Per una sinistra adeguata ai tempi
(Apoditticamente, ma con successive fondate e razionali mostrazioni, così come insegnava Ludwig Wittgenstein) non può essere che la sinistra italiana sia rappresentata da Schlein e Conte. Non può darsi.
La prima perché appartiene a una sinistra che con la nostra storia e cultura politica nulla ha a che fare, mentre invece è strettamente connessa con il radicalismo politically correct statunitense à la Ocasio Cortez; il secondo perché non è – costituzionalmente, ontologicamente – di sinistra: Conte è un profilo pseudo-democristiano di caratura mediocre e fuori tempo massimo (con tutto il rispetto dovuto alla Democrazia Cristiana, alla sua storia politica, istituzionale ed amministrativa, e ad alcuni suoi dirigenti, come Don Luigi Sturzo, fondatore del Partito Popolare, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, Tina Anselmi e non pochi altri).
Ancora.
La prima è incapace di un benché minimo ragionamento politico o argomentazione logica di senso compiuto, piuttosto confusa nell’eloquio e abbastanza arrogante nei modi di fare, negli sguardi e nella prossemica (non dimentichiamo che l’arroganza, come autorevolmente insegnava Norberto Bobbio, è necessariamente connessa alla presunzione e all’ignoranza, nel senso che di esse è – circolarmente – insieme causa ed effetto); il secondo è stilisticamente contraddittorio e intellettualmente onesto a geometria variabile nei giudizi che esprime, e vittima (faccio per dire) di amnesie inspiegabili. Il timbro vocale (questa è sfortuna) poi non lo aiuta in espressività e capacità di convincimento. Arroganza, presunzione, ignoranza e scarse capacità politiche sono dunque caratteristiche riscontrabili in ambedue.
Non mi affatico, né affatico il lettore, con citazioni che attestano quanto apoditticamente sopra descritto, poiché basta un semplice interpello del web, a tutti possibile, oramai anche ai nonnini che riposano sulle panchine dei parchi cittadini, per trovarne conferma. Da parte mia nulla di personale verso queste due figure della politica italiana, anche se non posso negare che nei loro confronti provo una certa qual antipatia istintiva. Non c’è niente da fare, caro lettore, nelle relazioni inter-umane sussistono anche meccanismi psicologici a-razionali, in qualche modo “chimici”, che traggono origine da misteriosi e complessi meandri della psiche, i quali agiscono indipendentemente dalla logica argomentativa e dal sillogismo dimostrativo. In parole semplici si dice “Mi sta sulle b., non so perché, ma mi sta sulle b.” L’amica Donna Marina da Bologna suggerisce che si tratta di “pacchettini” o quanta negativi che ti invadono, di queste persone. Facciamoci aiutare anche dalla fisica delle particelle per comprendere l’inspiegabile.
Specifico comunque che su queste espressioni emotive di carattere negativo prevalgono sempre le funzioni cognitive e intellettive del ragionamento deduttivo da atti, fatti e parole oggettivi, a codeste persone attribuibili, senza possibili confutazioni.
Sto parlando di questi due, ma i tre difettucci non-da-nulla sopra elencati, in una certa misura appartengono anche ad almeno altri due politici di primo piano, Salvini e Renzi, e a non pochi altri ancora.
Siccome la forma è sostanza, come insegnavano, Aristotele teoreticamente, e Michelangelo Buonarroti de facto, codeste osservazioni solo apparentemente “estetistiche”, in realtà pesano non poco sul giudizio che si può esprimere sui citati.
Se quanto sopra è plausibile, ora chiediamoci, dunque, quale può essere e come può essere fatta una sinistra adeguata ai tempi, e quali caratteristiche distintive dovrebbe avere. In coerenza con le tesi che sub esprimerò, pubblico la foto di un uomo politico che può rappresentarle bene:
- innanzitutto dovrebbe essere moderata, socialdemocratica, ispirata, sia dalla tradizione teoretica del socialismo umanistico e gradualista, sia dalle dottrine cristiane desumibili dagli Evangeli, perché solo con questa impostazione generale e di contenuti politici può sperare di incontrare il consenso di strati più ampi di popolazione elettorale. Infatti, su questo aspetto si scontrano storicamente due concezioni del progressismo politico: il massimalismo e il gradualismo. La Storia mostra che il massimalismo, pur se irrorato spesso da generose utopie egualitaristiche, ha fallito, perché incapace di interpretare l’infinita diversità del “reale umano”, in quanto privo di una plausibile antropologia (filosofica). Per spiegarmi, a volte porto l’esempio della figura intellettuale di Karl Marx, che fu certamente un immenso economista e sociologo, ma non fu un eccelso politologo e filosofo, nonostante i suoi studi accademici siano stati di carattere filosofico (si laureò, infatti, con una tesi, coerente con il suo pensiero successivo, sul filosofo greco Democrito di Samo).
