Le “MACRONIADI”. Avverto il mio gentil lettore che questo è un pezzo abbastanza malmostoso, per cui può anche evitare di leggerlo. Sono state “Macroniadi”, più che Olimpiadi, peccato per la Senna, fiume inadatto che secondo Macron, la sindaca Hidalgo e c. avrebbe dovuto ospitare gare regolari. E allora: “grandeur” o “méchanceté” (modestia, meschinità…) in questa Francia olimpica? E infine: è possibile che ogni cinque parole i commentatori non riescano a dire che “emozioni, sei emozionato/ a, emozione totale, andiamo a emozionarci”, etc., solo e solamente “emozioni”? Sì, è possibile, perché un lessico assai impoverito e la cultura media delle persone ha oramai introiettato che “tutto è emozione”, MA NON E’ VERO!!! C’è anche il PENSIERO, la RIFLESSIONE, l’INTELLIGENZA, la RAGIONE, l’UOMO e la DONNA TOTALI, che NON SONO SOLO EMOZIONI, parbleu! Un tanto non solo per l’autorità di ARISTOTELE, di EPITTETO, maestro stoico, di KANT, ma anche perché ne è è convinta un’eroina della vittoria nel volley donne, CATERINA BOSETTI, la quale ha affermato coram populo: “CE L’ABBIAMO FATTA PERCHE’ ABBIAMO ZITTITO LE NOSTRE EMOZIONI”, ecco, vivaddio!!!
Olimpiadi perse dall’Italia per la dabbenaggine grillina, perché si sarebbero potute tenere a Roma.
Ho iniziato a scrivere il testo all’inizio dei Giochi, ma lo completerò (lo ho completato), ovviamente, e lo pubblicherò (lo ho pubblicato) ad Olimpiadi ultimate, lo dico subito, con sentimenti misti tra rabbia, delusione ed entusiasmo per gli Italiani e le Italiane combattenti, e anche per l’insieme di fatti che hanno costituito i Giochi Olimpici di Parigi del 2024. E ancora di più per l’organizzazione e le sue molte – parlando eufemisticamente – stranezze. Tuttavia confermo che Parigi mi piace molto e la Francia pure, nonostante mi sovvengano spontanee diverse avversative (ma, però).
Propongo, per iniziare, alcune immagini – tra molte altre – dei “nostri”: quella di Massimo Stano, oro nella marcia 20 km a Tokio nel 2020/2021, e bravissimo quarto a Parigi con una caviglia malconcia. veramente ammirevole per stoicismo e senso morale della gara. Un’altra riguarda la pugile, Angela Carini, che ha combattuto contro una intersex testosteronica, Imane Khelif, segaligna e senza seno come un maschio deve essere, e ha abbandonato l’incontro. E nessuno faccia finta di stracciarsi le vesti, mentre giornalai e opinionisti insinuano che Angela Carini sia una furbacchiona, non una a cui stavano spaccando la faccia. Forte l’algerina che è arrivata vittoriosa fino alla fine del torneo.
Un’altra bruttura è stato il mantenimento per giorni e giorni in tv della notizia del risultato di Simona Quadarella, che è arrivata “solo” quarta, sia nei 1500 sia negli 800 stile libero, ma negli 800 con record italiano. Cosa deve fare di più, se la Kathy Ledecki è più forte? Ma come si permette chi redige le didascalie di quella tv (Rai 24 canale 48) di insistere su quell’avverbio “solo”? Vada lui (o lei) in piscina al posto di Simona, che si allena, da quindici anni, ogni giorno per otto ore e che ha già vinto per la bandiera italiana mondiali ed europei!
