Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

I dispersi e i delusi della sinistra

Qualche tempo fa ho scritto qualcosa sul XVII Congresso del Partito Socialista Italiano del 1921, alle cui conseguenze ho cercato di comparare l’attuale situazione della Sinistra italiana.

Ebbene, la conseguenza necessaria che qui riporto in estrema sintesi è la seguente: la situazione italiana è quella di una grande congerie di “dispersi e delusi” della sinistra, tal quale mi sento io da diversi anni, se non da decenni.

Siamo in molti, non tema chi si preoccupa sempre e soprattutto di non criticare l’attuale “sinistra” per timore di portare acqua alle destre!

Da quando Mani pulite (e in taluni “coscienze sporche”, vedasi recentiora sul dottore Pier Camillo Davigo, ma anche le vicende dipietrine relative ad appartamenti e auto Mercedes) hanno smantellato i partiti della Prima Repubblica a eccezione del PCI, sono un “senzapatria” della sinistra: da oltre trent’anni, dunque. Si badi bene, con queste affermazioni non metto ovviamente in questione la delittuosità di corruttori e corrotti di ogni ordine e grado, di ogni partito e assembramento, di ogni singolo o gruppo!

E ora, con la leadership (modus dicendi) schleiniana del PD è peggio ancora!

Vediamo come ci è andata negli ultimi trent’anni, uno più uno meno. La sinistra italiana era divisa tra PCI e PSI (e qualche frammento a sinistra), quest’ultimo partito distrutto – a partire da Craxi – da tangentopoli, il PCI salvato nonostante Primo Greganti e ciò che stava attorno.

Gli ex PCI, ora PDS, non potevano più dirsi comunisti, ma neppure socialisti per via di Craxi, il babau. La parola “socialista” era vietata. Infatti, mi fa anche un po’ tristemente sorridere lo sforzo di denominare i partiti progressisti dell’ultimo trentennio in qualsiasi modo che evitasse il glorioso lemma “socialista”. Per me una tristezza infinita.

In quegli anni pensavo che fosse possibile fare un Partito Socialista unitario in Italia e in Europa, un partito gradualista e riformista che facesse conto delle forze migliori del cattolicesimo progressista, degli ex comunisti miglioristi à la Napolitano, di laici sparsi, liberali e repubblicani. Invece Occhetto, sparito Craxi, ha mosso una “gioiosa macchina da guerra” (definizione sua) con il PDS, che era solo il PCI con il nome cambiato.

E Berlusconi vince, e vince più volte. Un berlusconismo trionfante che ha inquinato, più che per il suo agire, per l’impegno militante di chi lo ha combattuto, che ben poco altro ha fatto in termini propositivi e di politiche attuate, anche quando ha governato. Forse solo con Veltroni si è registrata una parvenza di rinascita, ben presto fugata dalla sconfitta (onorevolissima) del 2008, quando il PD “prese” un grandioso 33%!

E i “girotondi morettiani” (per me il regista Moretti è insopportabile come militante di sinistra, e dannoso) diventarono l’agire politico della sinistra, con puntatine già radical chic in quel di Capalbio e dintorni. Da allora a oggi questo Partito ha cambiato e bruciato quasi una decina di segretari, mentre l’avversario, anzi il “nemico” principale, restava Berlusconi, con puntatine leghiste e infine meloniane. L’errore, ancor prima che politico-strategico è linguistico-concettuale e dunque culturale. Marx direbbe “sovrastrutturale” e dunque fondamentale, per chi ha anche letto veramente , non solo “orecchiato” il grand’uomo di Treviri.

Il PD, dopo alcuni tentativi velleitari tipo Alleanza Democratica, era nato da una fusione a freddo tra post-comunisti (Veltroni & Bersani) e democristiani di sinistra (Prodi & Franceschini), con qualche radicale convertito (Rutelli). che doveva necessariamente battere il “capo dello schieramento a noi avverso”. Subito vi fu una pietra d’inciampo, l’alleanza con il non poco controverso, fanatizzante e assai mal letterato Di Pietro.

Renzi. Un salto nel tempo e crisi della nomenklatura di sinistra e del revival di quella ex democristiana (di una sua parte, almeno).” (cito Peppino Caldarola dal web)

La sinistra renziana, pur svelta e intelligente, fino alla vittoria con il 41% alle Europee del 2014 piaceva, ma poi ecco il laccio mortale dell’egocentrismo narcisista (il referendum istituzionale del 2016) che accalappia Renzi e lo scaraventa giù dal palco. Ma tutt’intorno erano rimaste (e sono ancora lì ad eleggere financo l’ultima segretaria) vecchie lenze (anzi cere) ex democristiane e post-comuniste, come l’immarcescibile Franceschini, l’eroico (ça va sans dire) Boccia, il sempreverdeoliva Bersani una cum Zingaretti & similia. Sinistra governista, un fritto misto di reduci e di parvenù. D’Alema si è tolto da tempo (e anche Veltroni), perché più egoticamente provvisto di cervice politica.

Ora ci sono figurine che girano, come Serracchiani, come quello di Bruxelles di cui non ricordo il nome, poi anche el Panzer di trafficante memoria con contorno di bei ragazzi e roba del genere. Vi è qualche valoroso testimone tra i sindaci e gli amministratori regionali, quelli di Firenze, il Nardella, Matteo Ricci (tanto nomen!), Giorgio Gori, l’emiliano Bonaccini (segretario nazionale per gli iscritti del PD e sconfitto dalla “socccietà civvvile“, che pateracchio!), il salernitano assai saccente De Luca, che almeno è uomo di buona cultura. Non Sala e non quel de RRRoma, Gualtieri (che non è l’omonimo crociato “sanza averi”), che nun me piaccciono. E la Secretaria, molto partecipativa alle piazze, non so quanto di buone letture e riflessioni.

A questo punto, dai dodici milioni di elettori del PD veltroniano, circa sette sono rimasti a casa e il Partito è diventato quello attuale (da 12 a 5!). Un disastro simile a sinistra non si era mai visto dal Congresso del PSI di Livorno del 1921 (cf. supra).

Ora non servono altri congressi o leadership improbabili, ma un cambiamento culturale vero che promuova, a partire da una solida antropologia, un’etica sociale ed economica solidale, ma non “dirittistica”, capace di parlare ex novissimo anche di doveri, capace di non seguire le sciagurate mode d’Oltreoceano che sembrano tanto affascinare gli attuali capi e cape della sinistra italiana, dedite a un empito gregario allucinante, un’onda da far crescere ovunque, nei posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, là dove c’è stupidità razzista, ma capace di ragionevolezza etica ed operativa sulla gestione di temi grandi come le migrazioni, dove si riesca non solo a dire no-perché-no, ma si sia capaci di proporre correzioni, non sempre solo alternative improbabili, se non impossibili, perché anche gli avversari politico possono avere pezzi-di-ragione, e io non devo contestarli e contrastarli a prescindere.

Suvvia! E’ semplice intelligenza politica, non occorrono genialate.

In questo modo, forse, noi smetteremo di considerarci dispersi e delusi, quasi degli apolidi.

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