L’entropia sars-covidica
…un sintagma per dire quanti esemplari esistano, tra virologi divi, anestesisti, immunologi ed epidemiologi aspiranti tali, principi della cattedra petulanti, giornalisti dal sapere raffazzonato e dalla penna disonesta, titolisti impazziti, portuali impertinenti, filosofi malamente invecchiati, peraltro i più mediatizzati, e politici incompetenti, come l’attuale ministro della salute (aaah, dottor Girolamo Sirchia, quanti rimpianti!), tra altra abbondante fauna umana di urlatori e di mestatori di professione, insieme con la crassa e pericolosa ignoranza dei no vax, siamo nell’entropia sars-covidica.
Leggo il comunicato di un migliaio di professori universitari che protestano contro l’obbligo inappellabile del certificato verde (lo cito in italiano, ma chissà perché verde, siccome è grigio…), per lavorare. Il nucleo giuridico a supporto delle loro tesi è l’art. 3 della Costituzione repubblicana.
Questo:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29. c.2, 37 c.1, 48 c.1, 51, c.1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.
E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.“
Se però non lo si legge e non si considera tale articolo nel combinato disposto, come dicono quelli-che-sanno di diritto, con l’articolo 32, questo seguente:
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
…il rischio è di non riuscire a contemperare due “diritti verticali-orizzontali”, che non possono e non debbono essere considerati, se non assieme, al fine di dare alla convivenza sociale il massimo di sicurezza e di tutela individuale e collettiva.
I due diritti sono: quello all’uguaglianza di trattamento di tutti i cittadini e il rispetto delle peculiarità di ciascuno, ma nell’altrettanto rigoroso rispetto dell’indivisibile diritto collettivo alla salute, in questo caso specifico. Questo diritto è fondativo dello stesso Bene comune, che non deve essere concepito e considerato come i millesimi delle spese condominiali, ma come un tutt’uno indissolubile.
Se non si ragiona come sto proponendo sopra, si rischia di non comprendere bene le sagge intenzioni politiche e sociali, nonché l’afflato etico ispiratore dei Padri costituenti che, 74 anni fa, pensarono a una Legge fondamentale che riuscisse a contemperare diritti e doveri dei singoli cittadini e gli interessi generali, in questo caso, il Bene comune della salute pubblica.
In altre parole, è più importante, plausibile e democratica la libertà di dire e di fare individuale oppure una decisione che, nell’interesse di tutti, limiti in parte quella libertà?
Dacché l’uomo ha deciso di con-vivere all’interno di norme che si chiamano Contratto sociale, cioè dalla fondazione di Gerico e dintorni e dalla legislazione caldeo-sumerica (di re Hammurabi nel XVIII secolo avanti Cristo), la considerazione primaria dell’interesse collettivo, specialmente in situazioni di particolare pericolo e drammaticità, come nei casi di guerre, carestie, alluvioni, terremoti, epidemie… appunto, DEVE (anche solo per buon senso popolar-kantiano) PREVALERE sull’interesse e le opinioni individuali.
Che vi siano contraddizioni ed errori nei famosi DPCM del Governo è ammissibile, anche se sgradevole e a volte sconcertante.
Anche il famoso perfin troppo “centrale” Comitato Tecnico Scientifico pare prenda talora topiche che danno da pensare. Di contro, non si può non considerare che la situazione attuale è, non solo inusitata e inaspettata, ma di difficilissima “lettura”.
Ciò che, però, si dovrebbe tenere in considerazione è l’esigenza di avere una maggiore linearità e coerenza nelle decisioni operative di tutela della collettività: in altre parole potrebbe non essere opportuno mettere una barriera invalicabile fra chi possiede il certificato verde e chi non lo possiede. Siccome i vaccini, se si fanno le comparazioni corrette tra vaccinati e non, e tra la situazione di un anno fa e l’attuale, stanno inesorabilmente migliorando la situazione generale (si smetta di proporre i dati day by day, anche solo per far capire meglio lo stato delle cose!), sarebbe meglio evitare di separare le due categorie, ri-valorizzando i tamponi per il prossimo periodo di un paio di mesi, per uscire dall’inverno.
Ma Draghi, quasi da solo, non riesce ad evitare tutti gli errori, circondato com’è dalla pletora di mal pensanti (nel senso di privi di capacità logica) della politica. Così è. Speriamo in bene.
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