Differenze qualitative anche nei cronisti: dai mediocri “tifosi” di ciclismo, more solito “pogaciarian-bettioliani” (orribile ossimoro!) i signori Pancani (Francesco) e Rizzato, e, di contro al troppo bravissimo (non si dice, ma lo scrivo, e scriverò di lui più avanti) Franco Bragagna, l’uomo dell’atletica. Nella gara di ciclismo su strada vinta dal meraviglioso Remko Evenepoel (poi franco vincitore anche della gara a cronometro), che non è un “marziano” o un “fenomeno”, ma è solo il più forte di tutti i presenti, noto il solito incomprensibile citare e citare e citare tal Bettiol da parte dei due cronisti italiani, il raiparlante dalle vocali strascicate a fondo parola come fanno i ragazzini, Rizzato, e il bleso noiosissimo ex non-campione Cassani: questo corridore, il Bettiol, tecnicamente e come palmarès collocabile ai confini della mediocritas, è forse il rappresentante più insigne dei sopravvalutati e perciò forse è il principe degli “scarsi”. Non fosse tanto idiotamente sopravvalutato potrei essere più indulgente con lui.
Nell’escherichia coli della Senna ha nuotato Ginevra Taddeucci, per 10 km, e ha vinto il bronzo e, speriamo, nient’altro.
Una vergogna assoluta è stata la vicenda della squadra italiana di pallanuoto. Un arbitro, non capiamo se comprato o indecente, ha tolto un goal regolare a Condemi, attribuendogli un fallo “per violenza” su un avversario ungherese. Come si fa a fermare un braccio che va a colpire una palla se oltre la palla c’è un avversario inevitabile? L’Italia ha perso la possibilità di andare avanti fino all’oro, perché poi ha perso ai rigori con l’Ungheria, dopo che Condemi era stato punito con quattro minuti di sospensione. Una delle vergogne anti sportive e anti italiane delle “Macroniadi”. Bene han fatto i nostri prodi pallanotisti a mostrare le terga agli arbitri quando sono stati presentati per le gare d’onore. Annotazione: il signor Malagò, presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano, ha disapprovato il gesto dei pallanotisti, dicendo “sono dei professionisti“… e allora? chiedo io. Forse che dei professionisti non possono esprimere chiaramente la loro disapprovazione? E soprattutto chissenefrega dell’opinione di questo signore, che se non fosse il titolo che ha, che cosa sarebbe?
Un’altra cosa senza senso: le ovvietà degli intervistatori, tra cui l’insopportabile domanda di Elisabetta Caporale a Larissa Iapichino: “Forse questa volta non avevi gli occhi di tigre?” …e la ventenne risponde: “sono stata scema“. Splendido. Assai scema la domanda retorica, piuttosto!
E Bragagna, Franco, pur competentissimo di atletica leggera, è il campione dei “parlanti-sopra”: chiunque gli capiti a tiro non riesce a dire più di tre parole, perché la frase la completa il Bragagna, insopportabilmente forse vittima di una sindromica Ganser (mi sembra). Lui, se non chiosa, commenta, oppure completa, oppure contesta, oppure aggiunge, oppure sostituisce. Ripeto, per me insopportabile. Hovvìa, datti una calmata, uomo! Ho provato ad ascoltarlo durante la maratona donne ed ho durato molta molta fatica ad arrivare fino in fondo.
Patetici, lui e altri, quando commentano qualche sguardo dal drone sulla capitale in questo modo: “Ecco, questa è la cartolina di Parigi“. Ma no! Che scoperta. Non sanno che dire “paesaggio da cartolina” dà la possibilità di vincere il campionato del mondo delle banalità? Informiamoli, dai.
(la Defense, dove si sono tenute le gare di nuoto e di pallanuoto)
Le Olimpiadi del 2024, che come Italiani avremmo potuto ospitare a Roma, perdute solo per l’insipienza del Movimento 5 Stelle che un decennio fa governava l’Urbe con la miserrima sindaca Raggi, e a livello nazionale era gestito da due clamorosi campioni di inettitudine, presunzione e dannosità come Di Maio e Di Battista, ispirati dal comic-water Grillo, sono state un’occasione per mettere un po’ la sordina alle difficoltà politiche assai ingenti di Macron e c., di cui non ha proficuamente approfittato la nostra ingenua capa del Governo Meloni, nel dibattito europeo.
