Vibrazioni di assoluto, o dell’armonia
Le Corbusier, architetto francese, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris mi ispira la riflessione odierna.
(l’arch. Le Corbusier)
«Occhi che non vedono. Se si dimentica per un istante che un piroscafo è uno strumento di trasporto e lo si guarda con occhi nuovi, ci si sentirà di fronte a una manifestazione importante di temerarietà, di disciplina, di armonia, di bellezza calma, nervosa e forte, un architetto serio che guardi da architetto (creatore di organismi) troverà in un piroscafo la liberazione da schiavitù secolari maledette. Preferirà, al rispetto pigro delle tradizioni, il rispetto delle forze della natura: alla piccolezza delle concezioni mediocri, la maestà di soluzioni derivanti da un problema ben posto, richieste da questo secolo di grande sforzo che ha appena fatto un passo da gigante. La casa dei terrestri è l’espressione di un mondo piccolo e superato. Il piroscafo è la prima tappa nella realizzazione di un mondo organizzato secondo lo spirito nuovo» (Le Corbusier)
L’estetica
L’estetica, prima ancora di costituire la manifestazione di un piacere per il bello, e così essere-la-sua- “scienza” o conoscenza, è la manifestazione concreta dell’essere stesso delle cose (Aristotele), tramite l’osservazione delle forme sostanziali dell’essere umano e degli animali, dei loro sensi, etc. (non dimentichiamo che per la metafisica classica “l’anima è la forma-sostanziale del corpo“).
Deriva dall’etimo greco antico αἴσθησις (àisthesis) e precede, in filosofia, l’antropologia e l’etica stessa.
Torniamo a Le Corbusier. Per lui la casa va assimilata a uno strumento d’abitazione, a una «macchina per abitare» messa a punto dalla civilisation del XX secolo e perfettamente funzionale, al pari delle macchine su menzionate, all’assolvimento efficace della sua funzione principale, ovverosia quella abitativa-residenziale: «Une maison est une machine à habiter».
Le Corbusier chiede però agli architetti di essere degli artisti, capaci di mostrarsi alla pari di coloro che costruiscono aerei, automobili, navi, macchine da scrivere, stilografiche, macchine utensili, mobili per ufficio, bauli, cioè innumerevoli oggetti fabbricati perché prestino esattamente quel servizio che ci si aspetta.
Proviamo a vedere i cinque punti posti da Le Corbusier per una nuova architettura:
1. I pilotis
Citiamo l’architetto: «Ricerche assidue e ostinate hanno condotto a risultati parziali che possono esser considerati come prove di laboratorio. Questi risultati aprono nuove prospettive all’architettura, e queste si offrono all’urbanistica, che vi può trovare i mezzi per risolvere la grande malattia delle città attuali. La casa su pilotis! La casa si approfondiva nel terreno: locali oscuri e sovente umidi, Il cemento armato rende possibili i pilotis. La casa è nell’aria, lontano dal terreno; il giardino passa sotto la casa, il giardino è anche sopra la casa, sul tetto»
I. I Pilotis
Si tratta di un termine francese traducibile in «pilastri» o «palafitte»: essi sostituiscono i voluminosi setti in muratura che penetravano fin dentro il terreno, per fungere infine da fondazioni, sostituendoli così con dei sostegni molto esili, poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi i solai in calcestruzzo armato. L’edificio, retto così da alti piloni puntiformi, di calcestruzzo armato anch’essi, vede elevarsi la sua costruzione separata dal terreno e dall’umidità. L’area così resa disponibile viene utilizzata come giardino, garage o – se in città – per migliorare la viabilità facendovi passare le strade.
2. I tetti-giardino
Ancora Le Corbusier. «Da secoli un tetto a spioventi tradizionale sopporta normalmente l’inverno col suo manto di neve, mentre la casa è riscaldata con le stufe. Da quando è installato il riscaldamento centrale, il tetto tradizionale non conviene più. ll tetto non dev’essere spiovente ma incavato. Deve raccogliere le acque all’interno, non più all’esterno. Verità incontestabile: i climi freddi impongono la soppressione del tetto spiovente e esigono la costruzione dei tetti-terrazze incavati, con raccolta delle acque all’interno della casa. Il cemento armato è il nuovo mezzo che permette la realizzazione delle coperture omogenee. Il calcestruzzo armato si dilata fortemente. La dilatazione fa spaccare la struttura nelle ore di improvviso ritiro. Invece di cercare di evacuare rapidamente le acque piovane, bisogna cercare al contrario di mantenere un’umidità costante sul cemento della terrazza, e quindi una temperatura regolata sul cemento armato. Misura particolare di protezione: sabbia ricoperta di lastre spesse di cemento, a giunti sfalsati. Questi giunti sono seminati di erba. Sabbia e radici non lasciano filtrare l’acqua che lentamente. l giardini-terrazze diventano opulenti: fiori, arbusti e alberi, prato»
Il toit terrasse [tetto a terrazza] ha la funzione di restituire all’uomo la sua relazione sostanziale con il verde, che si mette sopra, oltre a rimanere tutt’intorno. Tra le lastra di copertura viene collocato il terreno e si seminano seminati erba e piante, come coibente verso i piani inferiori, rendendo in questo modo lussureggiante e vivibile il tetto, dove si potrebbe realizzare anche una piscina. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all’uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di solai resistenti alle sollecitazioni indotte da carichi simili molto meglio dei precedenti sistemi volti a realizzare piani orizzontali. Sempre a parere di Le Corbusier.
