Il “democraticismo” dei social è una pericolosa idiozia
L’uomo ha lottato lungo migliaia di anni per capire che la democrazia, comunque declinata, è il migliore dei regimi politici possibili. Da Pericle a… Draghi, passando per Locke e Robespierre. Questo elenco strano già illumina sulle contraddizioni della “democrazia”, poiché in suo nome si possono costruire maggioranze e minoranze, ma si possono anche mozzare teste.
Ciò che oggi impressiona è che questa democrazia ha ammesso al proprio interno, non solo il voto a suffragio universale, peraltro non ancora vigente in tutti gli stati del mondo, ma anche i social, dove ciascun utente può commentarne altri ed esprimere giudizi sull’operato di chicchessia, senza alcun filtro, o quasi.
Per tale ragione, ciascuno può commentare lo stipendio di Conte (parlo dell’allenatore dell’Inter), così come l’assalto a Capitol Hill, approvare l’intervento di Trump per aizzare il popolazzo a quell’assalto, oppure criticarlo; si può intervenire su una teoria scientifica proposta da un illustre luminare, mettendola in ridicolo, senza tema di essere a propria volta ridicolizzati; si può sostenere la piattezza della Terra senza ricevere direttamente uno sberleffo di pietà dalla “rete”; si può discettare di tutto senza avere alcuna preparazione sul tema trattato; si può insultare qualcuno fino al limite della denigrazione e della calunnia, contando sull’inerzia di eventuali controllori; si può più o meno tutto.
Io stesso, nel mio blog, talvolta non ho evitato – volutamente – di esprimere giudizi drastici su politici e capi vari, fermandomi un attimo prima del rischio di una querela. Ma ho sempre trattato argomenti su cui ho competenze, come la filosofia, la teologia, la psicologia, la sociologia, il giornalismo, la politica e la storia, mai impancandomi su questioni che conosco solo superficialmente.
Forse solo la pedo-pornografia telematica è abbastanza sotto controllo, ma quasi tutto il resto, no. Come chiamare questa “libertà” semi-assoluta di dire? Per dirla in greco antico, questa parresìa irresistibile? Democrazia? ho qualche dubbio. Portato indiretto della democrazia? Forse.
Ma non solo, perché la democrazia è comunque una modalità socio-politica di amministrazione dello stato che intrinsecamente presenta afflati e dimensioni eticamente fondate sul Bene comune. Che cosa è un Ente eticamente fondato? Un “qualcosa” che si basa su una nozione chiara e condivisa del bene e del male, avendo a che fare con l’agire (libero) dell’uomo.
I social imperversano ovunque, vari, e in competizione tra loro. Dalla Cina all’America, all’Europa tutta, all’Australia. I loro proprietari sono i personaggi più ricchi del pianeta, e hanno obiettivamente un potere immenso. Sergey Brin e Larry Page certamente non immaginavano il destino universalmente potente di Google. Né Mark Zuckerberg quello di Facebook. Quando Trump ha esagerato anche a giudizio dei capi di Twitter, è stato “bannato” cioè oscurato e non ha potuto più imperversare con le sue vergognose falsificazioni.
Ma ciò che significa? Non solo che in questo caso – obiettivamente – Twitter ha compiuto, per dirla semplicemente, un’opera buona per il mondo, e soprattutto per i miliardi di persone culturalmente indifese che popolano il mondo, ma ha anche mostrato come un “soggetto” privato come l’azienda americana possa decidere di un significativo “pezzo” di possibilità informative.
Caro lettore, non ti ricorda qualcosa di già avvenuto nella storia, anche molto recentemente? Basta pensare ai regimi totalitari del XX secolo, quando né Stalin, né Hitler, né Mussolini, permettevano che i loro popoli conoscessero ciò che realmente avveniva nei territori, nelle città e nelle campagne di quelle nazioni.
Si consideri come è stata gestita, se pure in periodo gorbaceviano, la tragedia di Chernobyl…, o la vicenda del mostro di Rostov, Andreij Chikatilo, di cui si seppe anni dopo, e di migliaia di altri fatti concernenti città segrete in Siberia ai tempi di Giuseppe Djugasvilij, il “piccolo padre” georgiano.
Si consideri come il Minculpop del cav Benito zittiva e oscurava tutte le notizie che potessero mettere in dubbio l’efficienza e l’equanimità del regime.
Si ricordi la terribile, efficacissima attività di propaganda del dottor Goebbels, che in buona parte nascose per anni il monstrum dei campi di concentramento e di sterminio.
E gli esempi potrebbero continuare, anche restando agli episodi solo molto dopo il loro accadimento svelati, concernenti il XX secolo. L’altro ieri, anzi, ieri.
Con ciò non voglio comparare in modo corrispondente la decisione di Twitter su Trump con i cenni ai fatti del secolo passato, ma pongo un tema e un problema: come si comunica, chi comunica, chi decide cosa comunicare, come potrà essere possibile per tutti conoscere la veridicità delle fonti informative, come poter replicare, correggere, informare con verità e senso morale?
Un gran lavoro della mente e del cuore, non solo dei decisori, ma di ogni cittadino, di ogni elettore, di ogni essere umano.
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