Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Stupidaggini varie ed eventuali di “idiotes” (in lingua latina: incompetenti, inesperti, incolti), sono tutte ragazzate, cosa volete…

…la più clamorosa, (quasi) incredibile e ignorante è quella del Presidente del Senato (la Seconda carica dello Stato, vale a dire che, se l’attuale Presidente della Repubblica Mattarella dovesse essere indisposto al punto da non poter esercitare le sue funzioni costituzionali, lo sostituirebbe… La Russa! Ahimè). Ecco le parole di Ignazio La Russa: “…nella Costituzione non c’è nessun riferimento all’antifascismo“. Qualcuno ha risposto correttamente, mi pare Schlein, che la Costituzione della Repubblica Italiana è l’antifascismo, ontologicamente, prima ancora che eticamente e politicamente!

babbalei

Il leghista Lorenzo Fontana, invece, volendo citare il prof Vittorio Bachelet ucciso dalle Brigate Rosse il 12 Febbraio 1980, dopo una lezione a La sapienza, parla di un Vittorio Bàkelet. Troppo giovane, Fontana, forse, non ricorda…

Lollobrigida Francesco, di Fratelli d’Italia, per dire che, a fronte del calo delle nascite autoctone in Italia e al profluvio di arrivi di extracomunitari africani e asiatici, parla di sostituzione etnica. Nel mondo e nella storia i popoli e le persone si sono sempre mossi e mescolati. In realtà il meticciato variamente declinato è una conseguenza di molti movimenti. Noi stessi, che antropologicamente ci definiamo caucasici, abbiamo geni in misura diversa di indescrivibili ceppi etnici. Non sostituzione, dunque, ma mescolanza, che peraltro (come è noto) irrobustisce la struttura genetica.

Un giornalista parlamentare: “Scusatemi, ma ho un patè d’animo”, non si sa se scherzasse o meno. Un patè d’animo, magari per dire di avere l’anima un po’ sfilacciata… chissà.

Giornalisti vari nel tempo: avrai notato, caro lettore, che se costoro debbono riferire di una difficoltà, di un conflitto, di una controversia politica, a seconda della gravità dei fatti utilizzano un semplice climax (da un minimo a un massimo): bufera, solo e sempre bufera, se le cose sono componibili, mentre gli scappa indefettibilmente di penna… il termine biblico apocalisse, se sono di micidiale gravità. Vada per bufera, nel senso di un vento forte (metaforico), ma apocalisse proprio non c’entra, poiché significa “rivelazione”; eppure ci sarebbero anche altri termini in buon italiano, come catastrofe, cataclisma, disastro e perfino ecatombe, sempre una metafora, che significa “strage di cento buoi”… Tutte parole greche, ma apocalisse è proprio la meno adatta.

Un politico di qualsiasi gruppo o schieramento ebbe a dire: “Come dirò poc’anzi...” Ah ah ah…

Un politico di cui non ricordo il nome: “…la spada di Temistocle“, e perché non di Milziade o di Pausania o di Senofonte?

Un altro politico ebbe ad esclamare: “Cari amici, ho saputo di un’improvvisa moratoria di pesci in Adriatico“. Moratoria mortuaria.

Un ennesimo politico un giorno affermò tutto giulivo: “Sono felice di trovarmi nel luogo che mi ha dato i genitali“. Eccolo là.

Un politico vicentino: “Avete letto Arcipelago Gulatsch?” Io no, e tu, caro lettore?

Berlusconi un giorno giudicò il Presidente degli Sati Uniti Barack Obama “un po’ abbronzato“. Eeeeh!

Maria Stella Gelmini: “Per le sperimentazioni di una nuova tecnica di comunicazione esiste un tunnel scavato tra il Monte Bianco e il Gran Sasso“. Cavolo, non lo sapevo proprio!

L’ex ministro Claudio Scajola informò la stampa che “…aveva avuto una casa fronte Colosseo a sua insaputa“. Beatissimo lui. Ereditiero.

Di Battista, 5Stellato storico, per gli amici il “Dibba”: in un intervento politico si espresse con questa citazione “…la battaglia di Auschwitz“. Evidentemente l’assonanza con Austerlitz, non frequentando abitualmente (lui) testi di storia, lo ha imbrogliato nella memoria a medio termine. Si giustificò dicendo che si era sbagliato in un discorso a braccio (peraltro alla Camera dei deputati, non al Bar sport). Meglio preparare una scaletta, allora, evitando la supponenza, o no?

Il famoso Matteo Salvini un giorno si espresse su un modo verbale in questo modo: “...il gerundio “migrante” è un modo… etc.” Non avrebbe potuto evitare di mettere in evidenza le sue conoscenze grammaticali?

Un ennesimo politico disse un giorno: “…sarò breve e circonciso“, ma non era di religione ebraica, forse solo “breve” intellettualmente.

