Patriottismi, dossieraggi, difesa della Madrepatria e l’aborto nella Costituzione della Repubblica Francese
Mi faccio sempre domande quando vedo comportamenti perlomeno stravaganti o poco comprensibili da parte della politica.
La prima domanda che mi pongo ora è sui “patriottismi” che vengono esibiti o negletti di questi tempi nella società politica italiana.
La destra esibisce un “patriottismo esplicito”, più chiaro in Fratelli d’Italia e particolarmente nella persona della Premier Giorgia Meloni, più ambiguo nella Lega, che resta fortemente nordista, e infine più freddino in Forza Italia, forse per il temperamento poco emotivo di Tajani, così diverso dal turbinoso fondatore carismatico di quel partito-azienda, Silvio Berlusconi.
La sinistra neglige volentieri il termine “patria”, con l’eccezione di alcune sobrie, e abbastanza rare (a differenza della consuetudine, in tema, del Presidente Carlo Azeglio Ciampi), citazioni “Presidenziali” di Sergio Mattarella, a cui anche scrissi in tema, e lui ebbe il garbo di rispondermi con firma autografa.
La “patria”, per la sinistra, in generale e in particolare per quella pidina e anche per quella grillina, ambedue abbastanza sprovviste di memoria e di cultura storica negli attuali gruppi dirigenti, eredita ancora il fastidio di un “patriottismo” evocante da tutti i pori il fascismo, anche se, ad esempio l’Anpi, che è soggetto storico della sinistra storica, conserva ancora – da qualche parte della sua editoria – il termine “Patria”, in maiuscolo, come retaggio della lotta partigiana, mentre, di contro, l’attuale “valoroso” sindaco di Bologna, compagno Lepore, mi pare abbia proposto di sostituire il termine “patriota” con “partigiano” in tutta la toponomastica cittadina, e non so se la cosa abbia avuto una (in)felice conclusione.
Non so se Lepore sia un valente filologo o uno storico contemporaneo; so, però, che tale decisione è un insulto, sia alla filologia disciplinare, sia alla storia contemporanea dell’Italia.
La sinistra preferisce a “patria” l’anodino lemma “paese”, talora preceduto dall’aggettivo dimostrativo “questo” (fossero culti, i politici di sinistra sceglierebbero l’aulico e ancora più distanziante aggettivo “codesto”), per accentuare la lontananza tra loro e l’Italia, o “territorio”, o “Repubblica”, ad presidenti reipublicae imitationem.
Tra l’altro, Madre natura insegna sempre agli esseri umani, con la sua capacità intrinseca di risparmio energetico, e costoro, anche solamente imitandola, potrebbero dire “l’Italia” in luogo di “questo paese”, risparmiando lettere, sillabe e fiato: sette lettere contro undici.
E quindi la sinistra abbandona la nobilissima parola (tutt’altro che fascista, perché storicamente classica e risorgimentale e utilizzata in innumerevoli testi di tutte le letterature specifiche, da quella narratologica a quelle sociologica ed etnografica), “Patria”, alla destra. Bravi. Vediamo altro.
Il doxing, o doxxing, è la pratica di cercare e diffondere pubblicamente online o a mezzo stampa informazioni personali e private o altri dati riguardanti una persona, di solito con intento malevolo.
Una testata giornalistica, il Domani, di proprietà dell’ing. De Benedetti, assai noto per i grandi successi mietuti (suvvia, sto scherzando), quando era top manager nel Gruppo FIAT, e già proprietario del quotidiano Repubblica, sta usufruendo di quello che comunemente si chiama “dossieraggio”, vale a dire pubblica nominativi di personaggi pubblici della politica (prevalentemente, anche se non solo, di destra), dello sport come Cristiano Ronaldo da Madeira, ora foraggiato ad abundantiam dagli emiri del Golfo, dello spettacolo, come il (non capisco perché) famoso Fedez, etc., che avrebbero suscitato l’interesse di una guardia di finanza, capace di consultare canali riservati per controllare movimenti finanziari che avrebbero destato sospetto, alla luce delle normative antimafia e antiriciclaggio. Con alle spalle un magistrato perugino particolarmente interessato alla cosa, sembra. Le indagini sono in corso e dobbiamo aspettarne gli esiti.