Ora vedremo che cosa succederà in ambito politico con l’ipotesi di governo che l’uomo dei Rotschild riuscirà a varare. La Francia e il suo Presidente vogliono sempre essere “capi” del mondo (o almeno uno dei capi), un po’ come l’Inghilterra, ma quei tempi sono finiti da un pezzo, anche se gli echi della grandeur stanno ancora vagolando qua e là, in nome della deterrenza nucleare e dell’appartenenza de jure al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La ex Repubblica petainiana più la Francia occupata da Hitler, sì nel Consiglio di Sicurezza, la Repubblica Sociale italiana più il regno badogliesco, no. Credo che il maggior nemico di questo riconoscimento all’Italia combattente sia stato Winston-sigaro-Churchill, un razzista massacratore di indiani e africani, peraltro discreto, se non buon “amico” di Mussolini, con il quale intrattenne un robusto epistolario. Churchill, che definiva l’Italia “ventre molle dell’Europa”.
La cerimonia di apertura. Parto dalla vetta di una stupida abiezione nel cui crogiuolo mefitico si sono trastullati i Francesi: la “interpretazione” dell’Ultima Cena leonardesca, che presentava una sorta di “regina queer” al posto del Maestro nazareno. Oltre al “moto primo primo” (termine “scolastico” per dire moto d’ira) costituito da un breve conato di vomito, mi ha preso un senso di desolazione per il livello culturale ispirativo dell’immagine. Ho ascoltato il cosiddetto “direttore artistico” dell’evento, di cui non ho registrato il nome, che mi è parso provenire dalla suburra del culturame woke, lgbtq+ più vieto e narcisisticamente invalido, brutto.
La scelta di far sfilare sulla Senna i barconi ospitanti le delegazioni nazionali degli atleti sotto una pioggia battente, è stata la seconda macro (evoca “qualcuno” questo grecismo?)-idiozia, sintomo ed effetto – nel contempo – di imbecillità pervadente questa pure sempre grande Nazione. Non è colpa dei Francesi, che in generale sono un popolo nobile, virtuoso e difettoso quant’altro popolo del mondo, ma la responsabilità negativa è tutta delle élite che guidano governo e strutture contornanti.
Arbitraggi: non è dimenticabile, tra altri e altre evidentemente incompetenti, la signora Babiuk, spiacevolissima contadina transilvana, che ha “fatto fuori” la nostra brava e bella Odette Giuffrida, fortissima judoka. Perché l’abbia fatta fuori non è noto. Ciò che si poteva osservare nella suddetta arbitra (si può dire “arbitra”, vero?) è la grinta ossessiva e ottusa nello sguardo fiso (“ebbene, sì, “fiso”) e torpido. Se la incontrassi la guarderei con inorridita sufficienza. Io penso, senza sentirmi un complottista, che i Francesi abbiano in qualche modo “manovrato” (attenzione, non è necessario chiedere favori in certe situazioni e ambienti, poiché basta “far-capire” che si gradirebbe, in cambio di qualcosa che chi ha potere può sempre offrire) con il CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per sabotare gli atleti e le atlete dell’Italia nelle discipline dove arbitri e giudici di gare sono omnipotenti, come negli sport di contatto, tipo judo, pugilato e scherma.
Ci hanno fatto togliere fino a cinque medaglie (forse tutte) d’oro: Irma Testa e Aziz Abbes Mouhiidine (ragazzo italiano di origini marocchine) nel pugilato, Manuel Lombardo e Odette Giuffrida nel judo, Filippo Macchi nella scherma. Fors’anche la squadra di pallanuoto. Epperò nulla hanno potuto fare dove contano misure di tempo e di spazio (categorie aristotelico-kantian-einsteiniane sui cui effetti i Francesi non possono alcunché), come nelle gare di corsa, di marcia (dove comunque vi sono dei giudici per controllare la correttezza del gesto tecnico), del nuoto, del canottaggio, nei getti o lanci (ad e nel peso), nei tiri (arco, armi corte e lunghe), dove – storicamente – vinciamo, come Italiani, spesso e molto.
