Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Il deliquio della politica attuale, per cultura generale, cultura dell’informazione e cultura politica

Diruta, deleta, masochisticamente indebolita, qui in Italia, la politica. E non consola il mal comune mezzo gaudio, se facciamo dei confronti con gli altri stati. Un esempio di queste ore: Zingaretti fa una convention (oggi si dice così) del PD, proponendo un rinnovamento radicale, con Landini, non so se anche con “greta”, o forse anche con la “racketa” (spero di no, altrimenti vuol dire il PD è alla frutta),  ma giustamente, a mio parere, riparlando di ius soli et culturae, e di cambiare i decreti sicurezza salviniani. Politicamente condivido queste due misure.

Dimaio risponde che nel momento in cui c’è il gravissimo tema di ex-Ilva e di Venezia, è improvvido parlare d’altro. Primo pensiero: come i gatti (o i cani, che è la stessa cosa) i politici attuali riescono a pensare a una sola cosa per volta. Se invece che una vi sono due emergenze contemporanee, vanno in tilt.

In matematica, storia, lettere, molti politici, anche laureati e di primo piano, secondo il valore loro proprio, che è assai scarso, sono insufficienti (ignoranti): Polverini, Di Girolamo, Fassina, Puglia, Buccarella, Zoggia, Mussi, Formigoni, Carella, Tabacci, Epifani, Alaimo, Lavagno, Richetti, Centinaio, Currò, Dato, Dimaio, Boccuzzi, Roccella, Casini, Cappelletti, Cicchitto, tra molti altri e altre (capre e capri) interrogati/ e dalle Jene, non ce la fanno. Salvini dice che “migranti” è un gerundio. Solo Buttiglione ce la fa. Che pena. Un’ignoranza crassa, vergognosa. Su circa un centinaio di interpellati, solo due o tre riescono a rispondere correttamente a domande tipo “data di inizio della Rivoluzione francese, 1789 o 1803; idem per la Rivoluzione russa 1917 o 1921; data della Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo?; data dell’Unità d’Italia 1861 o 1871; data di promulgazione della Costituzione della Repubblica Italiana 1944 o 1947/8”; e altre date d’importanza e notorietà per una cultura da scuole medie ben fatte.

Vi è addirittura un tale (deputato o senatore, non ricordo) che raggiunge e supera il ridicolo, rispondendo a una domanda trabocchetto sulla “Lamenia”, uno stato che tutti (o quasi, evidentemente) sanno che non esiste. Forse costui ha appena visto il film fanta-storico-politico Il prigioniero di Zenda con Stewart Granger, che ne dite? Molti rispondono alla domanda “Norvegia e Svizzera” faranno un referendum per restare o uscire dall’UE come il Regno Unito, non mostrando di sapere che le due nazioni non fanno parte dell’UE. Ah, anche la Lamenia indirà un referendum confermativo con il plauso del citato parlamentare! E, gentile lettore, ti ricordi di quando Dimaio affermò che Pinochet fu dittatore in Venezuela e che la Russia è uno stato mediterraneo, oltre ad altri clamorosi svarioni? Oggi è ministro degli esteri e per ricoprire tale carica dovrebbe possedere nozioni non-banali di storia, geografia, cultura generale e geopolitica, che non ha.  Dobbiamo proprio incaricare questi personaggi incompetenti a rappresentarci, oppure, se vengono messi lì dei non-politici di professione, questi vengono pressoché denigrati come “tecnici”? Ebbene, forse che io sono solo un “tecnico”, visto che ho nozioni non-banali delle discipline su citate? E conosco altri con caratteristiche analoghe alle mie, ma nessuno che conti della “politica” li c… onsidera (volevo usare un altro verbo, più spiccio, ma un po’ volgaruccio). Bada bene, lettor mio, non mi sto candidando, sto solo ragionando, ché ho altro e di più interessante da fare in questa fase della mia vita. Continuo?

Qualcuno potrebbe dire: ma allora solo umanisti, linguisti, giuristi, letterati e filosofi possono fare politica? No, rispondo, basta curarsi di una propria base culturale e approfondire la conoscenza della lingua italiana  e del suo uso ordinario.

La cultura è un bene non libresco, erudito e pedante, ma respiro dell’anima, dello spirito, della psiche, è mezzo per comprendere l’infinita complessità dell’umano e della sua storia, dei modi espressivi e del funzionamento delle cose, dall’uni o multi-verso al cervello. E’ questo, non privilegio per pochi, ma diritto per tutti.

Certo è che, per acquisirne in misura dignitosa occorre fatica, sacrificio, proprio nel senso etimologico del termine che è “rendere-sacro-qualcosa” (dal latino sacrum facere). Facili sono le semplificazioni, le banalizzazioni, i giudizi sommari e manichei, gli estremismi polari e intolleranti, le definizioni apodittiche senza fondamento. Facile è denigrare la persona non entrando nel merito di quello che sostiene, contestandone eventualmente i fondamenti, le basi conoscitive, la documentazione sottesa. Facile è farsi belli con un pensiero semplificato accattivante, capace di stuzzicare sentimenti allo stato di pure emozioni, ma siamo in un tempo nel quale le emozioni sembrano santificate dal marketing mediatico e ogni ricerca della verità per tappe e umile ricerca sembra una perdita di tempo.

Caro lettore, prova ad ascoltare su Radio 24 La zanzara, condotta da un laureato, il giornalista Cruciani, che immediatamente, se appena qualcuno che telefona prova a porre questioni di complessità su un tema, lo sbeffeggia insultandolo con epiteti quasi sempre vergognosi, in questo spalleggiato da altri due giornalisti intellettualmente disonesti, l’uno, David Parenzo, che fa il sinistro alla moda, e l’altro, tale Gottardo, sfortunato perfino nel timbro vocale. Tre sporcaccioni. A volte sono stato tentato di telefonare, ma mi sono trattenuto: non sopporterei infatti di farmi insultare, senza possibilità di replica (perché ti buttano giù la chiamata dicendoti “imbecille”) da figuri del genere. Il conduttore spiega, se richiesto, questo suo comportamento con esigenze di “ritmo” radiofonico, pensando che gli ascoltatori, tutti, più o meno, cambierebbero canale se qualcuno si “impancasse”, secondo lui, in teoresi faticose. Non so se Cruciani si adegua a quello che lui ritiene sia il livello culturale del target degli ascoltatori, o se lavora, per qualche assai oscura ragione, per abbassare questo livello. Questo comportamento è, di per sé, un insulto all’intelligenza e alla cultura di molti. Non comprendo come Confindustria, proprietaria di Radio 24, possa permettere uno scempio culturale e morale del genere.

Di contro, gli ignorantelli dei 5S hanno fatto di tutto per far chiudere Radio Radicale, dove veramente tutti hanno la parola e possono portare un pensiero autonomo, anche complicato, per ora non riuscendovi. Speriamo non ci riescano.

Così è, se ti pare, caro lettor mio.

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