Del “vuoto” e/o del “nulla”, del “parkour” metropolitano, come esercizio-limite, e della “Sequenza di Fibonacci” (forse che c’entrano tra loro questi tre “oggetti concettuali”? e se sì, in quale modo?)
Più di trecent’anni fa, Evangelista Torricelli prima e Blaise Pascal successivamente, hanno mostrato l’esistenza del vuoto pneumatico nella fisica dei corpi, mentre gli antichi filosofi epistemologi, più o meno fino agli esperimenti dei due sopra citati, credevano e insegnavano che una sostanza, l’etere, pervadesse il vuoto, mentre invece l’etere non esiste, come si è capito dopo.
Tant’è che si definisce “etereo” un qualcosa di estremamente sfuggente, vago, vacuo (vacuum, cioè vuoto).
La fisica contemporanea delle particelle, da Einstein e Heinsenberg a Bohr, Dirac, Schroedinger, etc., in poi, ci sta insegnando che, non solo vi è il vuoto (forse riempito dall’antimateria, finora ipotizzata solo da equazioni di fisica teorica), ma che sono “vuote” la… maggior parte delle cose-piene, cioè i pianeti, le stelle, i corpi umani, i vegetali, gli esseri senzienti animali, ogni altro eventuale “regno della realtà”, etc., e tutto ciò che costituisce questi corpi, gli atomi. E il vuoto è concepito come nulla.
Ben lungi dall’essere ciò che l’etimologia greca imporrebbe che fossero, gli atomi (da à-tomos, dal verbo a-tomào, non-divido, vale a dire non-divisibile) sono, eccome, divisibili in particelle sempre più piccole, fino a elementi come il gluoni, i muoni, i bosoni (quello di Higgs in particolare), etc., ma (e qui sta il tema contro-intuitivo), tra un elemento e l’altro c’è uno spazio immenso.
Un esempio: tra il nucleo protonico di un atomo e gli elettroni che lo circumnavigano con regolari ellissoidi c’è uno spazio proporzionato a un pallone di football (il protone) vs un campo di calcio, ai cui vertici sono poste le bandierine (gli elettroni). Il vuoto, dunque, prevale alla grande sul pieno (pallone, bandierine) Ma allora, perché constatiamo la solidità e l’impenetrabilità dei corpi fisici?
Di contro, sto pensando alla salda e continua bellezza del corpo di una donna… se fosse vuota come mi potrebbe dare “quelle” (sì, proprio “quelle”, e più non vi dirò, cari lettori) sensazioni?
Ma c’è la gravità, questa forza universale che avvicina gli elementi e li rende compatti, almeno alla vista, anzi ai sensi umani.
Si può dire altrettanto se si passa a esaminare il mondo e l’uomo stesso sotto il profilo filosofico, metafisico o logico?
Se in fisica, come hanno mostrato gli studiosi contemporanei sopra citati, si può dare il “nulla” cosmico, nel senso che tra i corpi non vi sono sostanze tangibili, ma solo forze invisibili, come la gravità e l’elettromagnetismo, volgendo lo sguardo metà tà phisikà, cioè oltre-la-fisica, come Aristotele definiva tutto ciò che non era corporeo, possiamo affermare che il “nulla” nel senso delle scienze fisiche (Naturwisseschaften, come le chiamava Wilhelm Dilthey), biologia e fisica in primis, con le epistemologie da questa subalternate (ad e. la geologia, l’antropologia fisica, etc.), esiste, mentre in metafisica ciò (il nulla) si può dire e dare, poiché le nozioni di essere, di essenza e anche di ente, possono essere attribuite anche a ciò-che-come-corpo-fisico-è-nulla, ma – invece – sostanzialmente è comunque “qualcosa”, come lo sono le forze gravitazionali o elettromagnetiche.
In metafisica si può dire che la gravità è un “ente”, cioè un soggetto di cui nel linguaggio umano si possiede il concetto; si può dire che la gravità ha una “essenza”, in quanto la sua modalità operativa si manifesta attraverso processi fisici esprimibili con equazioni matematiche; si può dire che la gravità possiede un “essere”, mediante il quale la sua essenza di forza cosmica si manifesta. E questo, come si può constatare, può darsi, se si usano il linguaggio e il lessico della metafisica, per la quale il nulla esiste.
