…e ora bisogna finalmente riconoscere che i termini “rivoluzionari”, intendo quelli del 1789, “destra” e “sinistra” sono “tecnicamente” obsoleti. Lo leggano i sondaggisti in primis, i giornalisti, e finalmente i politici di tutti gli orientamenti, perché Donald Trump è un miliardario di destra che piace al popolo, agli operai, ai piccolo-borghesi, a molti neri e ispanici, mentre invece la sinistra assomiglia sempre più (ma non nella mia persona e in quella di non poche altre) a una congrega di persone con caratteristiche da jet left-radical chic-politically correct-woke-caviar style (copyright not by Meloni, but by me!), etc., destinata alla sconfitta. Impari Elly, impari, lasciando perdere l’olio di ricino! Ripensiamo bene e ridiciamoci socialdemocratici
…e ora bisogna finalmente riconoscere che i termini “rivoluzionari”, intendo quelli del 1789, “destra” e “sinistra” sono “tecnicamente” obsoleti. Lo leggano i sondaggisti in primis, i giornalisti, e finalmente i politici, perché Donald Trump è un miliardario di destra che piace al popolo, agli operai, ai piccolo borghesi, a molti neri e ispanici, mentre invece la sinistra assomiglia sempre più (ma non nella mia persona e in quella di non poche altre), a una congrega di persone con caratteristiche da jet left-radical chic-politically correct-woke-caviar style (copyright not by Meloni, but by me!), etc., destinata alla sconfitta.
Trump ha vinto, votato da quelli che secondo la tradizione e l’appartenenza politica non avrebbero dovuto votarlo, perché l’uomo è ricchissimo, un po’ delinquente e anche discretamente (a me di sicuro) antipatico, per supponenza e ignoranza arrogante, anzi arroganza ignorante, usando i sintagmi/endiadi reciprocamente illuminantisi che tanto piacevano a sant’Agostino.
E invece sì, lo hanno votato, non seguendo le “indicazioni” storiche, se non di Carlo Marx e Federico Engels, almeno di Eduard Bernstein, di Filippo Turati, di Olaf Palme e di Willy Brandt, socialisti democratici europei, certamente declinate all’americana dei Franklin Delano Roosevelt e dei John Fitzgerald Kennedy, dei Lyndon Baynes Johnson e dei Bill Clinton (parlo del presidente Bill, non della signora Hillary Rodham, sua consorte, a sua volta supponente, arrogante e offensiva nei confronti dei suoi non-elettori nel 2016), e perfino dei Barack Obama (assai mediocre se non fallimentare in politica estera), e dei Joe Biden, abbastanza e a volte molto (Johnson) attenti al sociale.
Il GOP (il Grand Old Party dei repubblicani, che paradossalmente sono rappresentati cromaticamente da un colore rosso brillante, mentre i Democrat sono azzurri, come Forza Italia, ooh, com’è lontana l’America dall’Europa!) non è più ciò che era, è cambiato con Trump, ed è diventato un movimento profondamente trasversale, perché, se l’hanno votato i poveri, i ricchi, come Elon Musk non hanno smesso di sostenerlo.
Questo cambiamento ha a che fare con cambiamenti molto profondi avvenuti in tutto il mondo. Destre e sinistre (lo dico propriamente al plurale) non sono più le stesse di solo una ventina/ trentina di anni fa, perché sono sempre più staccate dalle loro storie e tradizioni. Il mondo è sempre più policentrico, polisemantico e anche… polifonico, cioè costituito da più soggetti obiettivamente interdipendenti pur nella loro reciproca diffidenza e speculare rivendicazione (legittima) di indipendenza.
Dopo la fine della “Prima guerra fredda” con la caduta del muro di Berlino, passati un paio di decenni di indefinibili e talora tragici eventi, come le molteplici sanguinose guerre non dichiarate di cui Stati Uniti d’America (Irak, Afganistan, Libia, a volte con il codazzo di grandeur francese e del tardo imperialismo illusorio britannico) e Federazione Russa (Nazioni caucasiche e Ucraina) sono stati principali promotori, possiamo individuare in ciò che sta accadendo da qualche tempo il manifestarsi di una “Seconda guerra fredda”, che però è “riscaldata” da molti conflitti Nord vs Sud, Ovest vs Est e viceversa.
