Chi paga le tasse per chi in Italia? Compulsiamo l’Istat, ma non comprendiamo le ragioni dello sciopero sindacale del 29 novembre prossimo venturo
In Italia il 15% dei cittadini, 6,4 milioni di persone contribuenti, partecipa con il 65% del totale all’erario statale, vale a dire meno di un sesto dei lavoratori professionisti e delle imprese contribuisce ai due terzi dell’erario stesso.
Di contro, il 35% dei cittadini partecipa con 0 (zero). E’ moralmente giusto che vi sia una tassazione progressiva che tutela chi ha meno, come prevede la Costituzione della Repubblica Italiana, ma forse non è tanto giusto che così pochi contribuenti (il 15%) diano così tanto.
Poco meno il 45% degli Italiani non ha ufficialmente alcun reddito e altri 13 milioni, cioè il 22% della popolazione, presentano dichiarazioni dei redditi tali da vedere la propria imposta lorda azzerata, o quasi, da detrazioni o deduzioni. Solo il 24% circa si può dire non sia a carico degli altri. Un bel garbuglio eticamente abbastanza ingiusto, a mio avviso, anche se molto “socialista” (Fonte Istat, riportata da Il Sole 24 Ore del 30 Ottobre 2024).
A occhio la situazione italiana mi sembra una specie di “socialismo” ingiusto. Senza saperlo l’Italia è un grande Paese “socialista”, ma involontariamente e all’insaputa dei cittadini.
Tutti i governi spiegano che hanno intenzione di calare le tasse, dopodiché, siccome l’erario ha bisogno di entrate per garantire il welfare, non ce la fanno (tutti i governi!) se non per spostamenti di poste o di aliquote. Certamente chi ha redditi bassi non paga tasse, ma viene ritenuto ricco uno che guadagna appena 35.000 lordi, che non sono sufficienti a mantenere dignitosamente una famiglia di quattro persone con due figli da tirare su.
Una sorta di proletarismo di ritorno, di destra sociale che fa anche “politiche di sinistra”, venendo – ovviamente – criticato dalla sinistra, cui non va mai bene niente. Basta che una misura la faccia qualcun altro, anche se magari faceva parte di un programma precedente dell’attuale opposizione, che non va più bene. Auspicherei semplicemente una resipiscenza di onestà intellettuale da parte di tutti. Meno laudi al proprio governo, purché faccia qualcosa, e meno critiche aprioristiche senza controproposte da parte di chi si oppone.
Lo sciopero del 29 novembre indetto da Cgil e Uil è assurdo, perché due terzi dell’Irpef sono pagati da quelli che prendono più o meno 2450 euro lordi al mese, che hanno un’aliquota superiore del 42%. Assurdo. Cari sindacati, tuteliamo anche la piccola borghesia lavoratrice, che è fatta di preposti, di capireparto, di impiegati, di tecnici junior. Altrimenti, dopo la famosa “Marcia dei Quarantamila” di Torino nel 1980, a quasi mezzo secolo di distanza, li perdete definitivamente.
Provo a guardare nei miei conti e mi accorgo di far parte di quel 15% perché la mia tassazione va dal 42% in su. Sono contento quando constato che se ho bisogno il welfare, ad esempio quello sanitario, lo Stato mi assiste senza questionare, anche quando è successo, come in questi ultimi sette anni, che io costi un pochino.
Uno mi può dire “stai contento Renato, ché sei un benestante“, ma io rispondo “è lavoro mio, che vale abbastanza e quindi è pagato il giusto“. E poi sono talmente benestante che… vivo in affitto, alla mia nobilissima età.
Bene, non ho mai amato, magari analogamente ai miei conterranei Friulani e agli Italiani in genere, l’idea di possedere casa, perché ho una visione più romanticamente precaria della vita. Non voglio farmi legare da un luogo e a un luogo.
Chi mi conosce benissimo (non chi mi conosce appena) sa che nella vita ho sofferto molto per ragioni economiche, dalla mia infanzia a una certa fase dell’adultità che mi aveva reso la vita ai confini dell’indigenza. Poi ne sono uscito, perché ho un paio di p. considerevoli.
Stare a sinistra, di questi tempi, che difficile è (esclamazione tipica della mia Beatrice, che ritiene pleonastico un secondo “che” nella frase, prima della copula “è”).
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Una difesa, la tua, della middle class. Destra e sinistra sotto il profilo sociale ed economico difendono interessi variegati e complessi, anche in base alle tradizioni e alle influenze locali. Per certi aspetti più chiara è la contrapposizione su temi etici, anche lì con diverse sfumature, soprattutto tra destra liberale e destra conservatrice. Forse dovremmo riconoscere che destra e sinistra sono categorie in parte superate, e che la politica migliore è quella fatta delle persone intelligenti a qualunque schieramento appartengano. Del resto il mondo cambia e priorità una volta ritenute fondamentali, come quelle sociali, passano in secondo piano rispetto ad altre, come quelle ambientali.
Grazie Giorgio, il tuo commento contribuisce a chiarire ancora meglio ciò che desideravo dire con elementi biografici personali.