Se ne sta occupando, in particolare la Procura di Perugia, con il magistrato Cantone e il capo della Procura nazionale dottor Melillo. L’autore materiale della “ricerca” è un sottotenente della Guardia di Finanza: Pasquale Striano. Non un generale di Corpo d’armata, ma un ufficiale di basso rango, che ha certamente dei committenti, oltre che dei capi gerarchici. Chi ha scoperto il fatto lo sta accusando di almeno ottocento accessi (qualcuno dice che sono migliaia) abusivi alle banche dati tributarie, antiriciclaggio e dell’antimafia con il solo scopo di reperire informazioni. Ma cosa faceva il militare delle informazioni acquisite? Al momento non è stata trovata la pistola fumante: i dossier su personalità delle istituzioni o politici sono dunque solo un’ipotesi.
Oltre al militare sono indagate altre quindici persone, tra le quali: il sostituto procuratore della Direzione Nazionale Antimafia (DNA) Antonio Laudati, tre giornalisti de “Il Domani” e altre persone che avrebbero sollecitato la richiesta di informazioni. I tre giornalisti indagati, anche se non hanno ricevuto nessun avviso di garanzia, sono Giovanni Tizian, Stefano Vergine e Nello Trocchia, componenti del pool inchieste del quotidiano guidato da Emiliano Fittipaldi che oggi firma un editoriale dal titolo “Un pericoloso attacco alla libertà di stampa” dove sostiene “secondo i pm guidati da Raffaele Cantone realizzare inchieste giornalistiche con l’ausilio di carte vere ottenute da fonti giudiziarie è reato: per le fughe di notizie i giornalisti di Domani rischiano ora fino a cinque anni di carcere“.
E’ stato il Ministro della Difesa Guido Crosetto a far partire le indagini, con un esposto alla Procura di Roma. L’esposto ministeriale è stato presentato a seguito di un articolo pubblicato proprio su “Il Domani” sui compensi ricevuti per le consulenze svolte, in passato, per la società Leonardo. Non solo il Ministro è stato oggetto di attenzione da parte del quotidiano di cui è proprietario l’ing. De Benedetti, ma anche altri politici, e perfino parenti di politici, come nel caso del sempre “giustizialista” Conte Giuseppe, presidente del Movimento 5 Stelle. Si potrebbe dire: quasi una nemesi.
Altri nomi persone “spiate”: il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro, Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente, e Adolfo Urso, Ministro delle Attività produttive, insieme a Marta Fascina, parlamentare e compagna di Silvio Berlusconi, gli ex presidenti del Consiglio Giuseppe Conte e Matteo Renzi, i sottosegretari Andrea Delmastro e Giovanbattista Fazzolari, ma anche Fedez, Cristiano Ronaldo e Massimiliano Allegri.
“Consideriamo doveroso richiedere di valutare, con l’urgenza del caso, l’opportunità di disporre l’audizione degli scriventi al fine di rendere, nei limiti e secondo le forme consentite dalla legge, le informazioni sulle vicende relative al cd. dossieraggio di esponenti politici e del mondo economico necessarie alle valutazioni riservate a ciascuna di codeste Istituzioni“. Questo è il testo della lettera con cui il Procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, e il Procuratore della Repubblica di Perugia, Raffaele Cantone, chiedono al Consiglio Superiore della Magistratura, al Presidente della Commissione parlamentare Antimafia e al Presidente del Copasir, di essere auditi, nell’ambito dell’inchiesta sul dossieraggio di politici, ministri e cosiddetti v.i.p..
“Una vergogna di stampo sovietico“, le parole del vicepremier Matteo Salvini, cui consiglierei di completare il paragone con l’attuale Russai del suo buon amico Wladimir, che ha continuato come segue, trovandosi a Genova, ospite del governatore ligure Giovanni Toti, che sarebbe tra gli “spiati”: “vergognose le ricostruzioni che danno pezzi di Stato che lavorano contro altri pezzi di Stato, ascoltando, spiando, dossierando, anche qualcuno che è seduto qui in sala“.
Mentre Matteo Renzi afferma: “A proposito di rapporti tra mondo dell’informazione e giustizia, emergono particolari preoccupanti su un presunto dossieraggio ai danni di avversari politici. Quello che mi colpisce è che io denunciai subito quello che avvenne a me nel novembre 2019 ma la Procura di Firenze – stranamente – archiviò la mia denuncia. Oggi invece si scopre che c’era un sistema perverso: ho spiegato al Tg1 ieri che spiare i cittadini è illegale, spiare gli avversari politici è roba da dittatura sudamericana“.
Dell’inchiesta “non posso parlare da esponente del Copasir, ma da parlamentare sono profondamente indignato da questi dossieraggi: è una roba indecente, che mina la democrazia“. Lo dice, intervistato da La Stampa, il deputato e responsabile Organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli.
