Natura umana e diritti civili
C’è chi si è sorpreso per quanto ha detto papa Francesco sulle unioni civili delle coppie omosessuali, quando ha affermato che queste coppie hanno dei diritti civili come tutte le altre persone e tipologie di coppia, distinguendo con nettezza, però, fra questo tipo di convivenza e il matrimonio cattolico. Sento parlare di “teologi contro”. Ebbene, anch’io ho il titolo accademico maggiore in Teologia e Filosofia e qui dico la mia.
Il papa, come suo solito, non è stato ambiguo, e di questi tempi nei quali la comunicazione s’è fatta confusa e confusiva, è un indubbio merito.
L’omosessualità è uno stato di vita di tipo diverso da quello etero.
Oggi possiamo dire che l’omosessualità “è una variante naturale del comportamento animale che comporta l’attrazione emozionale, affettiva e/ o sessuale verso persone dello stesso sesso.”
Dico subito che in molte antiche culture le modalità relazionali omo sono state molto diffuse. Nel corso del tempo e dei diversi territori l’omosessualità è stata accettate o aborrita, sia dal punto di vista della sensibilità culturale e sociale, sia dal punto di vista giuridico-legale.
Nel primo caso questo comportamento veniva considerato come una manifestazione di arricchimento della qualità delle relazioni interumane, mentre nel secondo caso veniva denegato e punito penalmente a livello civile, e considerato peccaminoso dalle morali religiose, come quella cristiano cattolica.
Nella seconda metà del secolo scorso la nozione di omosessualità non è stata più considerata malattia o crimine, mentre in ambito ecclesiologico cattolico ha continuato a costituire figura di peccato morale. Sotto il profilo scientifico internazionale vien tolta dalla International Statistical Classification of Diseases, Injuries anda Causes of Death (17 maggio 1990).
In questo momento, comunque, varie e diverse sono le legislazioni vigenti nelle Nazioni di ogni continente, dalla restrittiva (e occhiuta) Polonia alla iperliberal Australia. In certe regioni a cultura islamica (islamista) l’atto omosessuale è addirittura punito con la morte. Dire in questo caso “medioevo” è fare un grave torto al “Medioevo”.
Non vi è dubbio che molte persone con tendenze omosessuali non ne parlino, temendo la disapprovazione sociale e anche l’emarginazione e la condanna morale. Non è, peraltro, vero, che le esplicitazioni di questo stato di vita risalga solo ad anni recenti, poiché anche nell’Ottocento vi furono manifestazioni ed esternazioni di queste modalità sessuali individuali. Situazioni evidenti di omofobia si registrano tuttora in molti luoghi. Le dizioni lesbica e gay sono comunque abbastanza accettate nella comunicazione di massa.
Si possono citare in tema gli studi (risalenti agli anni ’70) di Michel Foucault, che svilupparono una tesi sociologico-culturale dell’omosessualità da giustapporre a quella biologistica. Per il filosofo francese la sessualità umana dipenderebbe essenzialmente dalle strutture sociali e familiari e dalle varie modalità di esercizio del potere socio-politico. In altre parole, nei suoi volumi intitolati Storia della sessualità (trilogia divisa in La volontà di Sapere, L’uso dei piacerei, La cura di sé ai quali si unisce l’incompiuto e recentissimamente pubblicato Le confessioni della carne) Foucault “riscopre e rivaluta il concetto di “afrodisia“, ovvero tutto quanto pertiene all’ambito della sessualità, facendone un concetto essenzialmente culturale, nel quale la posta in gioco non è la carne e il piacere della pratica sessuale, ma lo status degli attori sociali, siano essi uomini, donne, giovani.” (dal web)
Tornando indietro nel tempo, possiamo citare alcuni aspetti storici del tema sessuale, osservando quanto avveniva nella Grecia classica. In quei tempi la vita sessuale non era caratterizzata da aure morali o moralistiche: era come la medicina, la dietetica e la… ginnastica. Il rituale erotico-sessuale era un modo tranquillamente accettato dalla cultura del tempo, anche se si distingueva a seconda delle classi sociali. In generale, si trattava di praticare il sesso in modo equilibrato, per evitare guai di carattere salutistico, e non per altre ragioni, ad esempio di tipo etico.
