Il Natisone, fiume e torrente, bellissimo, pericoloso e potenzialmente tragico, quando non lo si conosce
Il Natisone (Nadison in friulano, Nediža in dialetto sloveno locale, Nadiža in sloveno) è un fiume del Friuli, principale tributario del fiume Torre dove confluisce dopo aver percorso una sessantina di chilometri, ed è un sub-affluente dell’Isonzo, e dà il nome al territorio delle Valli del Natisone, formato dal bacino del fiume, dal confine con la Slovenia fino alla frazione di Ponte San Quirino, e dalle valli dei suoi tre principali affluenti (Alberone, Cosizza ed Erbezzo).
(Il Natisone a Premariacco)
Il toponimo veniva menzionato già in epoca classica (“Natisa” in Naturalis Historia libro III, capitolo 126, di Plinio il Vecchio) e, successivamente, in epoca longobarda in Historia Langobardorum libro V, capitolo 23, di Paolo Diacono, nella parte in cui viene descritta la battaglia tra il duca longobardo Vettari e le milizie slave avvenuta nell’anno 670 (“non longe a Foroiuli….ad ponte Natisonis fluminis“). L’origine si suppone risalga al latino “natare” ossia nuotare o scorrere.
(Il Natisone quando viene la “montana”, sempre a Premariacco)
Il Natisone nasce in Italia, a 415 metri di quota, nelle vicinanze di Prossenicco, frazione di Taipana, al confine tra il Friuli Venezia Giulia e la Solvenia e deriva dalla confluenza del Rio Bianco e del Rio Nero che scendono dalle falde del Monte Maggiore e dal Gabrovig. Per un tratto segna il confine dell’Italia e, poco dopo aver ricevuto le acque dei torrenti Namlen e Jamnik, entra e continua il suo percorso in territorio sloveno lambendo gli insediamenti di Bergogna, Longo, Podibela, Boreana, Creda e Robic del comune di Kobarid-Caporetto (di guerresche tragiche italiche memorie).
Dopo avervi percorso circa 10 km rientra in Italia nei pressi di Stupizza e comincia a scorrere nella Val Natisone. Riceve quindi i contributi delle sorgenti Poiana, Arpit e Naklanz, di alcuni torrentelli quali il Jauarščak, il Tarčešnjak, e lo Zejac, ed a Ponte san Quirino, del torrente Azzida (che è formato dall’unione dell’Alberone, del Cosizza e dell’Erbezzo, torrenti che danno il nome alle altre tre valli del comprensorio).
In questa zona, il Natisone è caratterizzato dalla notevole erosione dell’alveo che dà luogo a vere e proprie forre nei pressi delle frazioni di Vernasso e Ponte San Quirino. Lungo il suo corso italiano, il Natisone attraversa i comuni di Pulfero, San Pietro al Natisone, Cividale del Friuli, Premariacco, Manzano, San Giovanni al Natisone, e confluisce nel Torre nei pressi di Triviognano Udinese.
Il racconto geografico termina qui.
La portata minima del fiume è di 0,8-2,50 metri cubi al secondo, ma è soggetto, nei periodi piovosi, a piene improvvise e, a volte, notevoli che di rado producono danni proprio per la notevole altezza delle rive. La portata media può essere indicata in 4 metri cubi al secondo, mentre quelle primaverile/autunnale in 6-8 metri cubi al secondo.
Nei giorni scorsi, dopo le violentissime piogge che si sono registrate, in pochi minuti la portata è cresciuta fino a oltre 200 metri cubi al secondo, un’ondata improvvisa che ha travolto ogni cosa che si trovasse entro l’alveo.
Tra cui i tre ragazzi di cui, al momento, non vi sono tracce.
Le due ragazze e il ragazzo, che si erano portati su una spiaggetta ghiaiosa, all’improvviso si sono visti circondare da un’imponente ondata limacciosa (che contrasto con l’usuale colore smeraldino del bellissimo fiume!), hanno provato a resistere, si è cercato di salvarli con delle funi, ma sono stati travolti.
Quando lo ho saputo, dolore e preoccupazione per tre sconosciuti, futuro del mondo, nel loro piccolo, mi hanno colpito. Ma anche un paio di pensieri, legati alla mia curiosità e conoscenza geografica (sempre avuta), anche del Natisone, ma soprattutto alla mia esperienza diretta di questo fiume.
In gioventù, avevo una ventina d’anni, già esperto del grande Tagliamento, altro fiume a regime torrentizio, ma di dimensioni ciclopiche rispetto al Natisone (l’alveo del Tagliamento all’altezza di Codroipo è di un chilometro! il maggiore d’Italia assieme a quelli del Po e del Ticino).
In quegli anni andammo anche a nuotare, noi amici delle gite natatorie estive sul Tagliamento, tre o quattro volte anche nel Natisone, proprio a Premariacco, nei pressi del Ponte Romano, dove sono stati ghermiti dalle acque turbinose i tre ragazzi.
Noi, in quegli anni, non avevamo internet e cellulari, e se si viaggiava non si guardava il telefonino, ma il paesaggio. Sapevamo.
Ai tempi attuali, invece, le persone, soprattutto i giovani, vanno in gita, e prima di guardare l’ambiente dove si trovano fanno fotografie da mettere nei social per far vedere dove sono andati, e a volte poi quasi si dimenticano di guardare la realtà del paesaggio e dei luoghi che fotografano.
Qualcuno invita sui media a non criticare, a non prendercela con questi tre sventurati, no, non critichiamoli oggi, sono d’accordo, ma riflettere su come di questi tempi ci si rapporta alla natura, soprattutto in età giovanile, è utile, necessario.
Un amico, esperto di comunicazione sociale, mi scrive già di avere litigato con un suo amico che avrebbe esclamato “se la sono meritata”, rispondendogli un fermo “no!”. Certamente no, e però, gli ho risposto: “questo evento significa che le ultime generazioni mediano la realtà con la telematica e questo pone problemi enormi“.
Non conosciamo (dico in generale) la natura, e magari poi diciamo o leggiamo titoli di questo genere: “Montagna assassina” oppure “Fiume crudele”. No, la natura è terribile di suo, se vogliamo utilizzare un aggettivo antropomorfo, quando agisce con terremoti, maremoti, alluvioni e via dicendo, fenomeni di cui in parte siamo colpevoli generatori come esseri umani con i nostri comportamenti, ma lo è ancora di più se non la conosciamo, se la guardiamo come una cartolina.
Infatti, è anche diffuso un orrendo e assai stupido modo di dire, per rappresentare un bel paesaggio: “Paesaggio da cartolina”. Ma come? paesaggio da cartolina? Non paesaggio della Natura creata da Dio (Genesi 1)? della natura naturata (direbbe Descartes)? della Natura sive Deus, o al contrario Deus sive Natura (direbbe ancora Baruch de Espinoza)? della natura di cui noi umani facciamo parte integrante?
Suvvia!
Spero che più di qualche giovane lettore dia uno sguardo a queste mie righe amare… mentre comunque continuo a sperare in bene per i tre ragazzi. (Come si sa le due ragazze sono state trovate, decedute, il ragazzo ancora no)
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