La Senna inquinata: ecco che la nobile Seine, terzo fiume di Francia per lunghezza dopo la Loire e la Rhoane, la Loira e il Rodano, ma primo per prestigio capitale, offre al mondo le sue coltivazioni di escherichia coli, cioè i batteri della merda, come mi spiega una mia cara amica biologa, (la Senna) sentìna adusa alle visite di ratti grossi-come-gatti (mi scuso per l’espressione trita, che, di contro, potrebbe piacere molto ai commentatori tv) nei quali si sono immersi anche il nostro Gregorio (suvvia, vigila, Gregorio, vigila, in onore al tuo nome! – da gregorèo, gregorèin, verbo greco che significa “vigilo, vigilare”) Paltrinieri, Domenico Acerenza, che è arrivato quarto nella 10 km, e Ginevra Taddeucci, medaglia bronzea. Raccontano che il nostro prode Gregorio (a mio avviso, uno dei più grandi atleti e atlete italiani/e di ogni tempo, assieme a Fausto Coppi, a Pietro Mennea, a Valentina Vezzali e a Federica Pellegrini, e uno dei massimi al mondo), tra una bracciata e l’altra, abbia catturato per la coda il capo dei ratti, whose name is Ratatuille, e l’abbia elegantemente lanciato sulla Rive Gauche, dove stazionava M.me Brigitte Macron, che però ha disdegnato il dono, non essendo “firmato”. Peccato!
Altre fastidiose amenità. Letti di cartone per gli atleti, perché green, cibi scotti e insufficienti. Sporcizia e blackout elettrici…
I Francesi e l’Italia: ci hanno quasi sempre osteggiati (salvo quando gli è convenuto sostenerci come ai tempi di Napoleone III), nonostante da noi abbiano ricevuto tutto, civiltà, diritto, arte della guerra, architettura, arte, e ogni altra umanità: Caio Giulio Cesare, Napoleone Buonaparte da Ajaccio, il Rinascimento, la cucina, l’arte del vino, Jean Baptiste Lully (cioè Lulli), che gli ha insegnato la musica barocca, Leonardo, Maria e Caterina de’ Medici, il cardinale Mazzarino, et similia alia. Per farli arrabbiare bisogna ricordargli che, in fondo in fondo, loro, in quanto “francesi”, sono “tedeschi”, come mostra il regno germanico dei Franchi di Charle Magne (Carlo Magno), che elesse a sua capitale la renana Aachen, Aquisgrana, non Lutetia Parisiorum, Parigi! ah ah! Hanno avuto privilegi incomprensibili, come l’aver ottenuto la dignità di quarto vincitore della II Guerra mondiale, pur avendo istituito la Repubblica di Vichy, abbastanza analoga (anche se non identica) alla Repubblica Sociale Italiana. Non vedo per quale (a me sconosciuta) ragione al pur importante generale e patriota Charles de Gaulle sia stato riconosciuto più onore che a patrioti come Ferruccio Parri, a Sandro Pertini o a Luigi Longo, che si sono battuti non meno di lui contro il nazi-fascismo, rischiando la vita (vedi condanna a morte di Pertini) molto più di lui. Per queste, e per altre numerose ragioni, i Francesi non ci amano, anzi a volte sembra che ci odino. In loro si nota una Gelosia che spesso, come insegna Tommaso d’Aquino, si trasforma in invidia, anche nella contemporaneità, come quando debbono constatare che la nostra economia e soprattutto il nostro sistema industriale è superiore al loro. Macron, in questo contesto anti italiano è l’esemplare massimo di “cagone”, ovvero cagòn in friulo-veneto.
I Francesi, però, approfittando delle colonie (ex) sono pieni di atleti neri, come gli inglesi, che spesso, sono fisicamente-etnicamente più forti di noi bianchi, e vincono. La nostra squadra femminile di volley, con due nere, un’americana e una tedesca, mostra (ha mostrato, con i risultati ottenuti a questa Olimpiade) come il miscuglio di genti diverse renda fortissima l’équipe. Imitiamoli, in questo!
