Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Esempi della presenza del male e di quella del bene nel mondo e tra gli esseri umani: due famiglie, una gravemente “peccatrice” e “permale” a Ladispoli, e una perbene a Cerveteri

Sono esempi di come il male e il bene si manifestino nel mondo, e di come la libera volontà (o libero arbitrio, che pure sussiste, caro Baruch Spinoza!) dell’uomo determini le scelte per il bene o per il male.

Marco Vannini, vent’anni, bravo giovane dei nostri tempi, è stato lasciato morire nella casa di una famiglia vergognosa, i Ciontoli. La tragedia risale al 17/18 maggio 2015. Il giovane Marco era di una famiglia perbene, i Vannini. Era fidanzato (più o meno) con una giovane Ciontoli e a casa della fidanzata (boh) Martina è morto, ucciso dal padre di questa bellina, che da bullo-in-età scherzava con una pistola automatica Beretta calibro 9 tipo 84 e non si può immediatamente affermare che la famiglia Ciontoli fosse “permale”, stante la sua fama precedente a questi citati eventi.

Pare che fosse uno che si vantava di chissà quali meriti militari, e il povero Marco ci cascava un po’.

(Ladispoli)

Le due famiglie sono esempi contrari di come stiamo in Italia “a-famiglie” in questi anni, quando metà degli omicidi avvengono in quegli ambiti o simili.

Impressionano le telefonate al 118 del cognatino e del “suocero” che gli aveva sparato. I due farfugliano di un ragazzo che si è sentito male, i cui lamenti di ferito grave si sentono nitidamente mentre i due criminali parlano, che si è punto con un pettine, non dicendo che è stato esploso un colpo di pistola che lo ha colpito. Il Ciontoli senior a un certo punto, richiesto dall’operatore del 118 di spiegare che cosa fosse successo e che cosa avesse il ragazzo, risponde che “è un po’ svenuto“, perché “era stato preso da un attacco di panico, una crisi di ansia“, precisando che “…il ragazzo si stava facendo la doccia nella vasca, che si scherzava sul calcio, che poi era scivolato e si era ferito con un pettine a punta“. Una fervida fantasia per cercare di confondere l’interlocutore ed eventualmente pararsi il c. Sembra incredibile, ma le telefonate sono state registrate e risuonano come detto.

Per ore, almeno quattro, dalle 11 alle 3 di notte, invece di soccorrere il ragazzo cercano in tutti i modi di inquinare i fatti e possibilmente le indagini. E per un po’ ci riescono, ma alla fine sono sgamati e condannati, tutti e quattro i familiari, però a pene – a mio avviso – non gravissime, da 9 a 14 anni… per omicidio colposo? Si pensi che la pena base prevista dal Codice Penale italiano vigente per un omicidio volontario è di 21 anni di carcere. Poco, tanto?

In Norvegia, il signor Anders Breivik, nazista e razzista dichiarato, assassino di quasi ottanta persone il 22 luglio 2011, ha “preso” 21 anni di carcere, che è la pena massima vigente in quel bellissimo Paese. Pena proporzionata al crimine e alla sua intrinseca indicibile malvagità?

Mi chiedo se il carcere stia loro servendo per un recupero di coscienza, come prevede l’articolo 27 della Costituzione della Repubblica Italiana. Comunque lo spero.

Se Marco fosse stato soccorso immediatamente si sa che avrebbe potuto essere salvato, perché il proiettile, trapassato un polmone non aveva colpito il cuore in profondità. E invece i quattro (o cinque poiché era presente anche la fidanzata del fratello del Ciontoli junior, uno dei due parlanti falsificatori al telefono) hanno provveduto a pulire dal sangue la scena del delitto e il corpo di Marco morente, invece di farlo soccorrere.

Tutti e quattro, padre assassino, moglie connivente, figlio maggiore e “fidanzata” (per modo di dire), vergognosi inventano fatti e versione tesi a cercare di salvarsi in qualche modo.

Ne voglio parlare di nuovo oggi, anche se i fatti risalgono a quasi un decennio fa, perché attestano come il male nell’uomo persista e persista, anche dove parrebbe non debba allignare, come nella struttura affettiva storica per eccellenza, la famiglia. ma non è così.

Si pensi, una famiglia piccolo-borghese, una storia d’amore tra giovani, un adulto stupido che spara e poi con i familiari cerca di nascondere tutto per salvarsi dalla sanzione penale e, penso ancora di più, dall’ignominia sociale. Perché per persone tipo il Ciontoli ciò che conta di più pare essere ciò che pensano gli altri di lui, non la gravità dell’atto compiuto.

200.000 euro la cifra provvisionale riconosciuta dal Tribunale a titolo di risarcimento alla famiglia Vannini, cifra di cui questa famiglia nulla ha ancora ricevuto. La vita di Marco vale 200.000 euro? 2 milioni? 20 milioni? 20 euro? 2 euro? Non c’è risposta.

Sento professori di sociologia che analizzano la violenza riguardante giovani e giovanissimi che sparano per le strade di Napoli come se fosse la Monterey messicana, e parlano solamente di “archeologia della violenza” legata all’accessibilità alle armi, alla presenza della criminalità mafiosa e alla contiguità territoriale e familistica con questi ambienti. D’accordo, ma non una parola sul declino etico e del pensiero critico, che sono sempre i precordi, le premesse, i prodromi, le sorgenti maligne di ogni violenza.

Manca dunque una visione filosofica di “questo male”.

Infatti, nel mondo, e anche in Italia, c’è una malvagità terribile che alligna nelle persone, come con chiarezza già insegnava sant’Agostino mille e seicento anni fa. Non so se Steven Pinker, il quale sostiene la tesi di un progressivo declino della violenza e della malvagità nel mondo, quando studia da psicologo episodi come quello qui narrato, resta sempre convinto della sua tesi.

La malvagità e l’egoismo caratterizzano molta parte della vita umana, anche in aree umane sorprendenti, e ci impegnano moralmente tutti ogni giorno, per contrastarli con l’educazione e soprattutto l’esempio di un agire buono.

In questo contesto inaridito la famiglia manifesta da tempo sintomi di malattie morali e relazionali molto gravi, e ciò deve far pensare a come si è modificata radicalmente, anche alla luce (o, meglio dire, al buio incipiente) di un “dirittismo” fuori controllo.

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