Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

U-topie, eu-topie, dis-topie

L’utopia, come ci raccontano -ognuno a modo suo- Platone, Thomas More, ma anche Tommaso Campanella, Etienne-Gabriel Morelly, Rousseau, Fourier, Saint-Simon, Proudhon, Francesco Guccini e qualche altro, faccio per dire sorridendo, come quelli del Movimento 5s di questi anni, è l’isola che non c’è, in greco il non-luogo.

In questi giorni i seguaci di Grillo non riescono neanche a contribuire a fare un Governo della Repubblica, farfugliando proposte ignoranti in mezzo a parlari (chiedere a Di Maio se sa che cosa significa “parlari”) incompetenti e dannosi, e pretendono di avere u-topie socio-politiche. Ora che poi è tornato in campo anche il ciondolante e irridente Dibba, stiamo freschi, lui, meno male che almeno è laureato al DAMS, e non come Fico, laureato nella più improbabile ed elementare disciplina accademica degli ultimi trent’anni, Scienze della comunicazione, in ogni caso due leggerezze. Se uno vuol fare politica o giornalismo e comunicazione, si iscriva a lettere, o a filosofia o a psicologia, o anche a scienze politiche, ché almeno lì il curriculum studiorum è decente, ancora, ora che la ignorantissima ministro (non “ministra”, aoh Boldrina!) Fedeli è scomparsa alla vista nostra.

Il grande filosofo ateniese, che meriterebbe in tema qui un trattatello, ma non mi ci metto, scrisse di utopie quando parlò della terra di Atlantide nel Timeo e nel Crizia, come luogo in cui l’uomo aveva trovato il modo di vivere in pace ed equilibrio. In ogni caso Platone merita sempre la massima attenzione, perché, con il suo allievo Aristotele, ci ha insegnato nientemeno che a pensare, qui in Occidente. Di tempi in cui i pensatori pare siano ragazzotti presuntuosi che tentano di fare politica, è una consolazione tornare al pensiero dei sommi greci, da cui io non mi sono mai staccato.

A proposito, sono disponibile con caritas intellectualis (espressione di Joseph Ratzinger, che Salvini cita lodandolo, perché lo ritiene di destra, ma di cui non ha certo letto neppure un rigo) per Salvini e Di Maio, a spiegargli qualcosa, se vogliono e se si accorgono della loro miseria mentale e culturale. Potrei fare da tramite tra Atene e Milano e Napoli.

Il politico inglese More, amico di Erasmo da Rotterdam, non aveva accettato in qualità di Lord Cancelliere l’Atto di Supremazia con il quale re Enrico VIII aveva voluto staccarsi dalla giurisdizione papale in fatti di religione, per cui infine il re era riuscito a farlo condannare e decapitare, anche perché, non condivideva la scelta del re stesso di cambiare moglie divorziando da Caterina d’Aragona per scegliere Anna Boleyn, con cui aveva fatto un figlio. Il More ci presenta un’utopia politica e sociale straordinaria. che, caro lettore, ti prego di cercare sul web. Utopia, come scrive lui nel trattato omonimo, sarebbe stato un luogo nel quale tutti gli uomini avrebbero potuto vivere insieme nella giustizia e in pace e, siccome non c’è pace senza giustizia…

Tommaso Campanella, al secolo Giovan Domenico Campanella, noto anche con lo pseudonimo di Settimontano Squilla (Stilo, 5 settembre 1568 – Parigi, 21 maggio 1639), è stato un filosofo e teologo. Frate Tommaso Campanella, fu un uomo geniale che dedicava i suoi scritti a qualche autorevole cardinale, come fece con il suo capolavoro La Città del Sole, ipotesi di stato ideale per pratica della giustizia nella pace, invece di opporsi frontalmente come fece il suo confratello Giordano (Filippo) Bruno da Nola, che fini sul rogo nel febbraio del 1600 a Roma, in Campo de’ Fiori. Torturato più volte nel corso di ben cinque processi civili ed ecclesiatici, fra’ Tommaso è riuscito a morire nel suo letto a Parigi, protetto dal cardinale Richelieu.

Prima di Marx e Engels e del loro pensiero denominato materialismo dialettico e socialismo scientifico, in realtà portato filosofico del maggiore idealismo tedesco, dobbiamo ricordare i numerosi socialisti utopisti che dalla Rivoluzione Francese in poi caratterizzarono il pensiero politico e l’azione anche rivoluzionaria francese, e tra altri ricordo Gracchus Babeuf, Filippo Buonarroti, il conte di Saint-Simon, Fourier, Pierre-Joseph Proudhon.

Ad esempio, François Marie Charles Fourier (Besançon, 7 aprile 1772 – Parigi, 10 ottobre 1837) ispirò la fondazione della comunità socialista utopista chiamata La Reunion sorta presso l’attuale Dallas in Texas, oltre a diverse altre comunità negli Stati Uniti d’America (tra le quali ricordiamo Brook Farm, fondata nel 1841 vicino Boston e sciolta a seguito d’un incendio, nel 1849).

Oppure, Claude-Henri de Rouvroy conte di Saint-Simon (Parigi, 17 ottobre 1760, 19 maggio 1825), filosofo. Considerato il fondatore del socialismo francese, partecipò alla Guerra d’indipendenza americana, combattendo agli ordini di La Fayette.

E infine, Pierre-Joseph Proudhon (Besançon, 15 gennaio 1809 – Passy, 19 gennaio 1865) è stato un filosofo, economista, sociologo, saggista ed anarchico francese.  Proudhon è stato il primo ad attribuire un significato positivo ai termini “anarchia” ed “anarchico”, sino ad allora considerati soltanto in negativo, di caos e disordine. Secondo il rivoluzionario francese lo stesso simbolo della A cerchiata significava “l’Anarchia è Ordine”, mentre proponeva la massima, ripresa e resa poi celebre da Karl Marx, “La proprietà privata è un furto”. Attivo durante il breve periodo della Seconda Repubblica francese, sorta a seguito dei moti del 1848, Proudhon teorizzò il sistema economico libertario-socialista noto come mutualismo.

U-topie generose, anche se molto intellettualistiche e a volte un poco cervellotiche, ma interessanti per generosità di intenti e gravità etica. In qualche modo da ammirare.

Di Francesco Guccini non occorrono presentazioni, perché è forse più famoso dei precedenti tra noi contemporanei. Le sue utopie sono canzoni come La Locomotiva o L’isola non trovata, per dire che anche la canzone può evocare l’utopia, anche meglio della propaganda politica.

La democrazia diretta dei grillini, invece, è un’utopia pericolosa e, se attuata anche in minima parte, perniciosa, cioè velenosa, in quanto stupida e irrealistica. Come si fa a pensare di sostituire la democrazia parlamentare con poche migliaia di clic su una piattaforma informatica gestita da una Società a responsabilità limitata privata, denominata “Rousseau”, fondata da quel gran intellettuale noto per imprecisati studi socio-politici che era Gianroberto Casaleggio e dal suo figliuolo, e prescelta dal garante e padrone del movimento e dei capi politici di volta in volta da lui stesso indicati, il comico genovese dal nome entomologico?

La terza repubblica sarebbe questo? L’utopia? Oppure si tratta di una dis-topia, cioè di un disastro? E dunque, lasciamo perdere questi non-luoghi, anche quelli di buone intenzioni come i sogni di More, di Campanella e dei socialisti ottocenteschi, e stiamo pazientemente nella verità faticosa di ogni giorno che viene, caro amico lettore.

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