Tutto cambiò con l’etica cristiana primigenia, ancorché mutuata dalle Scritture (lo dico tranquillamente da teologo) in modo letteralistico e oltremodo occhiuto. Il sesso venne considerato instrumentum diaboli e fomite di peccaminosità. Mi dolgo che tale visione abbia accompagnato (ufficialmente) per millenni la dottrina morale cristiana e cattolica in particolare. Diciamo che, fino ad anni molto prossimi, il popolo non doveva peccare, mentre le guide del popolo potevano farlo, purché non coram populo. Peccare sessualmente provocava imbarazzo e condanna sociale. Solo con papa Francesco qualcosa sta cambiando sul piano normativo, ma già papa Benedetto XVI aveva scritto qualcosa di molto chiaro per la valorizzazione della dimensione erotica dell’amore. Ma la sua splendida enciclica Deus Caritas est è più citata che letta. Si fa fatica a leggere e nessuna fatica a citare ciò che altri hanno scritto e letto.
Tornando ai Greci, a quei tempi l’erotismo era un gioco estetizzante, nel quale entrava anche l’omosessualità, come variante del tutto naturale.
Foucault, nei testi sopra citati, ha posto l’accento sull’asimmetria sociale del gioco erotico in quei tempi storici, là dove si distingueva chi aveva potere e chi non lo aveva, chi poteva corteggiare (l’eràstes) un uomo o una donna, e chi poteva essere corteggiato (l’eròmenos). Il giovane maschio adulto benestante poteva intrattenere rapporti con giovanissimi maschi e giovani donne in condizione di schiavitù. Non vi era un rapporto tra pari. Questo ufficialmente, ma altre fonti attestano che si praticavano spesso e volentieri anche rapporti fra “pari” a livello sociale (ne parla lo stesso Platone nel Simposio e ne Le Leggi).
Varie fonti parlano anche del dono come strumento di approccio e corteggiamento per poi procedere in ambito sessuale. Si dia anche uno sguardo al ben successivo Satiricon dello scrittore latino Petronio Arbitro.
Questi rapporti non avevano necessariamente una componente fisica, poiché spesso predominante era la componente amicale, e perfino pedagogica: nella stessa esperienza socratica, come si legge quando il racconto platonico propone l’amicizia di Alcibiade, che non si sarebbe fermato alla paidèia, ma fu Socrate a fermarlo ben prima della soglia dell’atto omosessuale.
Foucault ritiene che il sesso praticato o evitato, così come la bulimia e il digiuno siano state pratiche completamente umane e non criticabili sotto il profilo morale, perché appartenenti a una cultura che le ammetteva dentro una possibilità analitica e valutativa di un pensiero umano essenzialmente individualistico dell’Età Ellenistica.
Sicuramente il giudizio di negatività del sesso praticato e soprattutto dell’omosessualità, tipiche della cultura morale cristiana, tocca dirlo, è stato anche un instrumentum regni, un modo del dominio delle gerarchie.
Non temo di proporre queste riflessioni, sapendo che sono controverse. Sono un cristiano cattolico, e un teologo-filosofo che riflette, sia sulla base scritturistica, sia sulla base della ricerca filosofica laica, convinto – ovviamente – di non possedere la verità, ma sempre costantemente appassionato alla sua ricerca, almeno di un frammento di essa, che ci supera infinitamente.
Nel mio piccolo, ho cercato di capire di più studiando per anni questo tema nei racconti biblici e alla fine ho pubblicato un volume cospicuo, che è stato letto e accettato anche in ambienti ecclesiastici: La Parola e i Simboli nella Bibbia per una Teologia dell’Eros, edito da Cantagalli di Siena.
Spero che questa mia fatica sia stata utile anche a qualcuno (oltre che a me stesso).
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