Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Gareth Southgate è un vero gentiluomo… cari lettori, me ne trovate uno tra i dirigenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio?

dimanda rettorica, anzicheno.

Io non ne vedo alcuno, a partire dall’illustre signor presidente Gravina.

Il gentiluomo, come propone Treccani, è “Uomo che rivela signorilità e distinzione, estrema correttezza e lealtà nei rapporti umani e sociali.”. Ecco.

(Gareth Southgate)

Ne ho individuato uno: Gareth Southgate. Il Commissario Tecnico della nazionale inglese di football si è dimesso dopo la meritata sconfitta con la Spagna. L’Inghilterra a mio avviso sarebbe dovuta uscire agli ottavi con la Slovacchia, visto che perdeva 1 a 0 al 95° minuto. Ma la partita finisce quando arbitro fischia tre volte, diceva saggiamente il grande Vujadin Boskov, che ne aveva una per ogni situazione calcistica ed esistenziale.

Un’altra sua massima, simile alla precedente era la seguente, che utilizzava per rispondere a chi gli chiedeva quando si configurasse veramente un calcio di rigore, in tempi che non prevedevano la V.A.R. (Video Assistance Referee): “Rigore è quando arbitro fischia rigore“. Più lapalissianamente coerente di così, è impossibile. Per Boskov non c’erano rigori e “rigorini”, ma solo rigori decisi da un’autorità superiore. Anche questo mostra la sua ortodossia cristiana che crede nel Cristo Pantocratore, Creatore del mondo.

In fondo, se vogliamo attualizzare, la ragione per cui Putin (che non è un gentiluomo) ha in mano la Russia, nonostante sia l’uomo che è, è la medesima. E fu altrettanto per Pietro Romanov il Grande (che era un gentiluomo crudele, come usava allora e ancora oggi) e per Giuseppe Stalin (che non era un gentiluomo).

Era invece un gentiluomo Boskov, uomo della Serbia profonda del destino e della lotta? A mio avviso sì, come il suo collega Southgate.

Invece, i dirigenti della Federazione Italiana Giuoco Calcio, dopo la pessima figura fatta in Germania, si sono ben guardati dal dimettersi, imitando il peggio della storia calcistica federale italiana, come – ad esempio – ai tempi della gestione Sordillo-Bearzot2, quando nel 1986 portarono in Messico un’Italia indecente, che uscì agli ottavi con la Francia di Platini. Perfino Tavecchio ha avuto più dignità, dimettendosi dopo il primo dei due ultimi fallimenti mondiali contro la Svezia, C.T. Ventura.

Ora si capisce abbastanza anche delle ragioni per cui un uomo intelligente e professionista capace come Roberto Mancini se n’è andato a Ryiad.

La “gentilomeria” non si compra un tanto al chilo, esattamente come l’eleganza (cf. mio post precedente), perché la si costruisce con un atteggiamento verso la vita che escluda innanzitutto la superbia, il caput vitiorum, il principe dei vizi, che tutti gli altri si porta dietro. E in subordine escluda la vanità: sì, perché i superbi sono anche vanesi. Ridicolmente vanesi.

Chiarisco ancora: il “gentiluomo” non è un cicisbeo da baciamano, come si potrebbe pensare (cf. recente mio post sulla marchesa Cristina Trivulzio di Belgiojoso), ma un uomo di carattere forte e orgoglioso, capace di indignazione. Ad esempio, restando nel semplice mondo del calcio, anche se tale paragone potrebbe apparire improprio, a parere mio un gentiluomo è Gennaro Gattuso, come lo era Gigi Riva, lo erano Giovanni Rivera da Alessandria (tutt’altro che un “abatino”, caro Gioan Brerafucarlo!) e i Mazzola (Valentino e suo figlio Alessandro), e non pochi altri del calcio classico, indimenticabile. Lo erano Bobby Charlton e Bobby Moore, leader di un’Inghilterra che meritò (nonostante il goal fasullo di Geoffrey Hurst) di vincere il lontanissimo Campionato del mondo del 1966 giocato in casa.

Vediamo le seguenti virtù già sopra riportate: signorilità e distinzione, estrema correttezza e lealtà nei rapporti umani e sociali. provo ad esemplificare esaminando una sola persona tra quelle citate: Gennaro “Rino” Gattuso.

Signorilità: cioè garbo formale-sostanziale sincero. Ecco, sincero: Gennaro Gattuso, pur parlando un italiano con accento calabrese e indulgendo a volte a lessici burbanzosi e spicci, è sincero, e quindi è un gentiluomo.

Distinzione: termine che significa essere in grado di mostrare agli altri la propria differenza in qualità umana. Gennaro era distinguibile in campo per la sua estrema dedizione alla causa della sua squadra, i Rangers di Glasgow (dove lo obbligò ad andare il padre, Rino diciassettenne, per farsi le ossa in Inghilterra, visto che l’ingaggio del primo anno era superiore a tutto il denaro guadagnato nella vita dal signor Gattuso senior), il Milan o la Nazionale italiana che fossero.

Estrema correttezza: vale a dire stare in mezzo agli altri rispettandoli sempre. Gennaro non fu mai sanzionato per falli sleali verso gli avversari, ma solo per falli di determinazione e durezza maschia nel suo giuoco. Nessuno lo ricorda con astio, e questo lo attesta.

Lealtà nei rapporti interpersonali e sociali: si tratta di una virtù fondamentale che qualifica la relazione inter-soggettiva e tra i gruppi umani. Essa vale per ogni contesto o situazione, che sia organizzata come una squadra di football, o meno, come può essere la folla di uno stadio, e viene governata dall’intelligenza individuale.

Si può essere “gentiluomini” o meno in ogni ambito umano, oppure non esserlo.

Di contro, il presidente attuale della Figc ha i tratti del gentiluomo, visto il suo comportamento? No, e ciò è confermato – un po’ lombrosianamente – dal profilo un po’ grifagno (copyrigt del mio amico Claudio, insigne storico e osservatore della realtà sociale, tutta).

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