La pronunzia delle parole: es., se si usano parole latine in un discorso fatto in italiano o in inglese (come nei brocardi e nei latinismi giuridici) si pronunziano come se si parlasse in latino… “plus” si dice “plùs”, non “plàs”, “minus” si dice “mìnus”, non “mìnas”, “medium” si dice “medium”, non “midium”, “media” si dice “media”, non “midia”…, perché è latino, non inglese: E, se vuoi, caro lettore, anche “Nike” si pronunzia “Nìke”, non “Naiki”, perché è greco antico e significa “Vittoria” (suggerisco di ammirare la Nike di Samotracia al Louvre)
Sulla Treccani troviamo: pronùnzia s. f. – Variante di pronuncia, molto frequente in passato, specialmente nell’uso toscano ma anche più generalmente nell’uso comune, mentre oggi tende nettamente a prevalere la forma pronuncia. ◆ Analoga osservazione va fatta per il verbo pronunziare e per i suoi derivati pronunziàbile, pronunziaménto, etc.
Pronuncia pronùncia (o pronùnzia) sostantivo femminile [derivato di pronunciare (o pronunziare)] (plurale -ce, e rispettivamente -zie). – 1. a. Il fatto e il modo di realizzare i suoni o di leggere le lettere di una lingua, o […] di più lingue (vedi ortoepia; ortografia). Con riguardo a singoli suoni: la pronunzia dell’«u» francese, del «th» inglese; parallelamente aspirata del «c» velare in Toscana (la cosiddetta «gorgia» toscana)…
Gli accenti. L’accento tonico è l’elevazione del tono della voce nella pronuncia di una sillaba di una parola rispetto alle altre sillabe della parola. La sillaba e la vocale su cui cade l’accento si chiamano toniche, cioè colpite dall’accento tonico; le altre si chiamano atone, cioè prive di accento.
Secondo la posizione dell’accento tonico le parole italiane si dividono in:
- tronche → quando l’accento cade sull’ultima sillaba: bontà, virtù, parlò;
- piane → quando l’accento cade sulla penultima sillaba: cavallo, amore, pane, antico;
- sdrucciole → quando l’accento cade sulla terzultima sillaba: tavola, psicologo, ballano;
- bisdrucciole → quando l’accento cade sulla quartultima sillaba: visitano, telefonami, mandaglielo;
- trisdrucciole → quando l’accento cade sulla quintultima sillaba: ordinaglielo, indicaglielo, temperamelo.
Attenzione! Osserva:
- l’accento tonico sulle parole non si segna, né si scrive;
- solo quando l’accento tonico italiano cade sull’ultima sillaba (parole tronche) si ricorre all’accento grafico, che viene detto semplicemente accento;
- le parole italiane sono in grande maggioranza parole piane;
- esistono anche parole àtone, cioè prive di accento. Si tratta di poche parole, tutte monosillabe – cioè di una sola sillaba -, che proprio perché prive di accento proprio, per poter essere pronunciate devono “appoggiarsi” ad altre parole. In particolare:
– se si appoggiano alla parola che la segue si chiamano proclitiche (= “piegate in avanti”). Esse sono: articoli determinativi (il , lo, la, i, gli, le); le particelle pronominali (mi, ti, ci, si, vi, me, te, ce, ve, ne, lo, la, li, gli); avverbi (ci, vi, ne); preposizionii (di, a, da, in, con, su, per, tra, fra); congiunzioni (e, o, se). Le proclitiche si appoggiano alla parola che le segue nella pronuncia ma ne rimangono staccate nella grafia: «Lo faccio da solo»; «Ci verrà a trovare»;
– se si appoggiano alla parola che le precede si chiamano enclitiche (= “piegate all’indietro”). Esse sono le stesse particelle pronominali e gli stessi avverbi che abbiamo visto sopra; ma in questo caso si saldano alla parola anche nella scrittura: «Salutalo!»; «Verrà a trovarci»; «Portale con te!».
Nonostante le regole sopra richiamate, noto che abbiamo giornalisti incapaci di rispettarle, come quello del Tg2 delle 20.30, che pronunzia cìtta, con l’accento sulla “i”, non città, parola tronca e prevede che si scriva l’accento sulla “a”. Pazzesco, fastidioso! Ma lo correggano, no? Ho anche scritto alla redazione: nessuna reazione.
Circa, infine, la pronunzia di parole che derivano dal latino all’inglese, come plus e minus, come medium e media, non mi stancherò mai di segnalare che sarebbe bene, anche esteticamente, fossero pronunziate come si pronunziano nella lingua in cui sono nate oltre duemila anni fa. NON come se appartenessero all’attuale koinè, l’inglese.
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