Cara Saman, mi fanno pena e mi danno da pensare quelli e quelle che si stracciano le vesti dopo aver detto che “nessun bianco può dirsi non razzista e nessun maschio non persecutore di donne”… dove sono le donne (specialmente “de sinistra”, le radical chic) dopo l’assassinio di Saman? Paura di essere accusate di antiislamismo?
Il caso della povera Saman rivela ancora una volta l’ipocrisia di molto establishment intellettuale, mi duole dirlo, soprattutto di sinistra, quello delle murgie et similia. Si distingue da questo coro poco opportuno Ritanna Armeni, ma non mi meraviglio, perché Ritanna viene da lontano.
Tanta noia più che fastidio, leggere queste scrittrici, quando intervengono su temi di politica e di cultura sociale. Perché non si limitano a fare le scrittrici?
Aggiungo un altro campione del politicamente corretto: Saviano. Tutti questi illustri personaggi pubblici, con i loro mèntori presenti soprattutto nella sinistra politica attuale, nella quale trovo elementi di altrettanta noiosità: basti ascoltare Fratojanni, la De Pedis… e men male che non ho intercettato eventuali sproloqui delle sorelle Brunì de France! E Letta? Incredibile: parla dell’assassinio di Saman come di un femminicidio (horribile dictu!) simila a tanti altri. Ma sei matto, Letta? No, è un altro tipo di omicidio, quello di Saman: è di tipo religioso, “culturale”, etno-tradizionale, caratteristico dell’interpretazione letteralista dell’islam. Questo è, Letta, non fare il politicamente corretto, dai, dai!
E vengo, appunto, (per spiegarlo anche a Letta) al tema profondo che sta alla base del delitto Saman, quello cultural-religioso: quello dell’interpretazione del Ku’ran, del Corano, della Parola di Dio. Premessa: per quanto concerne le Scritture ebraico-cristiane, la storia attesta quanto difficile e lungo fu il cammino, per passare da un approccio “letteralista” a un approccio ermeneutico-interpretativo. Anche se già nel cristianesimo antico esegeti come Origene e Agostino, come i padri cappadoci, come san Basilio di Cesarea e Gregorio di Nissa proponevano, sia nei trattati, sia nelle omelie, un’interpretazione allegorica o tipologica, per cui si potevano intendere i racconti biblici come esemplificativi di una lezione moralmente elevante per gli uomini, si dovette attendere il diciottesimo secolo per una sistematizzazione scientifica dell’ermeneutica biblica. Solo in pieno Illuminismo, prima di tutto in Francia e Germania si iniziò una interpretazione delle Scritture che facesse riferimento alla storia e alla sociologia dei tempi in cui quegli antichi testi furono scritti.
Si compresero le ragioni per cui certi testi apparivano ormai tanto anacronistici, specialmente quelli relativi alle prescrizioni giuridiche, in particolare in Levitico e Deuteronomio. Si comprese come il Decalogo biblico contenuto in Esodo facesse parte di una declinazione giuridica invalsa nel Vicino Oriente antico, in Egitto e in Mesopotamia, fin da tempi del gran re caldeo Hammurapi. Leggi scritte per popoli del deserto, per popoli cui difettavano spesso le risorse essenziali per la sopravvivenza, e dunque dovevano tenere-da-conto rigorosamente i beni di cui disponevano.
Ebbene, ciò che la tradizione giudaico-cristiana ha conquistato in non meno di quasi due millenni per quanto concerne l’interpretazione dei testi, tra l’altro non dimenticando momenti di confronto altissimo con le dottrine islamiche in pieno Medioevo (!): si pensi ai rapporti fra la Scolastica di un Tommaso d’Aquino, di un Alberto Magno, di un Bonaventura da Bagnoregio e i teologi-filosofi musulmani come Averroè e Avicenna, che era anche fisico e medico.
Se noi cristiani e giudei ci abbiamo messo tanto, il “grosso” del mondo musulmano, salvo eccezioni accademiche presenti qua e là, non ha ancora compiuto il passo illuministico, per cui l’interpretazione del Testo coranico è generalmente ancora letteralista, per cui se così è prescritto, così si deve fare.
Che cosa significa allora che il padre di Saman voleva un matrimonio combinato con un cugino? In fondo, voleva che non si interrompesse il legàme di famiglia che nei secoli ha garantito di non spezzare i rapporti di produzione, la proprietà di beni, di bestiame, di risorse per garantire la sopravvivenza della famiglia estesa. Questo è: solo che la famiglia di Saman vive in Italia, dove vige una Costituzione garantista dei diritti di tutti e di ciascuno, ma questo non è conosciuto e capito da quella famiglia. Questo non gli è stato spiegato bene, né dal imam o mullahdi riferimento, né dal sistema politico-scolastico italiano.
Care donne di sinistra che state silenziose, qui non si stratta di antiislamismo, ma di politiche culturali, che una sinistra intelligente dovrebbe promuovere, altro che stare zitte con inaccettabile timidezza per paura di essere incomprese. Care Murgia e c., studiate, studiate, studiate, prima di scrivere amenità, e con questo termine sono molto caritatevole con voi.
Post correlati
0 Comments