Covid-19, vi sarà un “terzo” cambio di paradigma planetario: di mentalità e di modello socio-economico
…dopo Galileo (e prima di lui Aristarco di Samo (IV secolo a. C.), Roberto Grossatesta (XIII secolo d. C) e Niccolò Copernico (XV secolo d. C.), e dopo Einstein, Bohr, Heisenberg e Planck (XX secolo)?
Qui trascurando l’antichissima scoperta del fuoco e l’invenzione della ruota, possiamo dire che:
considerando
a) il periodo “assiale”, come lo chiama Jaspers dal VIII al V secolo a. C., che mostra la quasi contemporaneità del Buddha, di Confucio, dei tragèdi greci, di Isaia, etc., e la
b) venuta di Gesù detto il Cristo come due eventi di complessità ancora maggiore,
Il primo cambio di paradigma universale è forse stato la scoperta che la terra non è centrale nell’universo, ma periferica, o centrale come tutto è centrale nell’universo, e comunque appartenendo a un sistema, quello solare, galattico, intergalattico, mentre
il secondo cambio di paradigma universale è stato la scoperta dello spazio-tempo e del rapporto fra vuoto e pieno, dove lo stato di vuoto produce l’universo (da 14 miliardi anni circa) restando in qualche modo vuoto, si dice nella nuova meccanica e in astrofisica. Si produce così lo spazio-tempo dal vuoto. Non dal nulla, che è un concetto logico e metafisico. Un esempio: lo 0 è uguale a +2-2, e così via, fluttuando sopra e sotto ma senza scostarsi di molto dallo 0, e comunque tornando a passare per lo 0: sono le cosiddette fluttuazioni quantistiche (elettroni/ positroni, quark/ antiquark, etc.) nel vuoto. L’essere di Parmenide.
…ho detto di questi due cambi di paradigma da ignorante tecnico, da orecchiante, e il lettore mi perdonerà, ma è solo per introdurre quanto segue.
Oggi, che il mondo si è planetarizzato, e l’ominazione è molto avanzata e probabilmente finita, così come la conoscevamo essere stata da migliaia di anni, Covid-19 è forse un oggetto capace di cambiare il paradigma della convivenza su questo pianeta.
La crisi del pensiero critico è stato uno dei leit motif miei, di questi anni, lo sai, caro lettore, perché su questo abbiamo condiviso molti dialogi, magari aventi altri “oggetti”, ma che lì portavano me, e anche te, anche se certamente in modi diversi. Bene. Riflettendo ad ampio raggio, cioè partendo da alcune grenz Situazion, à la Jaspers, di carattere storico, mi permetto di pensare e anche di sperare (verbo abbastanza inviso ai piennellisti) ma straordinariamente filosofico (e teologico), che Covid-19 sta forse creando le condizioni per un cambio di paradigma (proprio nel senso che Thomas Kuhn diede al termine).
Mi sembra che, se lavoriamo in questo senso, e lo fanno, più o meno consciamente, anche le grandi agenzie educative, si potrebbe essere protagonisti e spettatori di un cambiamento grande. Sopra ho citato Galileo e poi Einstein/ Planck, che operarono al “centro” dei due forse massimi cambiamenti di paradigma dell’ultimo millennio (forse dei due ultimi due e mezzo).
Il “tempo ritrovato” è obiettivamente proprio il centro di questo cambiamento, perché potrebbe significare un riconsegnare valore a molte cose dimenticate nel bailamme della post-modernità: linguaggio, qualità relazionale, scala valoriale tra beni materiali e beni spirituali, amicizia e amore, cultura e perfino… lo sport (si pensi alla ridicola “tragedia” del campionato di calcio sospeso!).
Su questi temi intervistano “tutti” per modo di dire, molti dei quali sono intellettualmente disonesti: alcuni parlano di cose che non conoscono e trovano sempre persone ad applaudire. Uno di questi è il quasi onnipresente Odifreddi che dice di fare lezioni di logica matematica e poi si perde in una inutile aneddotica e in filosofemi raccogliticci e imprecisi. Il sapere richiede fatica, la divulgazione no, basta un po’ di ars retorica d’accatto.
Leggo un’intervista a Jeremy Rifkin, che è di ben altra tempra. Lo studioso ritiene che effettivamente vi sarà questo radicale cambiamento. Da economista e sociologo egli ritiene che:
a) le immense risorse dei fondi pensione potrebbero essere volte alla costruzione di bio-regioni, spostando gli investimenti dai combustibili fossili all’economia sostenibile;
b) si potranno sviluppare modalità informative, formative e di discussione in teleconferenza riducendo viaggi interminabili e spesso di dubbia utilità;
c) si valorizzeranno, nel senso non solo economicistico del termine, i territori e i beni storici, archeologici e artistici;
d) si recupererà un tempo per la riflessione individuale e di gruppo, favorendo lo studio e la ricerca. E molto altro che per il momento non intravedo, o intravedo confusamente.
Ecco, questo penso, e dunque guardo con un occhio attento e anche incline al sorriso, con il massimo rispetto – è chiaro – per chi soffre e per chi non è più tra noi.
Passerà certo, ma ci sarà una eterogenesi dei fini, paradossalmente anche nel male.
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Caro Renato quindi non è illusorio sperare che, per le vie misteriose della sofferenza e del sacrificio, delle lacrime, dei lutti e del dolore, di migliaia di uomini e donne, vecchi e bambini… la nascosta Provvidenza onnipotente di Dio sappia trarre il Bene anche da questo male e che quindi si possa avviare a trasformare in Vittoria dell’Uomo ciò che sino ad ora è (e per ancora pare debba essere) la spietata violenza del “morbo” ?
Ebbene, caro Enrico, se riusciamo a parlare della situazione attuale in questo modo, si rinforza la speranza che quanto espliciti nel tuo commento, che condivido, effettivamente accada.
Non dimentico mai che la buona Teologia insegna che Dio Onnipotente ci mette alla prova nella misura in cui siamo in grado di sopportare la prova stessa. Buona salute, mandi