Forse il presuntuoso Malagò, presidente del Comitato Olimpico Italiano avrebbe fatto bene a non sparare numeri a caso sulle vittorie o meno, prima dell’evento. L’Italia a ha vinto (non poco, anzi!) e perso, con i suoi uomini e le sue donne.
Episodi. Race femminile di windsurf nel mare di Marseille. Gara a tre tra un’italiana, la Marta Maggetti, una israeliana, la Kantor, e una inglese, la Wilson. Dopo una contesa combattuta vince Marta, nettamente, è medaglia d’oro, e allora si vede una cosa tipica, risaputa: gli Inglesi non sanno (fanno fatica a) perdere, soprattutto con gli Italiani e le Italiane. Ci ricordiamo la “tacchina vecchia” Harry Kane, che dopo la sconfitta con l’Italia a Wembley nel 2021, non tenne al collo la medaglia d’argento, imitato dai compagni, perché “avrebbe dovuto” essere ‘doro. Approfitto per dire in questa sede che, a posteriori, comprendo l’uscita di Roberto Mancini dal ruolo di Commissario tecnico della Nazionale di calcio. Eccome, se lo comprendo, alla luce della mediocrità del gruppo politico dirigente dei nostri sport. Tornando agli Angli superbi, Churchill docet, perché anticipa i loro comportamenti, uomo che non ci amava, come Italiani, salvo amoreggiare con il peggiore di noi, il cavalier Benito. La Wilson piange, inconsolabile. Sono poco sportivo, certo, ma ben le sta!
Sempre lì sono, come a Tokio, che forte il catamarano benacense di Ruggero Tita e Caterina Banti!
Sulla staffetta 4 per 100 italiana, che arriva quarta, mentre al penultimo cambio era seconda, per merito di Melluzzo, Jacobs e Patta: se al posto di Tortu avesse corso Chituru Ali, più potente e motivato, saremmo andati a medaglia, forse d’oro. Immagino Ali con un metro da recuperare al Giappone… Fossi nel direttore tecnico della velocità mi dimetterei. E invece ha vinto il Canada con il bravissimo, gentile ed elegante Andrè De Grasse. Sono contento per loro. Americani USA spocchiosi, come spesso accade quando la sicumera vince sulla classe, fuori. Noah Lyles, che dopo aver vinto i 100 per un pelo, continua a folleggiare, perde i 200, non fa la staffetta e neanche i 400. Qualcuno lo informi che Jesse Owens, Tommie Smith, Carl Lewis e Usain Bolt erano di un’altra categoria. E forse lo erano anche Justin Gatlin, Tyson Gay, Asafa Powell (che si allenava in Friuli a Lignano e a Gemona), Linford Christie, Edwin Moses, Maurice Greene, Pietro Mennea, Frankie Fredericks, John Akij Bua, e Valery Borzov. E credo sia più credibile di lui come atleta anche lo splendido Letsile Tebogo, del Botswana, che dopo aver vinto i 200 con 19,45 ha portato al secondo posto la staffetta 4 per 400 la sua piccola Nazione africana, dietro gli USA.
Simonelli Lorenzo, invece, che avrebbe potuto arrivare secondo nei 110 ad ostacoli, dietro Grant Halloway, faccia un bel bagno di umiltà.
Sintayehu Vissa, da Pozzecco di Bertiolo, Friuli, ma nata a Bahir Dar in Etiopia, non va in finale, ma fa il record italiano dei 1500 che apparteneva alla vincitrice a Los Angeles nel 1984, Gabriella Dorio, dal Veneto al Friuli.
Nadia. La meravigliosa figliuola di Giuliano Battocletti e di Jawhara Saddougui, ottocentista marocchina è arrivata quarta nei 5000 e seconda, argento vivissimo nei 10.000 (solo la keniana della tribù nandi Beatrice Chebet riesce a sopravanzarla), davanti a quasi tutte le africane, lei che è mezza africana. Orgoglio umano donnesco e italian-marocchino, dolorante e stoicamente presente.
