Una normale famiglia italiana, ovvero “lo strano ordine delle cose” (Antonio Damasio)
In questo modo “una normale famiglia italiana“, come in parte nel titolo, la ha definita il questore di Chieti, commentando il tremendo episodio avvenuto dal viadotto autostradale di Francavilla a Mare, nei pressi di Lanciano, in Abruzzo, terre che conosco da decenni per via dell’olio di Giuseppe Bianco, vigoroso contadino sannita, mancato qualche anno fa. Terre severe come il Friuli. Mio padre diceva sempre che lavorava volentieri con gli abruzzesi perché gli somigliavano per forza e dedizione al lavoro, per costanza e lealtà alla parola data.
In mattinata la moglie, insegnante di lettere era caduta dal terrazzo (per mano del marito?), morendo in breve, e poco dopo l’uomo, marito e padre, dirigente laureato in economia, prendeva la figlia decenne, la portava con sé in autostrada fino al viadotto, e la buttava giù, oltre trenta metri di volo, morta, povera bambina. Ho un’ira tremenda verso quel disgraziato. E poi, dopo sette ore di tira e molla con le forze di polizia, si buttava giù anche lui, morendo sul colpo.
L’omeostasi di cui teorizza Antonio Damasio nel suo recentissimo Lo strano ordine delle cose, edito da Adelphi, si era realizzata con un (forse) duplice omicidio e un suicidio? I sentimenti metterebbero in moto tutto. Ma mi pare non sia una grande scoperta, poiché l’eros platonico dice altrettanto ancora meglio di Damasio. Non poche volte ne ho scritto qui. Aristotele e Tommaso d’Aquino parlano preferibilmente di passioni, mentre la psicologia contemporanea di emozioni, per finire con il sintagma apparentemente ossimorico di intelligenza emotiva.
La tragedia di Francavilla a Mare interpella in profondità la nostra natura, con accenti sconvolgenti. Che cosa passava per la testa a quell’uomo quando ha deciso di fare quello che ha fatto? C’è una consequenzialità logica e -se c’è- che tipo di consequenzialità logica guida azioni del genere?
“Una normale famiglia italiana” a dire del questore di Chieti. Ma allora, che cos’è la normalità, caro lettore? Questo tanto abusato concetto ha forse una range, cioè un campo semantico talmente ampio da ricomprendere il gesto del dottore in economia (Ca’ Foscari) Fausto Filippone, oppure si deve parlare di situazione psichica border line non nota ai servizi sanitari, e neppure… a lui stesso? Che cos’è il “normale” come concetto teorico clinico-psicologico?
Leggendo il Manuale Diagnostico IV e V, “bibbia” internazionale delle nevrosi e delle psicosi, noto agli addetti ai lavori, psichiatri, psicoterapeuti e psicologi, ma non ignoto a me, bisogna lavorare quasi per toglimento, per sottrazione, quasi come faceva Michelangelo con il blocco di marmo per “estrarvi” la statua (sue parole parafrasate da me), per cui “normale” è… quel comportamento che non è … così e colà, colà via etc., delineandone con enorme difficoltà un profilo, o tentando di farlo.
Il senso comune direbbe che quel signore, ora defunto per propria mano, era pazzo, ma se parenti, vicini e compagni di lavoro affermano di lui ogni bene, pacifico, intelligente, responsabile… che cosa è successo? Un blackout di coscienza? una depressione fortissima che ha aperto le porte alla perdita di controllo? un atto dettato dal manifestarsi di una schizofrenia improvvisa, fino a quel momento latente?
O, come pare di evincere dalle dense pagine del professor Damasio, una ricerca tormentosa di un’omeostasi che a quel punto prevedeva la morte sua e dei due familiari più vicini e cari? Terribile.
Intanto, nel mio cuore, dopo la rabbia per cui -sinceramente, caro lettore, l’avessi soccorso io salvandolo, subito dopo l’avrei strozzato, il Filippone, ora non posso che pregare per la sua anima.
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3 Comments
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non ho ancora letto il libro di Antonio Damasio, cosa è l’omeostasi? a Milano frequento un’associazione che raccoglie pazienti di psicologi: si chiama Basti-Menti. ci coniosci?
l’animatore di questa associazione è il dott. Francesco Comelli. tu sei uno psicologo?
ciao
Grazie Sandro, sono un filosofo pratico e teologo… non conosco “basti-menti”, renato
l’omeostasi, dal greco òmoios (uguale, omologo) e stàsis (uno stare), cioè condizione di equilibrio