Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Malversazione, concussione, in latino “de repetundis”, cioè ricevere denari in cambio di favori, corrompendo altri soggetti che, o si fanno corrompere, oppure si propongono di corrompere

Arrivano tristi notizie da Bruxelles. Italiani indagati per avere accettato denari da potenze estere allo scopo di sostenere certi interessi. Cosa non nuova nel mondo della politica e della rappresentanza, con il contraltare talora complice dell’economia.

Sulla Treccani troviamo la seguente definizione di questi fenomeni: Illecito penale distinguibile in diverse ipotesi: a) corruzione del cittadino da parte dello straniero (art. 246 c.p.): delitto contro la personalità dello Stato commesso dal cittadino che riceve o si fa promettere, anche indirettamente, dallo straniero denaro o qualsiasi utilità, o si limita ad accettarne la promessa, al fine di compiere atti contrari agli interessi nazionali; b) (omissis); c) corruzione di pubblico ufficiale (art. 319 c.p.): accordoo fra funzionario pubblico e privato cittadino in base al quale il primo accetta dal secondo un compenso non dovuto, o la relativa promessa, per compiere (art. 318 c.p.), ritardare o aver ritardato, omettere o aver omesso (art. 319 c.p.) un atto d’ufficio, ovvero per compiere o aver compiuto un atto contrario ai doveri d’ufficio. Entrambe le disposizioni si applicano anche all’incaricato di pubblico servizio, ma nelle ipotesi di cui all’art. 318 soltanto se egli rivesta la qualità di pubblico impiegato.

Anche per queste reali fattispecie commettibili, il legislatore italiano ha emanato il Decreto legislativo 231 nell’ormai non più vicinissimo 2001, concernente la responsabilità amministrativa dei soggetti economici e di tutti coloro che ivi lavorano, in base alle responsabilità assunte negli organigrammi. Una responsabilità che prevede il rispetto delle leggi vigenti, di tutti i livelli, e la previsione della commissione di possibili reati.

Si tratta di una legge che non prevede, un po’ stranamente, la sua obbligatoria applicazione, perché i soggetti economici possono anche non scegliere di darsi il Modello organizzativo e gestionale previsto dal Decreto legislativo 231. Da quella data, però, un numero sempre maggiore di aziende si è dato il Modello, scegliendo di non avere nulla da nascondere, né agli istituti di controllo pubblici, né alla Magistratura e alle forze inquirenti.

Sono personalmente coinvolto in una decina di queste aziende, nelle quali presiedo l’Organismo di Vigilanza previsto dal citato Modello. Ho anche contribuito a redigere il Modello stesso, per cui ne conosco ogni aspetto e caratteristica. Mi sono occupato soprattutto della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, ma anche dei comportamenti degli amministratori, suggerendo modifiche e attenzioni.

Di fronte a ciò che si sente da Bruxelles mi è venuto subito in mente che anche i Partiti, protagonisti principali del malaffare scoperto in Italia circa trent’anni fa, farebbero bene a preveder di darsi un Modello organizzativo e un Organismo di Vigilanza autonomo (non bastano i probiviri!), composto da persone competenti e probe. Nei vari Organismi sono in compagnia di giuristi, economisti e tecnici della sicurezza, con i quali ci si confronta sui vari casi e situazioni concrete che avvengono nelle imprese.

Gli imprenditori e i dirigenti d’azienda si stanno accorgendo come tale Modello sia utile anche a riflettere su comportamenti e abitudini, accettando di correggere quelle non-virtuose. Il valore del Modello è anche riconosciuto dall’Inail che, alle aziende dove è presente, riconosce una sorta di “sconto” sul premio assicurativo previsto per determinati rischi infortunistici.

Mi sto chiedendo che cosa avrei fatto se mi fossi trovato in un ipotetico Organismo di Vigilanza attivo presso le forze politiche e gli Organismi dell’Unione Europea. Domanda retorica: esattamente ciò che sto facendo oramai da tredici anni di attività in materia: avrei cercato di capire che cosa stesse succedendo con un’indagine approfondita al massimo, e avrei segnalato eventuali anomalie rilevate ai vertici politico-amministrativi dell’Unione (von der Leyen, Metzola, Michel) e, se del caso, alle forze di polizia.

Mi dispiace ricordare che una delle persone inquisite è di mia storica conoscenza personale in ambito sindacale, assieme a dei personaggi che c’entrano direttamente con la sinistra politica. Mi vergogno per loro e di loro. Siccome l’inchiesta è in corso nulla intendo dire di più, augurandomi e augurando a quelle persone, nel caso in cui vengano riconosciute colpevoli di qualche reato, di avviare un percorso di resipiscenza morale, maturando anche una capacità di chiedere perdono alle Comunità che lì le hanno inviate con fiducia e rispetto.

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