Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

“Una ragione di più” (per pensare criticamente e per agire dopo avere pensato). Proviamo a riflettere, ad esempio, sulle due guerre principali oggi in corso, in Ucraina e nel Vicino (non Medio!) Oriente

Mino Reitano è stato un cantante generoso e popolare. Non è stato la “passione dei palati fini” che amano piuttosto il cantatutorato alla De André, De Gregori, Paoli, Conte, Fossati, Vecchioni, Endrigo, Guccini, diversissimi tra loro, ma egualmente raffinati e profondi nei testi e nelle coinvolgenti melodie.

Reitano non lo era in quei modi, ma era anche profondo, a modo suo.

A un certo punto Reitano, già avanti nella sua carriera, ha scritto una canzone meravigliosa, Una ragione di più, che Ornella Vanoni ha saputo cantare con il suo timbro, quasi “cattivo” per determinazione espressiva, e unico per riconoscibilità (specialmente se confrontata con le voci di questi ultimi anni, quando si ascoltano “cantanti” di cui non si riesce, almeno io non riesco, a memorare il nome in base al timbro vocale, mentre con Vanoni ciò è impossibile!). Il pathos da lei creato, a mio avviso, ha pochi eguali, nell’ambito della canzone leggera italiana, perché ad esempio in questa canzone è in grado di connettere il testo che parla di un incomprensibile ma sempre plausibile abbandono dell’amato, e di un tempo-dell’amore-che-cambia, in qualche modo nel tempo, con una ritmica e una melodia ondeggianti tra lirismo e cesure di misura di tempo musicale assai drammatiche.

La canzone di Reitano mostra come, in certi momenti, anche in una vita artistica di creatività “media” come la sua, sine ira et studio a me dictum, possa emergere un diamante straordinario, tipo questa canzone profondamente italiana, classicamente melodica, eppur capace di andare-oltre, emozionando al massimo l’ascoltatore, come accade solamente ai capolavori.

Secondo la mia personale sensibilità Una ragione di più rappresenta la dimostrazione di un poter accedere ad una attività creativa da parte di chiunque si impegni seriamente e con perseveranza, in qualsiasi tempo, nello studio e nella pratica della sua propria arte.

Dotata di uno stile interpretativo molto personale e sofisticato, che le conferisce una timbrica vocale fortemente riconoscibile, Ornella Vanoni vanta un ampio e poliedrico repertorio, che va dalle canzoni della mala (con testi curati da Giorgio Strehler) dei primi tempi alla bossa nova collaborando con Toquinho e Vinicius de Moraes, fino a momenti jazz assieme ad artisti come George Benson, Gil Evans, Herbie Hancock e Lee Konitz.

Che cosa succede quando nasce un capolavoro d’arte o della vita? Fabrizio da Genova scrisse in Via del campo l’emistichio “dal letame nascono i fior“… ebbene, come dire “dal basso si può guardare il cielo” e vi si può accedere spiritualmente. E questo “succedere” è frutto del contrasto, della contraddizione, dell’ossimoro, della figura retorica che-fa-respirare-lo-spirito.

Se questo che dico ha un fondo di verità, si può dire che abbiamo sempre una ragione di più, ora cambiando radicalmente argumentum, per credere in una pace (possibile) nella giustizia tra i popoli e le nazioni, con l’uso analitico del pensiero critico, questo grande strumento attualmente in grave crisi. Infatti, a mio avviso, le crisi generali attuali sono precedute e intrise nel loro profondo (in imo, si direbbe in latino) da una crisi più grande, quella del “pensiero critico”.

Diciamo crisi/ critico: ebbene sì, le due parole hanno la medesima radice: il verbo greco kritèo, che significa “giudicare”; il “kritès” è il giudice; “krìsis“, prima ancora che “difficoltà”, significa “giudizio”. Tutto ciò ispira una riflessione esemplare con un esercizio del pensiero.

Un esercizio di pensiero critico può riferirsi in questo periodo alle due guerre in corso, quella in Ucraina e quella nel Vicino Oriente.

Una riflessione corretta sull’aggressione russa all’Ucraina non può prescindere dalla storia recente e meno. L’Ucraina fa parte della grande storia “Grande-russa”, essendone anche storicamente il prodromo socio-politico fin dal Medioevo e dalla Cristianizzazione del IX secolo dovuta al principe Wladimir (accidenti, ancora questo nome, memorato dai genitori di Putin anche da quelli di Zelenski!) di Kijv. Dopo lo zarismo e la storia sovietica, la Russia ha mantenuto un atteggiamento “grande-russo” a tendenza egemonica, per cui tutti i popoli non-russi “sono (per loro) da considerare inferiori e subalterni al popolo russo”.

L’aggressione del febbraio 2022 è stata generata da questa storia, da quello che è successo dopo lo sfaldamento dell’Unione Sovietica, dai fatti successivi alle elezioni del 2006 e di Piazza Majdan del 2014, e infine dalla paranoia di Putin e del gruppo di potere che lo attornia, sia che sia costretto sia che sia connivente.

L’Ucraina ha diritto al proprio futuro autonomo, per cui aiutarla è moralmente e razionalmente doveroso. Non so che cosa succederà, epperò è meglio che la guerra (oramai è guerra, da pura aggressione che è stata nei primi mesi del 2022) si fermi con accordi di equilibrio tra le due nazioni-stati. A mio avviso le cose andranno per consunzione e Zelenski dovrà accettare che il Donbass passi alla federazione Russa, ma Putin dovrà ammettere a sé stesso che non può contrastare la Nato, per tecnologia e per strategia.

Discorsi à là Orsini che paragonano la situazione attuale a quella che virtualmente potrebbe crearsi con una presenza russa in Messico… ma la Russia è separata dagli USA solo da trenta miglia marine sullo Stretto di Bering, che divide l’Alaska dalla Siberia, sono semplicemente insensati.

L’altra questione: la guerra di Gaza seguita al pogrom del 7 ottobre 2023, con il terribile corollario del conflitto a Nord della Galilea con gli Hezbollah, mandatari dello sciismo iraniano. Ebbene, questi vorrebbero distruggere Israele e Israele si difende attaccando, offendendo oltre i limiti del moralmente sopportabile, ma non con intenzioni genocidiarie. Non scherziamo con i termini.

Ho appena visitato Auschwitz e ho visto che cosa è realmente un genocidio.

Mino Reitano e Ornella Vanoni, con la loro canzone, anzi con il solo titolo di essa, Una ragione di più, ci possono aiutare in modo impensabile, anzi no, perché tutto è pensabile.

L’espressione è sciocca, come molte in uso di questi tempi nei quali latita il pensiero critico, assieme a un lessico rispettoso dell’etimologia e della semantica.

C’è sempre una ragione di più… (per pensare prima di agire, e per pensare ancora dopo avere agito).

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