- Di contro, il gradualismo socialista democratico, non sopporta male, anzi, forme di competizione sociale che avvengano nella giustizia, non le teme, perché possiede una visione antropologica che, accanto all’affermazione della pari dignità fra tutti gli esseri umani, ammette senza dubbiosità e ambiguità, l’irriducibile differenza tra ciascun uomo/ donna e ciascun altro. Il gradualismo socialista declina la sua etica politica non sull’egualitarismo assoluto, ma sulle pari opportunità di crescita e sull’equità distributiva delle responsabilità secondo i meriti, come recita con limpida chiarezza l’articolo 3 della Costituzione della Repubblica Italiana più sotto riportato.
- La banale e diffusissima espressione “non siamo tutti uguali” significa semplicemente che la nostra propria individuale struttura di personalità ci rende unici. Direi dunque che si dovrebbe smetterla di usare questa espressione, e ammettere che la ragion sillogistica ci conferma la sua veridicità sine ullo ceteroque dubio in hoc modo; a) il soggetto A è figlio a1 e b1, di ciascuno dei quali porta il 50% del patrimoni genetico; b) A è vissuto in un determinato ambiente; c) A ha ricevuto una determinata educazione, ergo deducesi che A è un soggetto umano unico e irriducibile. Accanto a questo flusso argomentativo, si può affermare che A come B e come C e come D e ad libitum, è un essere corporeo provvisto di una psiche e di una sensibilità spirtuale, ergo deducesi che A – B – C – D – etc. hanno intrinsecamente il medesimo valore e dignità.
- Il massimalismo politico di sinistra confonde questi due piani analitici dell’uomo, mentre il gradualismo li rende base logico-razionale necessaria delle proprie scelte politiche. Si può dunque concludere che il massimalismo-radicalismo di qualsiasi genere e specie non ha una seria antropologia fondante, ma solo idee confuse e improduttive per fini di un progressivo conseguimento di condizioni umane di equità e giustizia tra diversi. Per spiegare meglio queste tesi antropologiche riporto di seguito l’Art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana:
“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Ebbene, una sinistra gradualista e moderata, socialista democratica e cristiana nei fondamenti, è anche capace di un linguaggio semplice ma giammai banale. Anche nel linguaggio della politica si devono tenere in considerazione le tesi sopra riportate.
Il linguaggio della politica deve essere chiaro nei concetti e limpidamente trasmesso con un’ars rethorica priva di arzigogoli e di barocchismi tali da renderlo ai più incomprensibile e nel contempo strumento di inganno nei confronti dei cittadini. E’ bene che anche le utilissime metafore che possono rendere più attraente il linguaggio politico non siano esagerate nell’uso, così come le citazioni tratte dalla storia dell’Italia, dell’Europa e del mondo.
Sotto questo profilo i giornalisti operanti in tutte le modalità dei media, da quelle tradizionali della carta stampata alle radio tv e al web hanno il dovere di presentare i fatti separati dalle loro personali opinioni, che pure hanno il diritto di avere e di professare, ma senza approfittare della loro posizione privilegiata per condizionare o manipolare il pubblico. Insisto su questi aspetti, poiché i comportamenti segnalati sono stati e sono molto diffusi.
Per quanto concerne la cultura, una sinistra capace di dialogare con la maggior parte possibile di cittadini deve evitare atteggiamenti e prese di posizione che adombrino idee di supremazia intellettuale che non ammette altre posizioni e quindi le condizioni stesse di un dialogo tra diversi che rispetti la dignità di ciascuno. Su questo tema, i politici e i giornalisti di tutte le tendenze dovrebbero avere l’umiltà di rivolgere l’attenzione allo studio di classici come Platone, che nei suoi Dialogi insegna come si debba dialogare con onestà intellettuale e rispetto per ogni interlocutore che a sua volta rispetti il primo.
Un segnale decisivo di questo modo di fare è il non-interrompere l’intervento altrui, il non “parlargli sopra”, il non intimidire o minacciare o irridere chi si esprime con tesi diverse e anche contrarie.
In ambito economico una sinistra capace di incidere con giustizia sulla base di valori etici equi nelle dinamiche sociali, sa come accettare la competizione economica nel rispetto delle leggi amministrative, finanziarie e del lavoro, battendosi contro ogni tipo di monopolio (termine il cui significato è universalmente noto) o di monopsonio, che è la condizione di impossibilità, a causa dell’accentramento della domanda da parte di un solo soggetto economico e dall’impossibilità di altri acquirenti di entrare nel mercato.
