“Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.” (dalla Lettera di san Paolo ai Galati 3,28). Caro onorevole Zan, almeno legga il testo indicato, suvvia!
Non so se l’onorevole Zan, del PD, sia a conoscenza di questo versetto che Paolo scrisse nella Lettera ai popoli della Galazia (regione dell’allora Asia Minore, oggi Turchia). Concetti ribaditi dall’uomo di Tarso anche in altre sue lettere.
Ecco. Il fondamento dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani nella cultura occidentale, dopo il versetto genesiaco 1, 27 “E Dio fece l’uomo a sua immagine…” si trova proprio in san Paolo, onorevole Zan, non certo nella sua proposta di legge.
Per quei secoli e quegli anni, quando la schiavitù era ancora ammessa e praticata (ammessa anche da Paolo, ma in un modo già diverso rispetto alle norme dello Jus romanum), una frase come quella della Lettera ai Galati sopra citata era più che rivoluzionaria. Ciò attesta come sia stato il cristianesimo a modificare culturalmente ed eticamente la visione dell’uomo nel mondo invalsa nella civiltà classica greco-latina, costituendo anche l’ispirazione principale per le conquiste morali successive, comprese quelle dell’Illuminismo e del Liberalismo sette/ ottocenteschi.
Il tema posto dal disegno di legge rischia di non essere la difesa dell’uguaglianza in dignità tra tutti gli esseri umani, che è mostrabile scientificamente sotto il profilo antropologico e psico-fisico. L’essere umano è fatto allo stesso modo nello spazio e anche nel tempo, salvo modifiche sulle lunghe derive dei millenni, come insegna la paleoantropologia, dall’homo naledensis (1,7 milioni di anni fa) a noi che viviamo qui e ora nel tempo e nello spazio.
Il tema sotteso è il tentativo di far passare una teoria confusiva sull’essere umano, corroborandola con misure vincolanti e repressive.
E non capisco neanche molto bene la posizione attuale della Chiesa cattolica (se è correttamente riferita dai media, mi documenterò ulteriormente) che pone la questione citando meramente l’articolo 2 del Concordato con lo Stato Italiano, stipulato nel 1929 tra il card. Gasparri e Benito Mussolini, e rivisto nel 1984 tra il card. Agostino Casaroli e Bettino Craxi. Fossi nel Segretariato di Stato il tema lo porrei, come ho fatto sopra, prima sotto il profilo teologico e teoretico, ma forse questa modalità è ritenuta troppo difficile e di non semplice comprensione generale.
In ogni caso, se si vuole ribadire il divieto di ogni discriminazione va bene, ma bisogna stare attenti a non scivolare su una deriva illiberale, se non liberticida. Non mi piacerebbe essere denunziato perché qui e in generale nei miei scritti prendo spesso a male parole, anzi – meglio dire – con riflessioni critiche, la dizione burocratica, presente da qualche anno sui moduli della burocrazia pubblica “genitore 1 e genitore 2”, al fine di non offendere le coppie omosessuali con figli.
Un’altra idiozia è quella di imporre una linea pedagogica alle scuola cristiane, che dovrebbero celebrare la giornata contro l’omotransfobia allineandosi a qualche diktat burocratico di oscuri funzionari ministeriali.
Su questo tema nulla c’entra la questione delle gravissime violazioni dell’integrità psicofisica di ragazzi e ragazze perpetrate da uomini di chiesa, che vanno individuati e perseguiti anche civilmente e penalmente, oltre alle misure (ad esempio, la sospensione a divinis che spettano alla Chiesa).
Più che violare il Concordato interstatale fra Repubblica Italiana e Chiesa Cattolica, stati sovrani, il tema deve essere posto a partire dai suoi fondamenti.
Perdio, e questa è una giaculatoria, cerchiamo di non scherzare su queste cose!
Allargo il mio ragionamento anche al suo segretario, caro Zan, l’onorevole Letta, che da quando è sbarcato in Italia dopo l’ottimo esilio (per modo di dire) parigino, non smette di stupire, per quanto mi riguarda, negativamente.
Oltre alla ripresa del tema dello “Jus soli” proclamato sulla scaletta dell’aereo in arrivo dall’aeroporto Charles De Gaulle, tema che condivido ma posto in modo intempestivo, senza un cenno all’esigenza demografica di cui non l’Italia ma la Germania si sta accorgendo (nei prossimi dieci anni quella grande Nazione, mi suggerisce il mio amico Roberto, avrà bisogno di due/ tre milioni di lavoratori extra comunitari), negli ultimi giorni si è messo a bacchettare i calciatori della Nazionale italiana, perché solo in cinque hanno fatto il gesto dell’inginocchiamento contro ogni razzismo (è la proskìnesis cristiana!). Ma il dottor Enrico pensa forse che i giovani atleti abbiano bisogno di un severo precettore che gli insegni a vivere.
Mi auguro che nessuno di loro e nemmeno Roberto Mancini gli rispondano, in modo da far cadere la reprimenda di Letta in un fragoroso silenzio.
Post correlati
0 Comments