“Non ci si può fermare ai funzionari infedeli nella Guardia di finanza o in procura, bisogna chiarire chi sono i mandanti, a partire da chi ha pubblicato quella spazzatura. Guarda caso, solo il materiale utile ad attaccare esponenti di centro destra“, sottolinea.
Tommaso Foti, usuale portavoce del Partito della premier, che a me dà solitamente fastidio per i suoi modi eccessivamente assertivi e la gran sicumera militante: “Gran parte delle persone scrutate appartengono al centrodestra,e l’attività è stata serrata prima delle elezioni e prima della costituzione del governo. Sono vicende che non avrebbe mai dovuto verificarsi. Mi pare comunque chiaro che l’obiettivo fosse quello di spiare la vita di personalità del mondo politico, e non solo. L’intento evidente è quello di utilizzare tali informazioni in modo opaco“. Quanto ai giornalisti, “in ogni attività, gli atti devono essere guidati dalla deontologia. Ma qui, i limiti della deontologia mi pare siano superati del tutto“, conclude Foti.
La mia sorpresa su questa faccenda è la quasi solidarietà di Schlein con le posizioni governative, forse per voler tentare di non essere comunque sempre pregiudizialmente contraria a ogni iniziativa della maggioranza di governo. Un momento quasi bipartizan, fors’anche patriottico, come nel tema che segue.
Questo argumentum riguarda le attività militari di difesa degli interessi nazionali che la Marina militare ha iniziato a portare avanti nel Mar Rosso.
Considerando l’art. 11 della Costituzione della Repubblica, che riporto di seguito
“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” (…).
Il voto alla Camera dei deputati ha visto l’adesione dei partiti di Governo, di Azione (Calenda), di Italia VIva (Renzi) e del PD (salvo quattro astenuti), i 5S hanno votato a favore, tra molti se e ma, e i Verdi Sinistra del pelandra Bonelli e dell’intellettuale Frato-Ianni hanno votato contro.
Ma, la legittima difesa è un concetto giuridico-morale chiaro per certuni, oppure se ti aggrediscono, o aggrediscono un tuo caro, sempre per costoro, dovresti neanche ripararti, anzi, addirittura dovresti dire “picchiate picchiate che me lo merito, anzi, uccidetemi, orsù, perché ci sono stati i generali Graziani e Badoglio, e il colonnello De Cristoforis, colonialisti italiani, inviati da Crispi e Mussolini, per cui almeno per cent’anni dovremmo evitare di difenderci, per pareggiare i conti“.
Aspides, hanno chiamato questo impegno di difesa militare, come una delle tre vipere presenti in Italia. Non è male come scelta.
E’ chiaro che chi non aderisce al voto positivo esprime la seguente posizione: gli Houthi o chiunque altro voglia bombardare navi e convogli italiani ed esteri lo può fare perché ha diritto di farlo.
Folle? no, stupido, incomprensibile, se non alla luce di un’ignavia vigliacca e codarda.
E qui, direi che l’assoluta regola di ingaggio difensiva potrebbe essere leggermente modificata, in un momento storico nel quale non si dichiarano le guerre, ma semplicemente si fanno, per cui potrebbe anche non essere eticamente peregrino colpire prima chi ti vuol colpire dopo, come fanno USA e Regno Unito. L’Italia no, non lo fa, in ragione dell’art. 11 della Costituzione. Siamo sicuri che vada bene così? Lo scrivo a costo di sembrare un guerrafondaio di ritorno, cosa che non sono.
Ultimo tema: la Francia ha inserito nella Costituzione Repubblicana il diritto di aborto. In Italia esiste dal 1979 la Legge 194 per regolamentare l’interruzione di gravidanza e la tutela della maternità responsabile.
Riservandomi di parlarne più diffusamente in un post interamente dedicato al tema, che è impegnativo sotto vari profili, da quello etico a quello socio-politico e demografico, in questa sede non aggiungo altro.
Ah, dimenticavo: forse una delle ragioni per cui pare che la stupidità stia in generale devastando intelligenze e coscienze sta nel fatto che molto di ciò che viene diffuso, essendo improntato alla cultura (per modo di dire) woke e politically correct, sollecita tentazioni di una specie di rifascistizzazione reattiva degli utenti-cittadini, e perfino scelte politicamente scorrettissime, come il putinismo, appunto, per reazione alla stupidità con altrettanta, anche se non altrettale stupidità.
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