3. La pianta libera
«Finora: muri portanti. Partendo dal sottosuolo, si sovrappongono formando il pianterreno e gli altri piani, fino al tetto. La pianta è schiava dei muri portanti. Il cemento armato porta nella casa la pianta libera! I piani non devono più esser ricalcati gli uni sugli altri. Sono liberi. Grande economia di volume costruito, impiego rigoroso di ogni centimetro» (Parole sue)
Il plan libre [pianta libera] è reso possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che schiavizzavano la pianta dell’edificio, permettendo all’architetto di costruire l’abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti e gli spazi a piacimento, senza necessariamente ricalcare il profilo dei setti sottostanti, con un’eccezionale flessibilità planimetrica.
4. La finestra a nastro
«La finestra è uno degli elementi essenziali della casa. Il progresso porta una liberazione. Il cemento armato rivoluziona la storia della finestra. Le finestre possono correre da un bordo all’altro della facciata. La finestra è l’elemento meccanico-tipo della casa; per tutti i nostri alloggi unifamiliari, le nostre ville, le nostre case operaie, i nostri edifici d’affitto …» (Le Corbusier)
La fenêtre en longueur [finestra a nastro] è un’altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato. La facciata, ormai spogliata delle sue funzioni statiche, può infatti ora essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni e un contatto più diretto con l’esterno.
5. La facciata libera
«I pilastri arretrati rispetto alle facciate, verso l’interno della casa. Il solaio prosegue in falso, verso l’esterno. Le facciate sono solo membrane leggere, di muri isolati o di finestre. La facciata è libera; le finestre, senza essere interrotte, possono correre da un bordo all’altro della facciata» (Sempre lui)
La façade libre [facciata libera] è una derivazione anch’essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti sia con infissi trasparenti.
L’armonia
L’armonia, in musica e nelle arti figurative, è qualcosa che benché si fondi su relazioni tra numeri, gradi, collegamenti, intervalli, onde, funzioni, tempi e frazioni va al di là di un libro, di un pentagramma, dell’inchiostro su un foglio, che sconfina dai limiti musicali.
Il tema dell’armonia ha sempre rappresentato uno spunto di riflessione, a partire da Pitagora e da Platone, che hanno riscontrato nell’armonia il segreto della felicità, dello stare bene e del mettere a punto un ordine nelle cose, concordando sul fatto che un elemento unificatore è necessario in qualsiasi ambito della vita.
Il termine armonia deriva dal gr. ἁρµονία «unione», «proporzione», «accordo». Concordanza tra elementi diversi che provoca piacere e, in senso più specifico, concordanza di suoni o assonanza di voci.
Il volto umano
Il volto umano è unico in ciascuno, anche se possono esservi delle somiglianza fino alla similitudine più estrema del sosia. Qualcuno sostiene che ognuno di noi ha nel mondo diversi sosia. Io ci credo poco, perché sono un sostenitore dell’irriducibile unicità di ogni essere umano, per quanto attiene la struttura di personalità, sotto il profilo psicologico e spirituale, ma anche sotto il profilo fisico o corporeo.
In ogni caso, quando si guarda un volto umano si è colpiti dai suoi tratti e lo si considera in modo diverso a seconda se sia di una persona cara a cui si vuol bene o di un conoscente, oppure di un estraneo. Se poi è il volto di un avversario o addirittura di un pericoloso nemico, il nostro sguardo è ancora diverso. Si dice che la valutazione della bellezza o della bruttezza stia negli occhi di chi guarda, e che quindi non possa mai oggettivarsi.
Ciò può essere ritenuto vero in generale, per quanto attiene l’opinione personale che esprime un giudizio di tipo soggettivo, senza che vi sia una conoscenza dell’oggetto contemplato, né una valutazione di tipo kantiano (cf. La Critica del giudizio).
Quando però si guarda, anzi si contempla un volto amato, si notano particolari dei tratti e dell’espressione che ai più sfuggono, anzi per essi non esistono.
Per chi guarda un volto amato, invece, ogni particolare, ogni sprezzatura espressiva, ogni angolo del labbro o della palpebra, ogni increspatura della pelle, ogni brillìo degli occhi, significa qualcosa di importante, e nutre il sentimento di rinnovato vigore amoroso.
Questa è la mia viva esperienza, che mi fa comprendere (non capire, i verbi da me scelti o esclusi sono fondamentali) la trascendenza dell’armonia come vibrazioni indicibili dell’assoluto e (forse) dell’Incondizionato.
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