Il Presidente Luigi Einaudi segnalava che la maggior parte degli interventi dei politici erano scarsi o addirittura privi di contenuti, al suo tempo. Figuriamoci oggi, al tempo dei social e dei carneadi eletti.

E veniamo all’ultimo. Per dare una definizione di Personal Shopper basterebbe dire che è un consulente per gli acquisti: accompagna cioè i propri clienti nello shopping fornendo consigli su cosa comprare, curando la loro immagine, suggerendo gli acquisti migliori in fatto di abbigliamento e accessori per realizzare lo stile che meglio rispecchia i loro desideri e le loro necessità.

Per fare questo, innanzitutto deve capire chi è il cliente, che cosa vuole e di che cosa ha bisogno, cercando di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili per delineare il suo stile di vita. Compito primario del Personal Shopper è infatti curare l’immagine che il suo cliente vuole dare di sé al resto del mondo.

Per fare tutto questo il Personal Shopper sfrutta la propria conoscenza approfondita di boutique, negozi di moda, piattaforme di e-commerce, brand e trend del momento e va alla ricerca dell’acquisto più indicato a seconda delle diverse esigenze del cliente. Cosicché questa figura si impegna a accompagnare il cliente in tour di shopping nei negozi fisici e online; consigliare cosa comprare e dove per poter avere il prodotto migliore al prezzo più basso; suggerire abbinamenti e combinazioni di outfit; fornire consigli su colori, tessuti e vestibilità.

Da questa descrizione intuiamo come il lavoro del Personal Shopper sia totalmente personalizzato sulle esigenze di ogni singolo cliente: non esiste una ricetta comune a tutti da poter sfruttare per dare consigli sugli acquisti. Inoltre, il Personal Shopper deve creare un’esperienza di acquisto totale, che coinvolga sia gli aspetti dell’acquisto concreto che tutto ciò che a esso è correlato, come i pagamenti o il ritiro dei prodotti (nel caso venga effettuato online).

Non esistono ad ora corsi specifici per diventarlo, perché è una professione recente, che non è regolata e per cui non esistono percorsi di formazione accademici specifici.

Si stanno però predisponendo dei corsi per che affrontano tematiche come:

  • la psicologia dell’acquisto;
  • le tecniche di counselling;
  • l’analisi dell’immagine;
  • l’analisi del colore;
  • lo studio e organizzazione del guardaroba;
  • le tipologie di abbigliamento per le varie occasioni (da sera, business dress, casual…);
  • il suggestive selling;
  • la ricerca dei trend;
  • elementi di servizio clienti e customer satisfaction.

Ovviamente elemento imprescindibile per iniziare a lavorare come Personal Shopper è la conoscenza del mercato della moda, cioè negozi, marchi, prodotti e tendenze. Un plus (pronunzia “plus”) è rappresentato dalla conoscenza delle lingue straniere come arabo, cinese, russo, giapponese, soprattutto nel caso in cui si voglia sfruttare quell’ampia fetta di mercato rappresentata dal turismo per gli acquisti di cui l’Italia è meta

(Riprendo dal web) “A Schlein non si perdona invece quello che tutti i leader politici fanno dal Dopoguerra. Chissà cosa avrebbero detto di Alexandria Ocasio- Cortez che, nel 2020, fece una serie di video, proprio per Vogue, in cui parlava della sua make up routine quotidiana, spiegando che lo faceva per ribadire dire che «non è vero che se una donna impegnata in politica si interessa al beauty e alla moda questo la rende frivola». Chissà se Schlein quando ha scelto quel magazine voleva provocare i conservatori come la sua collega americana, che ha da tempo come modello.

Di certo l’armocromista- shopper Chicchio ieri non l’ha aiutata a dribblare i clichè, quando ha detto di averle scelto un trench verde glauco (tradotto: salvia) che ha «sostituito l’eskimo» e che «sposa il suo incarnato delicato e richiama il verde che nei nostri ricordi si accompagna a giornate immerse in quella natura che va protetta e custodita». Forse certi “consigli per gli acquisti” è meglio tenerli riservati. E magari, ogni tanto, riprendere dall’armadio quell’«eskimo innocente», che per magia sopisce ogni polemica.”

Non ho commenti ulteriori, perché sono d’accordo che una donna (ma anche un uomo) si tenga bene per rispetto di sé e degli altri, e mia figlia (che se ne intende) mi rinforza nel giudicare positivamente l’intervista di Schlein a Vogue. Dico solo che – politicamente – in questo momento storico avrei messo in ordine, molto prima di un’intervista del genere, altre priorità, soprattutto la preparazione storico-politica, come segretario del maggiore partito della sinistra italiana, anche per cercare di evitare al massimo le ovvietà, le imprecisioni e gli imbarazzi che si evidenziano o “scappano” a una inesperta come questa giovine signora.

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