Anche in logica (disciplina filosofica per certi aspetti, come il processo conoscitivo, affine alla matematica) si può affermare che il “nulla” si può dare, poiché ex-siste, c’è, si usa e si manifesta comunicandolo con un lemma condiviso nelle lingue umane, appunto: “nulla”. La parola “nulla” è lògos, quindi logica.
Del “nulla”, dunque, si può affermare che esiste o non-esiste a seconda della prospettiva epistemologica che si applica al termine. Si tratta di uno dei casi in cui la contro-intuizione deduttiva abbisogna dell’intuizione immediata di un principio primo della realtà, nonché degli strumenti cognitivi che l’uomo ha elaborato nel corso del tempo.
Il parkour
Il parkour è una attività ludico-sportiva praticata da adolescenti e da giovani negli spazi cittadini, consistente nel superare ostacoli architettonici di vario tipo con volteggi, salti e altre acrobazie.
Che cosa può dirci sotto il profilo psicologico la scelta di tanti ragazzi di dedicarsi a questo pericoloso esercizio nelle aree metropolitane? Qualcosa certamente in generale ci dice e poi, particolarmente, sotto il profilo soggettivo.
In generale, mi pare si possa affermare che il parkour rappresenta una sorta di riappropriazione di uno spazio urbano spesso reso anonimo dagli edifici e dall’urbanistica. I ragazzi, che hanno i mezzi fisici e il coraggio per saltare giù da un muro o da un edificio all’altro, sfidano la gravità con le capacità muscolari e atletiche del proprio corpo, rasentando pericoli oggettivi, e assumendosi dunque rischi personali che a volte, osservando i molti video presenti sul web, sono obiettivamente ai limiti delle possibilità umane. E qui entra in campo la soggettività individuale che nessun altro (estraneo al soggetto) conosce.
La sequenza di Leonardo Fibonacci
In matematica, la successione di Fibonacci è una successione di numeri interi in cui ciascun numero è la somma dei due precedenti, ad e.: 1-2-3-5-8-13-21 etc., eccetto i primi due che sono, per definizione, 0 e 1. Ricordo che, stupendomi, mia figlia, ancora in seconda media, intuì la serie dopo che io gli avevo dato i primi tre numeri 1-2-3.
Perché giustapporre il tema del nulla con quello del parkour e quello della Serie di Fibonacci?
Si può individuare una sorta di filo rosso che li collega e se sì, quale è, come funziona?
A mio parere sì, i tre temi sono correlati, perché trattano dei confini, ovvero di limiti esemplificativi della conoscenza e della vita umane.
Il tema del nulla sta al parkour come limitazione, oltre la quale vi è il nulla, ossia (anche) la morte, per chi azzarda troppo. E la morte, se restiamo nell’ambito della fisica e della chimica naturali, è una forma di “nulla”, ovvero di nientificazione dell’io-sé-persona-individuo-umano (che forse talvolta presume troppo di sé), pur permanendo, dopo la morte, un’entità mutevole di carattere fisico-chimico.
Il tema del nulla sta alla Serie di Fibonacci, a mio avviso, poiché all’inizio e alla fine della spirale logaritmica della serie stessa vi è il nulla, come termine fisico e logico, che dà (o può dare) inizio a una nuova serie, come si può constatare in molte piante e fiori.
E dunque, questi concetti possono aiutarci a riflettere su come la realtà del mondo e dell’uomo sia sempre infinitamente ricca di collegamenti e di riferimenti che si intersecano – essendo reciprocamente in relazione – dando senso e significato a ogni prospettiva della conoscenza naturale e della ricerca scientifica e filosofica, che l’uomo sviluppa fino dalle origini della sua presenza sulla Terra, in quanto provvisto dell’uso di ragione.
Mente, intellectus rationeque instructus. In limite suo.
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