Scivolare via sull’acqua, uomini d’argento, come i nostri Gabriele Casadei e Carlo Tacchini, nella canoa, che richiamano i grandissimi fratelli Abbagnale, questi ultimi pesi massimi, non leggeri come i nostri di Paris, ma non conta, e poi il kajak d’oro, di Giovanni De Gennaro, emulo del friulano nostro Daniele Molmenti, e dell’antico Oreste Perri, senza dimenticar memoria dell’apollineo Antonio Rossi.
(Letsile Tebogo – Botswana)
E del ciclismo? Ci fermiamo solo al fallimento della strada, dove un Bettiol avrebbe dovuto onorare la bella Italia? Giammai. Non aveva i mezzi, nonostante le perorazioni penose del duo pancanian-cassaniano. Sulle piste abbiamo ammirato la Chiara dei Consonni, non solo perché suo fratello Simone si è cinto d’argento con Elia Viviani, degno capitano del non-per-colpa-sua povero ciclismo nostrano, la Chiara con Vittoria Guazzini, nell’americana, cioè la gare “madison”, perché storicamente si corre nel newyorkese Madison Square Garden (di benvenutian-griffithiane romantiche memorie, quando quindicenne mi alzavo alle quattro con papà Pietro, prima che lui alle sei andasse al lavoro, per ascoltare alla radio del match tra il nostro Giovanni “Nino” Benvenuti vs. il suo avversario-amico forever Emile Griffith). Una Chiara&Vittoria dell’oro.
Riflessioni finali. Un evento di grande importanza come le Olimpiadi sempre mi detta pensieri che vanno oltre l’ambito specifico.
Bello vedere rappresentanti di Guam, di Grenada, di Panama, di Samoa, di Malawi, del Botswana, di Santa Lucia, la Julien Alfred che ha vinto i cento metri con 10,72! (e dov’è Santa Lucia, non sapevo che si tratta di uno stato sovrano). e anche la imbacuccata Afgana, che fa 13 e rotti sui 100 piani: i Talebani la hanno lasciata venire a Parigi, anzi è fuggita, mi dicono…
E sul versante dei grandi atleti e atlete, un maschio, Armand “Mondo” Duplantis, uomo “normale di 1,81 per 79 chili, come me attualmente, che ha “fatto” 6,25 nell’asta (e pare possa arrivare a 2,40, dice l’AI), di cui scriverò qualcosa di specifico, e una donna, la quattrocentista americana McLaughlin, imprendibile per la seconda del mondo l’olandese Femke Bol. Accanto a costoro ricordo il miracoloso incredibile e formidabile ragazzo fisicamente “normale” Leon Marchand, vera gloria di Francia, capace di vincere in quattro discipline diverse nel nuoto!
Tamberi. La peggiore schifezza toccatagli è – per me – l’immonda intervista che crudelmente ha insistito a fare al sofferente meraviglioso ragazzo d’Italia, esempio per i giovani, Gianmarco Tamberi, tale Elisabetta Caporale. Avessi potuto consigliarlo gli avrei detto di scappare, di fuggire dalle grinfie di quella donna, ma lui, sempre gentile, ha resistito alle zaffate di inciviltà della giornalista, fino a che è riuscito a divincolarsi e ad andarsene. Evviva Tamberi!
Gian Marco è stato un esempio di stoicismo e di follia. Più stoicismo e passione vera che follia. Ha mostrato che si può resistere al dolore e continuare, con sentimento e indefettibile adesione alle proprie scelte morali. Nello sport, certamente, ma nella metafora della vita che è ogni sport lealmente vissuto. Tamberi è per i nostri giovani, anzi per i giovani di tutto il mondo esempio, contro i troppi esempi negativi di chi posta video di desolante e stupida disumanità, come i ragazzini senza regole di Bari che (ieri) hanno schiaffeggiato un coetaneo dodicenne messo in ginocchio. Genitori di questi poveretti, svegliatevi, se non volete tirare su degli imbecilli destinati al fallimento nelle loro ancora piccole vite!
