La sagra delle rane, la deiezione terroristica e il “contratto” di governo
Momenti di comunione, feste popolari celebrate davanti ai templi o, in epoca cristiana, alle chiese hanno a che fare con il sacro, inteso come dimensione potente dell’essere, come ponte tra la vita ordinaria dell’uomo e ciò che sfugge da questa ordinarietà. Un testo importante in tema, che consiglio al mio gentile lettore è Das Heilige, Il Sacro, scritto da Rudolf Otto nel 1927, e tradotto in italiano da Ernesto Bonaiuti, docente di filosofia e sacerdote sospeso a divinis per “modernismo”, una posizione riformista all’interno di una chiesa cattolica ancora molto dogmatica. Lontanissimo ancora era il Concilio Ecumenico Vaticano II di papa Roncalli e Paolo VI (1963-1965, io ero già bambino consapevole, chierichetto, impressionato dai duemila padri in bianco nella Basilica di San Pietro).
“Sagra” deriva etimologicamente dal lemma latino sacer, cioè “sacro”, legato al sacro, al religioso, a qualcosa di grande, e infine a qualcosa di solenne e festoso. L’antropologo israeliano Harari, che insegna a Oxford, da me citato nel post precedente, si fa una domanda: quanto contente possono essere le rane della sagra di Rivis di Sedegliano, provincia di Udine, che oramai è un evento storico, nell’ambito di una tradizione, di diventare cibo fritto per gli umani? per gli animali-umani che siamo noi?
La domanda sembra peregrina ma non lo è. Senza essere animalisti, è importante che ci si renda conto che tutti i viventi senzienti soffrono, provano dolore, senza arrivare alle esagerazioni dei vegani che sostengono addirittura la sofferenza dell’insalata, quando viene colta. Si può anche ridere. Ogni tanto incontro qualcuno convinto (veramente?) che la Terra sia piatta a l’insalata soffra, persone che disprezzano chi legge e studia, vantandosi della propria ignoranza, a volte con disprezzo e violenza verbale inauditi. Come facciamo, allora, a meravigliarci se l’animale umano in situazione riesca ad agire come l’assassino di Parigi di iersera?
Pensavo a queste cose quando stavo andando a prendere qualche porzione di rane fritte per casa. Potrebbe venire anche da ridere, ma può far ridere o piangere qualsiasi cosa, dipende dall’ottica. dall’angolo visuale. I cinici non piangono mai, i sentimentali forse troppo.
Mentre tornavo, dunque, apprendo dalla radio che a Parigi e nell’isola di Java, nella città di Surabaya, ancora si muove il terrorismo. Coltello sulla Senna e armi da fuoco in Indonesia. Mentre noi aspettiamo un piatto sul gran fiume, altri umani disperano e si disperano uccidendo.
A Milano i due “vincitori” del 4 marzo elaborano i cosiddetto “contratto” di Governo, mentre il Presidente della repubblica svolge in piazza a Dogliani una lectio di diritto costituzionale su Luigi Einaudi, forse per “parlare a nuora”. Dubito che i due studiosi del “Pirellone”, Di Maio e Salvini, abbiano letto anche una sola pagina di Einaudi. Forse neppure sapevano che fosse venuto al mondo (Di Maio, ignora la posizione geografica della Russia, mentre io bambino di dieci anni conoscevo i nomi e lunghezze di tutti i maggiori fiumi del mondo, le altezze dei quattordici “ottomila” e le capitali). Mattarella dice che il Presidente della Repubblica non è un notaio, né un mero ratificatore di decisione altrui… parla di moral suasion, ma anche di possibilità di opporre veti a decisioni che non stiano in piedi. Egli, il Presidente è il custode della Costituzione, per tutti noi. Fidiamoci. Il Presidente ricorda quando il suo predecessore Einaudi non seguì le indicazioni della Democrazia Cristiana di De Gasperi e nominò Presidente del consiglio l’onorevole Pella, mostrando le proprie prerogative costituzionali e i propri legittimi poteri. Ri-dico: fidiamoci, anche se il presuntuosetto campano afferma “Occorre pazienza perché stiamo scrivendo la storia“. Bum!
Torno al trittico argomentativo: rane, terrorismo, politica. Io tranquillo, le rane pronte. Non ho notizie da Parigi né da Milano. Non siamo disperati qui in Italia, ma un poco pre-occupati, vista la situazione politica.
Circa le rane e la sera che viene, son sereno. Con il terrorismo dovremo convivere, come abbiamo convissuto con guerre e armistizi, con stupidità e intelligenza, con violenza e cura, con Travaglio e Fazio. A proposito, avverto Travaglio che, più lui insulta Berlusconi e più quest’ultimo mi diventa simpatico, e penso anche a molti che come me lo hanno aborrito per due decenni.
Un’ultima idiozia da invettiva: sento Speranza di Leu (il nome di questo partito ha anche un brutto e cupo suono) attardarsi a criticare il PD, che ha perso milioni di voti, lui dice, per politiche sbagliate. Ma io chiedo a Speranza e ai Fratoianni, Civati, Boldrini, Bersani (D’Alema, più intelligente di costoro, almeno sta zitto, mentre i citati parlano senza vergognarsi), dove sono andati i voti persi dal PD? sono venuti a voi, poveri illusi, o sono andati all’ignorante Di Maio e all’insulso e pericoloso Casaleggio jr., oppure sono rimasti a casa il 4 marzo scorso? L’hai finita di fare le pulci agli altri, professorino da nulla, Roberto Speranza?
Circa il governo, qualcosa si farà, stiamo a vedere.
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