Dov’è David Riemens? …e dov’è Filippo Turetta? Aggiornamento in tempo reale: lo hanno arrestato in Germania
Mi alzo presto la mattina, e nell’ultimo riposo intravedo qualche filmato americano, che conferma l’arte assoluta di quella nazione, il cinema. Inarrivabile: per Italia, Francia, Germania, etc.
Racconti di persone scomparse, disappeared, persone che, o hanno deciso di andare via dalla vita che conducono, da luoghi, affetti, impegni di lavoro, vite, oppure sono state uccise da qualche assassino seriale.
A volte passano settimane, mesi, anni, decenni senza che si sappia più nulla di loro. La musica èadeguata e il sottofondo narrativo coinvolgente; le storie sono originali, in quanto vere. Docu-film, detto con l’ennesimo brutto neologismo giornalistico.
A Watertown, cittadina del Tennessee persa nell’infinita campagna americana, è scomparso dal 2012 David Riemens, un uomo particolare, con cinque fratelli. Lui è un artista-muratore o al contrario un muratore-artista, dove il mestiere dell’erigere muri confina con la volontà di lasciare una traccia di sé. David usa mattoni riciclati, spesso di forma irregolare e pietre, e sassi di fiume, con cui tira su muraglie di vari colori e consistenza. Gira con il classico pick up delle campagne americane, un Ford bianco degli anni ’80, mi pare. I suoi amici sono persone come lui, lavoratori e contadini, come si usa dire, anime semplici. Li frequenta con affetto metodico: ogni giorno verso mezzodì per una birra o un caffè nell’unico locale di Watertown, che è bar e spaccio alimentare.
Guardando il filmetto mattutino viene in mente un altro film, Into the Wild, nel quale si racconta la storia di un ragazzo che decide di inoltrarsi nel grande Nord, da solo, con un semplice zaino da escursione, per vivere a contatto con la natura, accettando i rischi e e pericoli di un ambiente che, mentre la stagione volge all’inverno, diventa sempre più ostile, fino a terminare la propria esperienza morendo di freddo e di mala nutrizione dentro un vecchio bus abbandonato tra gli sterpi di una anonima campagna selvaggia.
Tra Tennessee e Michigan David si muove, e non si sa dove sia stato visto per l’ultima volta. Le cartoline che usava inviare agli amici e ai parenti, prima si sono diradate e infine sono cessate.
Puro di cuore è David, che non accetta questo mondo, senza rancore e senza improperi contro il mondo e il destino, muratore, falegname, che vive sull’albero e costruisce la casa degli hobbit, e poi si allontana senza dir nulla, né ci hanno capito qualcosa quelli che lo conoscono, se non pensare alla sua tendenza alla solitarietà, che non è una solitudine.
David non riesce a stare come noi in questo mondo e dunque se ne va, non si sa dove, come se l’anima non riusca a stare dentro un corpo robusto e temprato, lui vuole forse quasi guardarsi vivere, come nei casi di premorienza, racconto di molti.
A volte il disagio porta allo “iato” del vivere, tra il desiderio di libertà, che è insito, intrinseco, connaturale all’umano, e le costrizioni del reale, del limite, della penuria di calore, dell’incomprensione, dell’ingiustizia che urla al vento.
Forse non è il caso di David, ma è il caso di molti che vivono una malinconia inspiegabile in questi anni, malinconia che talvolta io stesso sperimento e dalla quale faccio fatica a divincolarmi.
Cosa sta succedendo? Forse l’uomo occidentale (ché l’uomo orientale vive una stagione diversa, ma in parte analoga, dove si danno eventi e storie come quella del papà di Saman Abbas, che decide la morte della figlia, oltre a molto altro), fa comunque fatica a orientarsi, dopo avere mosso la guerra contro il padre, il padrone, il prete e il professore, cioè contro l’autorità costituita, e forse ancora non ha maturato gli anticorpi per non “tornare indietro”.
E invece, a volte l’homo occidentalis “torna indietro”, ma perché non è ancora andato avanti, come Filippo Turetta, che a ventidue anni non accetta che Giulia possa decidere di sé, e la uccide, così non potrà più scegliere alcunché senza di lui, né studiare e lavorare dove vuole, né stare con un altro. Una “malattia spirituale” diffusa ancora troppo, tra i maschi occidentali, che in questo assomigliano un po’ al padre e agli zii contro-natura (la cultura che vince contro la natura, in questo caso, in senso antropologico) di Saman Abbas.
David, a differenza di Filippo, non aveva gelosie o fobie, oppure compulsioni ossessive, ma, mi pare di poter dire, che condivideva l’inquietudine del nostro tempo umano, specialmente nella dimensione esistenziale dell’uomo-maschio.
Mi guardo allo specchio e mi rivolgo a me stesso come maschio, e a tutti i miei “compagni di genere”: mettiamoci in testa che la donna può e deve decidere di sé senza chiedere il permesso a nessuno, perché vale come l’uomo-maschio e ha gli stessi diritti e la medesima dignità di essere umano!
(Aggiornamento dell’ultima ora: hanno arrestato Filippo Turetta in Germania. Ora gli auguro di poter riflettere e meditare su ciò che ha compiuto che è oramai irrimediabile, cercando di rivedere in profondo il suo sistema di valori, a partire dal rispetto assoluto dell’altra persona.
Avrà tempo per farlo.)
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