E di Andy Diaz, che dire? terzo nel salto triplo, dopo avere dormito per strada a Cuba e anche a Roma. Terzo come Donato a Londra nel 2012 e come Giuseppe Gentile (nipote del filosofo massimo italiano del ‘900, Giovanni, stupidamente, inutilmente e crudelmente ucciso dagli “eroici” GAP di tal Bruno Fanciullacci) nel 1968 a Città del Messico, dietro Viktor Saneyev e Prudencio. Lo ricordo, perché da ragazzino seguivo già le Olimpiadi. Giuseppe Gentile fu poi scelto da Pierpaolo nostro come Giasone nel film Medea, dove ebbe come partner Maria Kalogeropulos Kallas.
Ammirevoli lo spadaccino leale, Macchi, e il duo di friulane aggiunte al duo delle sicule, artiste della spada, la Mara Navarria e la Giulia Rizzi per noi qui del Nordest, una cum la Rossella Fiamingo (donna degnissima del gran prode Paltrinieri!) e l’Alberta Santuccio per la Trinacria antica.
Abbiamo vinto 12 ori, 13 argenti, 15 bronzi, e ottenuto una venticinquina di quarti posti. Quaranta medaglie, come a Tokio nel 2020/ 2021. Una più equa valutazione dei risultati potrebbe anche essere questa: 5 punti alla medaglia d’oro, 2 punti a quella d’argento e 1 punto al bronzo. Riconoscerei perfino uno 0,3 punti anche i quarti posti. Come Italia risaliremmo parecchio dalla nona posizione, forse fino alla settima per valore oggettivo delle prestazioni, significando che il movimento sportivo italico è comunque tra i primissimi del mondo. Ci sono ancora molte cose da fare, a partire da un cambiamento dei gruppi dirigenti, rinnovando innanzitutto la presidenza del CONI e poi anche quella dell’atletica leggera. Tutti invecchiano nel proprio ruolo. Non fosse che per questa umana ragionevole… ragione. Si rassegnino i citati, e anche altri. E poi sviluppiamo scuole nelle varie discipline, ma scuole gratuite perché lo sport fa parte dell’educazione dei ragazzi e dei giovani, come la scuola.
Di Simona Quadarella e di Benedetta Pilato, che non hanno vinto anche se si allenano per otto ore al giorno, e son state maltrattate dai giornalisti nelle due versioni di genere, così come dell’erculeo Thomas Ceccon e dello scherzoso Niccolò Martinenghi il ricordo vivissimo mantengo, così come dei grandi tiratori Diana Bacosi e Gabriele Rossetti, figlio d’arte, e Federico Nilo Maldini e Paolo Monna.
Infine, Paola e le compagne, tra titolarissime giovani in crescita: EGONU, Myriam Fatime SYLLA, Alessia ORRO, Caterina BOSETTI, Sarah FAHR, Ekaterina ANTROPOVA, Anna DANESI, Marina LUBIAN, Carlotta CAMBI, Loveth OMORUYI, Ilaria SPIRITO, Francesca BOSIO, Camilla MINGARDI, Eleonora FERSINO, Yasmina AKRARI, Alessia MAZZARO, Stella NERVINI, Sylvia NWAKALOR e tutte le altre… (quattro africane, una tedesca e una russa, tutte italiane! … e vederle cantare l’Inno degli Italiani) HANNO VINTO! Sulle ragazze americane, con merito, classe, forza e passione sconfinate. Imitiamole, ovunque. Mi è venuto in mente il Presidente Pertini, che quando Alessandro Altobelli, dopo Marco Tardelli e Paolo Rossi, ebbe segnato i terzo goal contro la Germania al Mundial spagnolo del 1982, disse battendo le mani a re Juan Carlos “Non ci prendono più“. Caro Presidente! Caro come il presidente attuale, Mattarella, che meno male che c’è.
Onore e gratitudine, infine, al professor Julio Velasco, di cui vorrei essere amico e collega sul lavoro.
