciglio della strada perigliosa nel tempo dell’estate, auscultando il cuore e polmoni, lungo il gran fiume furlano
io salvo nel flusso della statale, ecco che mi sovviene Canzone per un’amica dei Nomadi, con le trombe che cantano la vita giovane andata via, testo del maestro Guccini, “…quando la vita è fuggita… sull’autostrada cercavi la vita… voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi“, voce amica eternamente di Augusto Daolio, che Dio l’abbia in gloria
mi dice Bea che ha visto civiltà e amor al gay pride di Udine, la ascolto, lei mi dice che sarei stato un po’ confuso, ma mi sarebbe piaciuto, mi fido della bimba mia oramai fattasi donna
ogni giorno che passa è rapido e quasi non lascia respiro, il sole svanisce se pensi al domani, un figlio dei fiori non pensa al domani
ogni alito di vento ogni brezza ti lascia presagire un dio, o forse Dio, che ti assomiglia, o il contrario, e ti accompagna nella veglia e nel sonno
arrivi al tuo limite nel lavoro del giorno, quando ti sembra di non farcela a sopportare l’incomprensione, la distanza, il muso duro dell’altro, la riunione lo sconcerto, ognuno sulle sue, e manderesti tutto in malora
ma poi ci dormi sopra e tutto riparte, hai ancora tempo per sentire scampanii, odore d’erba tagliata e fioriture di tigli, e speranze
tutto si tiene, tutto nel tempo si ricompone, come sapeva il gran Benedetto Spinoza, anche se non tutto è giusto, ma si aggiusta nell’incastro della necessità, come pensa il mio amico Cesare, ristretto tra mura arcigne
e le cose più difficili accadono o supposte tali, ma erano già scritte e previste nel gran libro del destino
e oggi ch’è domenica verso la Laguna di Marano, foce del fiume verde cupo, dello Stella, che confina con l’Isola detta d’Oro e con il mare
lacerti di Roma, di patriarchi austeri e di Venezia con calma e ritmo nella piena estate, nelle brezze inattese e nei silenzi,
rondini razzenti attorno ai campanili e l’odore dei tigli, io ricordo il limitare di gioventù quando guardavo
i cieli alti di questa landa di confine, che mi accompagnano ancora, e vivo e so e faccio e spero, così come Kant per la vecchia Koenigsberg, assorto
in cerca della verità
find the way to my heart
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