Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Che uomo è Armand (Mondo) Duplantis?

Alto (pochino, solo 181 cm.) e pesante (pochino, solo 77 kg.) esattamente come me, adesso che sono calato dopo il tumore, perché alcune vertebre si sono compattate.

(Armand Duplantis)

Non muscolatissimo come invece sono i velocisti americani o i ciclisti dello sprint su pista olandesi, oppure i decatleti, che fanno ottimamente dieci discipline dell’atletica leggera. Ovvero i body builder, i culturisti, che però a volte sono più apparenza che sostanza muscolare con masse gonfiate dagli steroidi. Infatti, non è vero che un uomo è tanto più forte quanto più è grosso. Lo ho recentemente confermato a me stesso, quando sono stato aggredito per strada da un uomo alto come me, con almeno quindici chili di più e quindici anni di meno. Ebbene, non è finita al meglio, ma per lui.

Armand Duplantis è un uomo normale. Addirittura non alto rispetto alla media dei ragazzi d’oggi. Anch’io, quando ero ragazzo ero tra quelli alti, adesso sono appena sopra la media italiana.

Questione di fibre muscolari, mi spiega l’amico Gigi, che è stato un grande ciclista velocista da giovanissimo, quando batteva su pista il pari età Giuseppe Saronni, futuro campione non da poco (due Giri d’Italia, un Campionato del mondo, e oltre duecento corse vinte).

Questione di testa, condivido l’opinione, che è fondatissima, con Gigi da Lignano e con i miei amici filosofi e psicologi.

Armand Gustav Duplantis, detto Mondo, nato nel 1999 a Lafayette negli Stati Uniti è un astista svedese con cittadinanza statunitense.

Detiene il record del mondo della specialità con la misura di 6,25 m, ottenuto durante la finale olimpica di Parigi 2024. Suo papà Greg, statunitense, gli mise in mano un’asta per saltare quando era ancora bambino, mentre sua madre, Helena Duplantis, nata Hedlund, è una svedese, ex pallavolista. Questione di fibre, questione di genomi, e anche di ambiente, per Armand, che conserva la doppia nazionalità USA / Svezia.

Vince a diciotto anni il campionato europeo a Berlino nel 2018, saltando già 6 metri e cinque centimetri, stabilendo il record del mondo under 20. A quel punto, superando il russo Timur Morgunov e il francese Renaud Lavillenie, si issa quasi sul tetto del mondo delle misure assolute, che erano ancora detenuta dall’ucraino Sergjei Bubka. Nel 2019 vince la medaglia d’argento ai mondiali di Doha con 5,97 m, preceduto con la stessa misura dallo statunitense Sam Kendricks, ancora tra i suoi principali avversari, se pure a debita distanza.

L’8 febbraio 2020, a Torùn, in Polonia, stabilisce il nuovo primato del mondo, con la misura di 6,17 metri, superando così di un centimetro il precedente primato di Lavillenie che durava dal 2014. Esattamente una settimana dopo, il 15 febbraio, a Glasgow, stabilisce nuovamente il record mondiale, alzandolo di un centimetro e portandolo dunque a 6,18 metri. Entrambe le prestazioni, pur essendo state stabilite indoor, vengono ratificate come record mondiale secondo la regola 260 della Federazione Internazionale introdotta nel 1998, che prevede che i record mondiali possono essere stabiliti in impianti con o senza copertura. Il 17 settembre, in occasione del Golden Gala Pietro Mennea di Roma, realizza la miglior prestazione outdoor di sempre con la misura di 6,15 m.

Il 7 marzo 2022 alla Stark Arena di Belgrado migliora il proprio record mondiale in all’esterno portandolo a 6,19 metri per poi incrementare ulteriormente il record a 6,20 metri in occasione della sua vittoria ai mondiali indoor di Belgrado. Il 24 luglio 2022 è nuovamente campione del mondo battendo nuovamente il sempre suo record mondiale, portandolo a 6,21 metri.

Il 25 febbraio 2023, dopo aver già annunciato di non partecipare agli europei indoor, in occasione dell’All Star Perche ottiene il nuovo primato mondiale che migliora anche quello all’aperto, con la misura di 6,22 m. Il 26 agosto dello stesso anno conquista il suo secondo titolo mondiale consecutivo a Budapest, saltando in 6,10 m. Il 17 settembre 2023 in occasione delle finali di Diamond League a Eugene migliora il proprio primato mondiale, saltando al primo tentativo la misura di 6,23 m.

Inizia il 2024 partecipando ai mondiali indoor di Glasgow, vincendo la seconda medaglia d’oro consecutiva dopo quella di due anni prima a Belgrado con la misura di 6,05 m. Il 20 aprile, a Xiamen, in Cina, migliora ulteriormente il suo record del mondo outdoor, portandolo a 6,24 m. In giugno, agli europei di Roma, conquista il suo terzo oro continentale consecutivo in 6,10 metri (nuovo record della competizione).

Il 5 agosto di quest’anno, alle Olimpiadi di Parigi, vince il suo secondo oro olimpico consecutivo e fa segnare un altro record mondiale con la misura di 6,25 metri. Diviene così il secondo astista della storia a vincere due ori olimpici, eguagliando il record di Bob Richards fra le edizioni del 1952 e 1956.

Un forse noioso elenco di successi per attestare la grandezza e la continuità di questa atleta eccezionale e uomo normale, esempio per chiunque, giovane o meno, che desideri trovare una strada di miglioramento continuo delle proprie capacità già contenute a livello potenziale nella propria struttura psico-fisica, ma esprimibile solo se la persona desidera provarci, vuole diventare ciò-che-può-essere, l’essere umano nascosto nell’interiorità della propria essenza umana, come insegnano, assieme, da due punti di vista, la biologia “animale” e la metafisica umana, che caratterizza l’homo sapiens sapiens.

Carissimi, carissime, diventiamo ciò-che-siamo, o meglio dire, ciò-che-possiamo-essere., come ci ha insegnato con potenza poetica Federico Nietzsche.

Ci vuole impegno, sopportazione della fatica, resistenza al dolore e alla stanchezza, ma soprattutto rispetto e fiducia nella propria insopprimibile umanità materiale e spirituale.

Quando penso a come l’uomo è riuscito a mostrare a sé stesso ciò che può essere, penso ad esploratori come Robert Scott e Roald Amudsen, o Sir Ernest Shackleton, che cercarono sé stessi nell’infinito biancore dell’Antartide. Con il fuoco nell’anima inquieta, lo stesso che mi par di avere anch’io, dentro.

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