Le Vie dei Silenzi e Charlie Gard
Conosco l’Alta via dei Silenzi che attraversa le Alpi Carniche, dal Peralba al Lastroni ai Laghi d’Olbe, dal passo Elbel a Mimoias, dal Tudaio al Col Nudo e fino alla Cima Manera. Ne ho percorso parti nel tempo e ci tornerò. Vi sono ovunque “vie dei silenzi”, che tagliano campi e strade, percorrono i fondovalle e raggiungono gioghi e creste montane. Anche la mia vita è una via dei silenzi, quante corse, quante escursioni in solitudine, quanti viaggi in auto, quanti tremori per viaggi altrui e pensieri.
Le Vie dei Silenzi fendono le strade movimentate e rumorose della vita quotidiana, così intrecciando vicende e muovendo vettori causali, solo apparentemente casuali.
La via dei monti è aspra, i sentieri numerati stretti e perigliosi, soprattutto quando si fanno roccia nuda, bianca o grigia, dolomitica o basaltica. Camini ardui si presentano all’improvviso, e lì devi inerpicarti, lì cercando appigli sicuri e badando a non scivolare. Ricordo ascese di fatica e entusiasmo, come posseduti-dal-dio, al grande Sernio, interminabile, oltre il Foran da la Gjaline e la Forcella Nuviernulis. Oppure l’immensa foresta superata quasi in notturna per arrivare al Corsi verso lo Jof Fuart, in compagnia degli stambecchi. Lo Jof di Montasio, il Cridola, il Civetta, il Coglians, la Creta Grauzaria, magnifica e silente.
Mentre cammino in campagna, per le Risorgive del Friuli di Mezzo, progettando un’ascesa al Peralba, penso a Charlie, il bimbo di otto mesi, inglese, che deve e morire, perché non può vivere.
La montagna e la malattia incurabile di Charlie hanno qualcosa in comune, l’ineluttabilità, la sofferenza e il silenzio. Come quando si cammina per ardui sentieri e creste vertiginose si deve fare silenzio per concentrarsi sullo sforzo e sui pericoli che si incontrano, così si dovrebbe fare affrontando un tema come quello di Charlie, evitando la canea mediatica che si è scatenata, e le divisioni tra realisti e buonisti, laici e cattolici o d’altre fedi, liberal-radicali e integralisti di ogni genere e specie.
Trovo che il dibattito sia come al solito in questi casi sgangherato, come ai tempi di Eluana, di Dj Fabo, di Welby. Sarebbe bene che i militanti (spesso militonti) di tutte le scuole di pensiero prendessero esempio dai camminatori, dai viandanti, homines viatores, di cui mi onoro di far parte, e stessero un po’ zitti, rispettando il dolore di chi ama Charlie, e ne segue ogni respiro, finché vivrà.
Non sappiamo quello che la ricerca scientifica potrà produrre per rimediare a malattie genetiche come quella del piccolo, ma un tempo l’uomo non conosceva neppure la circolazione del sangue o il meccanismo procreativo che prevede l’unione di due gameti uno femminile e uno maschile. Una volta.
Un po’ di silenzio, via!
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