Padri o, a volte, “padroni”?
Tornando dalla Slovacchia ho sentito un racconto biblico, simile e dissimile a quello di Mosè e le figlie di Ietro, in ebraico יִתְרוֹ, Yiṯrô, che significa eccellenza. Di Ietro si parla inizialmente in Esodo 2,16, come colui che sarebbe diventato suocero di Mosè ed era sacerdote di Madian.
Ietro era il capo di una tribù di pastori nomadi che si spostavano lungo le rive del golfo di Akaba. Accolse Mosè fuggitivo dall’Egitto dove aveva ucciso un persecutore dei suoi fratelli ebrei, e gli diede in sposa sua figlia Sefora, perché aveva difeso le sue sette figlie dall’arroganza di certi pastori che le volevano scacciare dal pozzo dell’acqua (Esodo, 2,21).
Ecco, “gli diede in sposa“, il padre che dà in sposa la figlia come sua proprietà. Nel mondo semitico questo era un costume etico, cioè un qualcosa di ammesso anche dal punto di vista giuridico e sociale. Lo era e lo è ancora nel Sub-continente indiano, nonostante la legislazione liberale voluta da Nehru fin dagli anni ’60. In molte aree di cultura e religione islamica altrettanto, lasciando da parte le situazioni tribali ancora presenti in Africa e in Asia.
Vedremo dopo perché il racconto di Ietro è simile e dissimile di quello fattomi in viaggio. Ora un altro esempio di potere maschile.
Gavino Ledda, sardo, nacque in un famiglia di pastori. Il padre Abramo gli fece frequentare solo per poche settimane la prima elementare e poi lo ritirò dalla scuola. Doveva iniziarlo al lavoro di pastore. E così Gavino crebbe analfabeta fino al servizio militare, quando incontrò Franco Marescalchi che lo convinse a riprendere gli studi. Prima ottenne la licenza elementare, poi quella media, la maturità, fino a laurearsi in glottologia a La Sapienza di Roma. Fu ammesso all’Accademia della Crusca e in seguito fu nominato assistente di filologia romanza all’Università di Cagliari. Nel 1975 narrò la propria vita nel romanzo Padre padrone, tradotto in molte lingue e vincitore del Primo Viareggio. I fratelli Taviani nel 1977 girarono un film dallo stesso titolo.
Altra storia. Nel 1965 Franca Viola fu rapita e violentata dall’ex fidanzato, che la tenne segregata per otto giorni, ma lei rifiutò il cosiddetto “matrimonio riparatore”, che era in uso specialmente nel Sud, dopo una violenza sessuale. Fu l’emblema dell’inizio della liberazione femminile in Italia.
Tante violenze sono state perpetrate e si perpetrano sulle donne, fisiche e psicologiche, da parte di un elemento maschile forse un poco debole e insicuro, che ritiene di ribadire il suo ruolo anche con la violenza, mentre invece dovrebbe riflettere sul valore straordinario della differenza di genere e sulla ricchezza umana e morale del rispetto reciproco. Perfino in Iran le donne si stanno liberando, in Tunisia, in Marocco, in Algeria e, sia pure lentamente, in Arabia Saudita.
E dunque veniamo al racconto del mio amico. Mi dice: “Ero proprio là dove siamo stati in questi giorni, in Slovacchia, per cercare qualche aggancio industriale, e alla fine un interlocutore mi ascolta e mi invita a casa sua. Mi viene a prendere in elicottero, avevo portato il mio figlio minore che allora aveva una ventina d’anni o poco più. Cena splendida e alla fine la sorpresa… fa venire le sue tre figlie in età a scalare dai venti ai sedici anni e si rivolge a mio figlio invitandolo a sceglierne una, ché gliela avrebbe data in sposa”.
La cosa finì lì, tra lo sconcerto del mio amico e di suo figlio, che abbozzarono un gentile diniego, e la sorpresa dell’anfitrione, che pensava di aver fatto una grande proposta per creare un’alleanza imprenditoriale, neanche si fosse a contrattare un matrimonio tra eredi al trono nel ‘700 dell’assolutismo monarchico.
Si era nel 2005 più o meno, nel Centro Europa in una famiglia di imprenditori.
Se il comportamento di Ietro è plausibile da un punto di vista socio-storico, il comportamento del padre di Gavino Ledda si può spiegare solo con la presenza di elementi di cultura patriarcale arcaica, oggi inaccettabile, sia dal punto di vista etico sia da quello giuridico e sociale. E il signore slovacco come si configura, se non come arcaico padre padrone?
Oggi non è ammissibile che nessuno si consideri padrone di alcun altro essere umano, sia pure il figlio. La legge sulla maggiore età non lo consente, ma vi è anche una legislazione che tutela i minori e può togliere la patria/matria potestà a qualsiasi genitore che non sia in grado di garantire di poterlo essere per la crescita e lo sviluppo umano, sociale e culturale dei figli. Ciò è altrettanto vero se si tratta di rapporti tra adulti, ché ciascuno è il vero, unico e legittimo padrone del proprio destino e delle proprie scelte di vita: una verità cristallina.
Io ho avuto un padre che non mi ha mai schiacciato e una madre libera, e così son cresciuto scegliendo di fare il mio meglio, dalla famiglia povera da cui provenivo, ho lavorato e studiato tutta la vita portando a casa soddisfazioni e crescita, che continua ancora. Che Dio li abbia nella sua gloria.
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