Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Le piccole cose su cui la politica si perde trascurando quelle grandi

Il livello della classe politica attuale, salvo rare eccezioni presenti in ogni schieramento, è assai deficitario, usando un’attenuazione concettuale, una litote.

Il dialogo della vignetta esprime tutto il pessimismo realistico che circola un po’ ovunque.

Pare che in pochissimi siano in grado di esprimere giudizi logici e razionali sullo stato delle cose, sia dell’economia, sia della società, sia della politica. Proviamo ad elencare alcune questioni primarie che sono all’attenzione.

Il PNRR è in parte perduto per ritardi e carenze di progettazione. I nostri uffici pubblici, a partire da quelli ministeriali, sono largamente inefficienti, anche evitando paragoni ingenerosi con gli uffici di progettazione delle società private. La PA non fa partire i bandi per il PNRR (ne servono 155.000 e ne sono partiti appena un decimo, a tuttora).

La sanità è sull’orlo del collasso, più che per mancanza di personale sanitario, cui gli amministratori intelligenti come Zaia del Veneto, riescono ad ovviare ri-motivando e ri-coinvolgendo nei pronto soccorso, ad e., medici neo-pensionati, soprattutto per carenze di organizzazione e capacità di gestione, come spiega con dovizia di particolari il professor Remuzzi (professionista e studioso assai credibile) in una recente intervista a La Stampa.

Sull’istruzione non ci sono idee brillanti, salvo cattive imitazioni del sistema anglo-americano, a partire dalla ventennale riforma del ministro Luigi Berlinguer, che ebbe la bella pensata delle lauree cosiddette tre più due. I suoi successori non sono stati migliori di lui, di ambedue gli schieramenti. Tra le riforme, noto la normalizzazione poco intelligente del liceo classico che diventa un liceo come gli altri, con le classi dalla prima alla quinta.

Se prima della riforma l’ordinamento del liceo per eccellenza era costituito da un biennio ginnasiale di preparazione importante delle principali discipline (latino, greco, italiano, filosofia, storia, chimica, matematica), e il triennio del liceo vero e proprio era dedicato ad approfondimenti teorici di tutte le discipline, con l’inserimento della fisica, ora si caratterizza per un percorso continuo senza le precedenti caratterizzazioni. Mi chiedo se uno studente che termina l’attuale seconda liceo sappia tradurre Tacito o Senofonte come era d’obbligo per i ginnasiali che entravano al liceo… E poi mi chiedo come possano essere denominati “licei”, istituti superiori dove non si studia il latino, ma si pratica sport e discipline varie, proprio all’americana, scuole che producono muscolosi ma ignoranti (nell’accezione etimologica di ignoranza) giovanotti e giovanotte. E chi volete voi, se devo specificare ulteriormente, con dizioni politically correct.

Cito il latino e il greco perché erano e sono e dovranno continuare ad essere le discipline portanti del classico, non solo per imparare le lingue madre/ padre dell’italiano e di tutte le lingue romanze (e non solo) e del nostro linguaggio, utilizzabili per qualsiasi scopo (scusate se è poco!), ma per usufruirne ed applicare la logica, che è non solo una disciplina filosofica, ma un approccio al mondo e alla vita stessa. Senza questi studi si spalancano le porte alle intrusioni linguistiche più viete ed inutili.

Non sto affermando che, ove utile e necessario, non si debbano usare altre lingue, come l’inglese, ma non serve anglicizzare ogni momento, ogni atto e ogni decisione. Abbiamo in lingua italiana una dovizia incomparabile di termini, di sfumature, di passaggi da un campo semantico ad un altro, senza ricorre a prestiti esteri in ogni occasione. E poi eviteremmo di pronunziare all’inglese termini latini come plus, medium e media, per tacere dei brocardi e dei latinismi giuridici che avvocati senza il classico non sono in grado di citare, a beneficio della loro specifica scienza del diritto e della loro attività legale.

I salari reali scendono, dopo essere già calati del 12% in vent’anni. I lavoratori “prendono” meno mentre le imprese spendono comunque molto, perché per un euro di stipendio erogato al netto al lavoratore, il costo aziendale è di due euro e venti, più o meno. Bisognerebbe che calasse ad almeno un euro e settanta e metà della riduzione entrasse nelle tasche dei lavoratori, generando così un aumento reale medio di circa cinquecento euro netti mensili.

Le donne sono le meno incluse nel lavoro d’Europa, per ragioni varie che richiederebbero un’alleanza imprese-sindacati-governo-enti locali, capace di superare le divisioni di parte, così come per le politiche giovanili.

Il flusso dei migranti è triplicato in due o tre anni, ed è inarrestabile, se non si mettono primariamente in atto politiche e investimenti nei territori di provenienza, solidarizzando a livello internazionale il soccorso di coloro che, comunque, si mettono in viaggio, per ragioni più forti della paura di morire. Inviterei la politica e specialmente l’attuale Governo (ministro dell’interno) a non impancarsi in riflessioni antropologiche ed etiche senza senso (perché non ne sono capaci), come il pensare che la paura della morte in mare dovrebbe dissuadere dal partire chi sale su quelle carrette insicure. Che ne sappiamo noi, al comodo dei nostri livelli di vita, di ciò che pensano e sentono quelle persone?

Il ministro dello sport Abodi si sofferma criticare le espressioni delle manifestazioni pride, cogliendo l’occasione del coming out gay di un calciatore professionista. Non ha nulla di meglio da fare signor ministro?

E invece qui si parla di Santanché, di Del Mastro e di La Russa, un noioso disastro. L’on. Santanché, prima dovrebbe vergognarsi e poi dimettersi, per restituire al Governo di cui fa parte almeno un po’ di dignità che lei gli ha fatto perdere. E altrettanto dovrebbe fare l’arrogante onorevole Del Mastro. E perfino La Russa, più fascisticamente pittoresco, che capace.

La Schlein, sull’altro versante, invece di interessarsi finalmente dei temi e oggetti fondamentali della sinistra, quelli sociali, si interessa della mascolinità che per lei sarebbe devastante perché è aggressiva (il termine “aggressivo” deriva dal sintagma verbale latino ad gradior, che significa procedere avanti). Ignoranza del latino e non solo. Di contro, cara segretaria, una certa aggressività positiva aiuta nello sport e anche nella vita, con il limite invalicabile dell’aggressività verso gli altri, che non è consentita, perché immorale. Correlato al concetto di aggressività si trova quello di ambizione, che è, non solo un sentimento legittimo, ma salutare e doveroso. Ambizione del senso di procedere-in-avanti-crescendo, sempre dal latino (ab eo, vengo da), non ambizione nel senso di schiacciare-gli-altri a proprio favore.

Un disastro… che significa andare-contro-gli-astri. Contro le stelle. Astrologicamente. Oppure una catastrofe, un cataclisma, sempre, in greco, rovina e distruzione. Non apocalisse, che significa rivelazione.

ecatombe, che vuol dire strage-dei-cento-buoi, buona, però, come metafora.

Cari giornalisti e politici ignoranti.

E caro Dostoevskij, non solo la bellezza, ma anche la cultura, quasi solo la cultura, che è pensiero e sentimento, ci salverà.

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