La “via cinese” al cambiamento, cioè di come la pazienza ottiene risultati là dove l’impeto precipitoso e temerario fallisce
“Siediti lungo la riva del fiume e aspetta, prima o poi vedrai passare il cadavere del tuo nemico” (antico proverbio cinese), ovvero “Tra tutte le cose certe la più certa è il dubbio” (Bertold Brecht), “Cogito (vel dubito, ndr), ergo sum (Renè Descartes, ispirato da Sant’Agostino).
Che cosa hanno in comune questi aforismi? Parrebbe ben poco, essendo frutto di culture e di tempi assai diversi. Se però si riflette bene sono collegati da legami logico-filosofici molto stretti.
Vediamo: innanzitutto partirei dalla frase cartesiana, che fonda il moderno soggettivismo filosofico. La frase “Penso, dunque sono“, afferma che l’essere–stesso-di-me-stesso-e-delle-cose si fonda sul fatto che lo penso. Si potrebbe obiettare, come fa il realismo sempiterno, da Aristotele e Tommaso d’Aquino in poi, anche nelle sue versioni più materialistiche, da Democrito, Leucippo e Lucrezio, fino al positivismo e al marxismo, o materialismo scientifico, che le-cose-stanno-lì-anche-se-non-le-penso, e anche se -perfino- non esisto.
Insomma, il mondo prescinde da me, e io non sono indispensabile al mondo.
L’obiezione può essere così formulata: ebbene, poniamo pure che il mondo esista anche a prescindere da me… ma se io non ci sono è come se neppure il mondo ci fosse. O no? Che ne posso sapere io del mondo se non sono a questo mondo? Banalità? Per nulla. Si tratta del fondamento di una visione del mondo, quella soggettivistica, portata poi all’estremo dall’idealismo tedesco di Hegel, Fichte e Schelling. Per questi grandi pensatori germanici l’Io fonda l’esistenza del mondo.
L’aforisma del dubbio di Brecht è puro realismo. Come umani non siamo sicuri di nulla, poiché la vita è fragile e gli imprevisti molti. Abbiamo bisogno della nozione di “caso” per darci ragione delle cose che accadono, tra le quali ben poche accadono per decisioni o azioni nostre, per cui la stessa libertà è relativa, vale a dire in-relazione ai limiti e ai condizionamenti che subiamo, mentre i vettori causali delle cose che accadono sono spesso in mano di altri, sia che li conosciamo, sia che ci sfuggano. Il libero arbitrio di Agostino ed Erasmo è anche servo, come credeva e sosteneva fosse Lutero. Abbiamo bisogno delle nozioni di caso e di destino, perché la maggior parte delle cause ci sfugge.
Proviamo ora a vedere come le tre frasi aforismatiche possono essere collegate tra loro. Aspettare sulla riva del fiume non dà la certezza che passi il cadavere del tuo nemico, ma per stare lì bisogna averci pensato, e aver deciso di sedersi su un masso davanti al fiume. O su un tronco d’albero portato giù dalla corrente vorticosa. Ecco che i tre aforismi stanno insieme, si tengono, si supportano, si armonizzano.
Ognuno di noi può vivere momenti nei quali preferirebbe non essere, oppure sonnecchiare sulla riva del fiume, completamente in balia del tempo e del vento nel frattempo sopraggiunto. Dubitante, o dubbioso sul da farsi.
Quando ci si trova in una situazione complessa dove i rapporti di forza sono incerti, è meglio tergiversare, aspettando che la situazione si dipani.
La pazienza è la virtù su cui basare il comportamento, poiché le cose richiedono di essere gestite con criteri intelligenti e i tempi giusti. L’affanno e l’ansia cui portano atteggiamenti temerari sono la peggiore modalità di agire. Come sappiamo il termine pazienza deriva dal latino patientia, il quale a sua volta è un lemma che contiene l’etimo greco antico pàthos, cioè sofferenza. La pazienza è dunque una capacità di sopportazione/ supportazione, che risulta fattore indispensabile nella gestione di qualsiasi difficoltà, soprattutto se si tratta di attività svolte da più persone, da un work group, come si dice oggi.
E dunque, la lezione del proverbio cinese si connette bene con il significato essenziale della parola pazienza, quasi a intensificare la presenza di un atteggiamento sapiente nelle cose della vita, che richiedono energia ben disposta e sapienza nell’attesa dei momenti propizi.
L’impazienza si declina in molti modi, ad esempio quello di chi, novello in azienda, pensa di poter rivoluzionare il sistema organizzativo precedente con le proprie idee e prassi. Costui dimentica che ogni uomo/ donna attivi in qualche ambito, non può non tenere conto di stare nel flusso della sua piccola (o men piccola) storia. Si dice che ognuno che vive e opera lo fa assiso sulle spalle dei predecessori i quali talora sono dei veri giganti in rapporto ai loro successori.
Anche uno come Galileo era ben consapevole dei meriti di Nikolaus Copernicus per le scoperte astronomiche e fisiche da egli stesso conseguite. Ma non tutti sono “Galileo”, per modo di dire, anzi, capita di vedere molto spesso che dei nani pretendono di iniziare nuove storie a prescindere dalle precedenti.
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Forse a causa della mia età avanzata, forse a causa della mia Weltanschauung, o forse per altri motivi che non conosco (non si può conoscere tutto) quando leggo frasi di saggi, tutte viziate da generalizzazioni fin troppo palesi, perdo facilmente la pazienza. “La pazienza è la strada più difficile sulla quale rimanere, ma è il cammino più sicuro per la vittoria.” David Weinbaum. Il Signor David Weinbaum non conosceva i Reali Rischi Congeniti, da me scoperti vent’anni fa, di DM, CVD (IMA) e Cancro al lobo superiore del pomone sinistro, accertati con la diagnostica psicocinetica giorni orsono in un eccellente personaggio, che avrei voluto salvare per amore cristiano. I Reali Rischi Congeniti , diagnosticati dalla nascita con un fonendoscopio, sono cancellati dalla Terapia Quantistica Mitocondriale Ristrutturante (www. sisbq.org e http://www.semeioticabofisica.it). Purtroppo, non sono riuscito a stabilire un contatto con il mio fratello in Cristo, anche se mi sono rivolto a celebri amici suoi, tra cui un docente in una famosa università. In questa Era dei Lumi Spenti, la saggezza è merce rarissima.
Infine, a proposito di Cartesio e del suo troppo celebre “Penso quindi sono”, per pensare o per agire nei modi più differenti, per esempio, dare vita ad un Governo, prima di tutto bisogna “esserci”. “Sono, quindi penso”. Buona domenica.
Caro dottor Sergio, la ringrazio cordialmente per l’attenzione al mio blog. Commento solo la sua espressione “Era dei Lumi Spenti”, esprimendo una speranza, che i “Lumi” non siano proprio del tutto “spenti”, ma forse ottenebrati e nascosti. Sono fiducioso e ricco della passione filosofica e della virtù teologale della Speranza, come ci insegna da venti secoli san Paolo: “Spes contra spem”. Buona domenica!