Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Perseveranza e purificazione

Mi sembra che la classica virtù di perseveranza (cf. quaestio 137, Secunda secundae, Summa Theologiae, Tommaso d’Aquino), possa essere, da un lato correlata alla virtù di costanza, come capacità di permanere in una decisione dedicata e precisa per un fine, dall’altra, come insegna il mio Maestro, alla virtù di fortezza, come sua componente essenziale, connessa intrinsecamente alla fondamentale virtù di pazienza, in quanto capacità di sopportazione in condizioni ardue di prove difficili. La perseveranza richiede pazienza e così dà linfa ed energia alla virtù di fortezza che si chiama anche coraggio.

La perseveranza è una virtù raccomandata  specialmente ai pigri, e in particolare ai pigri di talento, alcuni/e dei/delle quali qui mi leggono, affetti/e non tanto da pigrizia, ma da una sua versione a volte un poco accidiosa, e perciò più responsabilmente considerabile, la pigrèria (mio neologismo ad hoc). E dunque, orsù orsetti e orsette, datevi una mossa!

Un altro nesso potrebbe essere trovato con la “virtù” di coerenza, che però non va presa in maniera integralistica e assoluta, poiché le circostanze possono cambiare e quindi rendere necessaria una revisione del processo decisionale. In molti casi un eccesso di coerenza può non essere utile o addirittura dannoso: non si può dire che si fa così perché si è fatto sempre così. In molti ambiti della vita “aver fatto sempre così” può essere stato sbagliato, sulla base di nuove conoscenze e saperi scientifici o esperienziali.

Perseveranza, costanza, pazienza, coerenza stanno insieme dunque, cum grano salis, e possono anche costituire per la psiche e la morale umana, oltre ad un percorso di rinforzo morale e psichico, un vero itinerario di purificazione interiore.

Il termine purificazione deriva dall’etimo greco pyr, cioè fuoco, e significa una sorta di attività di rinnovamento e pulizia interiore, attraverso la ricerca e il recupero di un’essenzialità vitale e spirituale. A volte bisogna -appunto- quasi “bruciare” vecchie convinzioni e abitudini, al fine di creare le condizioni per un rinnovamento dello spirito vitale, o dello spirito tout court. In realtà, la vita contemporanea ci ha offerto una pletora di opportunità esagerata, in ogni settore dei beni fruibili, dalla comunicazione ai cibi, dai viaggi alle opportunità di carriera, e a volte ci siamo fatti fagocitare da questa abbondanza disordinata, non distinguendo le cose essenziali da quelle inutili, voluttuarie o addirittura dannose. Molte volte gli orpelli del consumismo ci hanno ottenebrato le facoltà raziocinanti non facendoci distinguere bene il grano dalla zizzania (cf. Matteo 13, 24-30), cioè le cose buone ed essenziali, dalle cose inutili, inessenziali e forse “cattive” nel senso di “male”.

La perseveranza ha dunque a che fare con la purificazione, perché è un esercizio, un’ascesi (in greco), una scelta razionale e morale per un miglioramento e una crescita dell’anima spirituale e un rischiaramento delle scelte esistenziali.

Io stesso penso di aver esagerato in qualche modo, non tanto nel consumismo in genere, quanto nell’aver forse preteso troppo da me, non quietandomi mai nelle attività varie di studio lavoro sport e di relazione. Sto imparando ora che occorre trovare la misura giusta delle cose, per poter essere perseveranti e non solo guidati da un entusiasmo-del-fare che può essere esagerato e dannoso.

Io che son “filosofo” (si può anche sorridere di questo) devo imparare a fare una vita più filosofica e meno pratica e tesa al risultato, devo kantianamente e anche per me stesso rivedere alcune modalità esistenziali, che mi permettano di adeguare ritmi di impegno più consoni e rispettosi del tempo che vivo e della mia persona. Qui mi impegno per me e per l’affetto e l’interesse di chi mi legge.

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