Per quanto riguarda il lavoro e la contrattualistica, la previdenza e la copertura del disagio sociale, una sinistra in grado di incidere dà risposta innanzitutto al bisogno, ma non disconosce il merito, che è la rappresentazione plastica delle differenze antropologiche tra gli esseri umani, come riconosce solennemente il sopra citato articolo costituzionale.
Una sinistra seria accetta l’innovazione che le tecno-scienze propongono all’economia e ai mercati, ma si batte per regolamentarne l’utilizzo al fine di impedire rigorosamente che essa metta a repentaglio i principi di giustizia nella divisione delle risorse disponibili e del lavoro, che non sono infinite.
Le migrazioni dei popoli e delle persone interessano la sinistra come fenomeno solo in parte controllabile e comunque non da un solo paese. Al governo negli anni scorsi la sinistra ha anche saputo esprimere un ministro (Marco Minniti) che aveva una visione chiara, e ancora condivisibile, di gestione di questo tema e problema epocale, fatto di accoglienza e salvataggio di chi sposta sui mari e per terra a proprio rischio e pericolo, ma anche di politiche sovranazionali, europee, e con i paesi da cui quelle persone provengono, perché non può essere solo (o quasi) l’Italia a farsi carico di tutto. Se il principio di libertà di movimento di chiunque al mondo è inoppugnabile, lo è altrettanto il principio di sostenibilità dell’accoglienza da parte delle popolazioni che accolgono, i cui limiti non possono essere considerati una sottolineatura “di destra”. Anche su questo tema, ciò che sostiene (o sembra sostenere Schlein, perché io non riesco a coglierlo con chiarezza) è una sorta di populismo di sinistra.
Su ciò si innesta una posizione razionale e consapevole dell’importanza della tutela dell’ambiente, ma senza seguire mode occasionali e mediatizzate/ mediatizzabili a fini talora ambigui, dicendo una parola chiara ed esprimendo una scelta contro coloro che pensano di tutelare l’ambiente offendendo tutti gli altri con lo sfregio dei monumenti e dei “beni comuni”.
L’etica della vita umana non spaventa una sinistra sensibile e intelligente. Se in altri decenni è stata fondamentale per far emanare leggi civili sul matrimonio e l’interruzione della gravidanza, e per la tutela della maternità responsabile, e più recentemente ha allargato i diritti alle unioni civili, non deve temere di opporsi all’obbrobrio della gravidanza per altri, non facendolo come lo sta facendo l’attuale PD tremulo e incerto nel dire che tale pratica è abietta. Reato universale? Forse. Se ne parli. Intanto tale pratica sia reato in Italia. E sulle politiche sanitarie? Nessun timore a riconoscere anche errori compiuti durante la pandemia, aprendo il senno alla ricerca di ulteriori conoscenze su questi fenomeni, investendo di più sulla sanità.
Così come sulla scuola, la quale deve consentire un insegnamento alla luce della Costituzione, ma libero. La sinistra difenda i docenti e gli allievi con un’antropologia chiara, che spieghi agli uni e agli altri, diritti, doveri e ruoli. Pari dignità e ruoli differenti tra docente e discente. Senza paura, perdio!
Da ultimo, una sinistra degna di molta parte della sua storia e del suo “nome” è eticamente impeccabile, perché non antepone il bene della propria parte, sia che sia individuale, sia che sia di gruppo o di partito, al BENE COMUNE, non solo dichiarandolo nei documenti solenni dei congressi e delle tesi politiche, ma praticando tale prassi senza eccezioni.
Figure come Giacomo Matteotti, Filippo Turatti, Anna Kuliscioff, Rodolfo Morandi, Pietro Nenni, Giuseppe Saragat, Umberto Terracini, Enrico Berlinguer, Aldo Moro, Istzak Rabin, Olaf Palme, Willy Brandt, sono esempi, tra molti altri, di leader in grado di sostenere le ragioni di una sinistra adeguata ai loro tempi e anche ai nostri.
Nel mio piccolo/ grande (perché no?) mi sono sforzato di sintetizzare in modo semplice ciò che potrebbe costituire un progetto ragionevole da realizzare in tempi medi con la partecipazione di chi sente che è necessario esercitare, oggi più che mai, una caritas intellectualis politicaque per riformare forze politiche e sociali indispensabili alla umana convivenza, come una sinistra nuova e diversa da quelle che confusamente e pericolosamente sembra vogliano proporre le due persone “criticate” ante.
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