Onore anche a Stefano Sottile, alto “appena” 1,83, che ha saltato 2 metri e 34, arrivando… (“solo”? osereste dire, oh commentatori da poco?) quarto. E a Giorgio Malan, bronzo nel pentathlon moderno, dove si corre, si combatte con la spada, si nuota, si tira con la pistola e si cavalca. Uno sport da cavalieri del tempo. E onore al grande Simone Alessio, assai elegante taekwondista, mi si perdoni l’ardua sostantivazione, lottatore foriero di future leggende, così come di coloro che sono stati privati di ori e argenti e bronzi, come lo spadista Macchi, la judoka Giuffrida, il pugile italo-marocchino Aziz Abbes Mouhiidine e i possenti uomini della waterpolo, uno su tutti, Condemi Francesco, di vent’anni, con il tempo dalla parte sua, il ragazzo che ha fatto goal agli Ungheresi, non riuscendo, colpevolmente, secondo l’arbitro, a superare le leggi della fisica, perché non è riuscito a fermare la mano oltre la palla tirata in porta con successo, e ha colpito al viso l’avversario: colpevole, dunque, di violenza inaccettabile, no, colpevole, solamente, di essere-umano, e quindi sottoposto alle leggi della fisica dei vettori. Signor arbitro, prendi la licenza elementare! E voi, o giudici, guardatevi allo specchio e vergognatevi!
Evviva anche a Sofia Yaremchuk, nostra sorella ucraina, ora italiana. Non “solo” trentesima (oh commentatori villani della nostra Rai!), ma trentesima e basta, arriva come tutte le altre, giusto di fronte all’Hotel national des Invalides, che re Luigi Quattordici volle per i feriti e mutilati delle sue guerre da grandeur, e dove è sepolto quello che i Corsi chiamano Napoleone, con l’accento sulla seconda “o”). Arriva tre minuti e mezzo dopo la vincitrice “olandese” Sifan Hassan, che però è etiopica, e anche un pochino arrogante. Una grande, lei ha vinto in due olimpiadi, 5000, 10.000 in pista, e Maratona.
Cara Sofia, che ha dovuto subire, come gli altri e le altre italiane, le domande di Elisabetta Caporale, sempre “brava” a sottolineare limiti e momenti di crisi, invece di riconoscere la forza e il coraggio di chi gareggia. Questa volta, grazie a Dio, non ha parlato di “occhi di tigre”, come ha fatto con la carissima Larissa Iapichino, splendida figlia d’arte, cui auguro di pareggiare mamma Fiona May, che vinse un mondiale ed è ancora primatista italiana del salto in lungo, con 7,11, avendo un suo record personale di 6,97 al coperto.
Rimedio in extremis ad alcune mie gravissime dimenticanze: oro anche alla judoka Bellandi, oro ad Alice D’Amato e compagne nella ginnastica artistica e a Sara&Jasmine nel doppio femminile del tennis! Ricordo anche Oppo e Soares nel canottaggio e con ammirazione grande Sofia Raffaeli, ginnasta ventenne elegante e misurata, già progetto di splendida donna. Incredibile la dimenticanza di Mattia Furlani, terzo nel salto in lungo e primatista del mondo under 20. Il futuro della disciplina dopo il grande Milziadis Tentoglu. Così come ammiriamo il prode Lorenzo Musetti, con il bronzo addosso, ma con il più elegante tennis dell’Olimpiade. Con Jannick, e gli altri, accanto alle piccole formidabili atlete d’oro, Sara e Jasmine, abbiamo davanti praterie.
Bravo il pubblico francese che, come spesso accade, è stato migliore dei suoi capi e rappresentanti. Esemplare l’attesa di tutti dell’ultima atleta della maratona, la nepalese, che ha meritato il medesimo applauso di colei che ha vinto, Sifan Hassan, l’etiopico-olandese.
Onore a tutti i nostri ragazzi e ragazze, e di tutto il mondo, che hanno raccontato l’Italia nella bellissima Paris, capitale della sempre spocchiosa France. L’Olimpiade delle “emozioni”, come parola abusata di un lessico povero e presuntuoso.
E ora, se Dio vuole, a Los Angeles, tra quattro anni, anzi a Santa Maria de los Angeles! E che Maria di Anna e Yoiakin di Nazaret ci aiutino!
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