La Cina è diventata il secondo player del mondo e sta quasi per pareggiare gli USA, in ogni senso. L’Unione Europea, che potrebbe competere con successo ovunque con ciascuno dei giganti citati, è divisa da vecchie rivalità e pretese e da normative burocratiche e paralizzanti su temi fondamentali della vita comune, come il clima, la casa, i trasporti, l’industria, il welfare, il sistema liberal-democratico che figure come Trump e come Putin stanno mettendo – diversamente – in questione, etc..
E poi c’è il grande mondo dell’Islam, certamente diviso al proprio interno, ma decisivo per gli equilibri socio-politici, economici e religiosi, con il quale occorre sviluppare un continuo dialogo, e rispettoso, non confondendo il terrorismo jihadista con le immense masse popolari dell’Indonesia e dell’Iran, ad esempio, per citare solo i due maggiori paesi musulmani del mondo.
Le due guerre, quella in Ucraina e quella nel Vicino Oriente mostrano come occorra un salto di qualità della politica globale. Le due guerre vengono da molto lontano e non possono essere fermate dando completa soddisfazione a chi si combatte, perché occorreranno mediazioni equilibrate e intelligenti: ad esempio, convincendo gli Ucraini ad accettare che la Federazione russa si tenga per il momento il Donbass, concordando di svolgere un referendum sotto vigilanza ONU (una ONU però un po’ diversa dall’attuale e con un altro Segretario generale); convincendo i Russi a non attaccare un’Ucraina che non entra nella NATO, un’Ucraina che l’Occidente deve continuare ad aiutare in ogni modo. Per il Vicino Oriente, caduto Netaniahu, occorre garantire una vita normale, sotto una forma statuale da definire bene assieme con diritti umani, sociali e civili dei Palestinesi parificati agli Israeliani.
La presidenza Trump apporterà anche cambiamenti nel sistema economico-finanziario, sui quali tutti dovranno avviare trattative, perché il nuovo Presidente USA è fondamentalmente un mercante!
Oggi, siamo quasi nelle mani di questi 4 signori: Donald Trump, Vladimir Vladimirovic Putin, Narendra Modi e Xi Jinping (ti ricordi, caro lettore, quando il Di Maio, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana, lo chiamò “Signor Ping“? Forse quel ruolo era un po’ troppo per il venditore di bibite dello Stadio San Paolo di Napoli, o no?… come peraltro si può dire di diversi Ministri della Repubblica in carica con il Governo attuale, o no?), e poco altro. Brava Europa a trazione franco-tedesca! L’Europa deve trovare la forza di trattare tutta unita con queste potenze.
Dobbiamo però, in mezzo a queste questioni fondamentali, come da mio impegno assunto nel titolo, approfondire il tema su ciò che sia oggi destra e ciò che sia oggi sinistra, anche per l’Italia, dove un Landini parla convintamente di “rivolta sociale”, sfiorando il reato, e Schlein giudica una “brutta notizia” l’elezione del tycoon. Cara Elly, l’elezione di Trump è una notizia, che a lei non piace, non una “brutta notizia” in sé, perché non conosciamo le conseguenze pratiche di questa scelta del popolo americano. In realtà, Trump dà un’impressione di forza e di chiarezza (nella sua greve e scarna dialettica politica), mentre Elon Musk dà un’impressione di efficienza, e questo conta, eccome, nel sentire comune, che non è spazzatura. Altrimenti il voto popolare non avrebbe la valenza politica e morale che ha in democrazia.
Mi pare, in generale, che la sinistra italiana sia avviluppata in una crisi identitaria e di cultura politica molto grave.
L’amico e (vecchio compagno Claudio), militante di sinistra da oltre mezzo secolo, come me, e storico di vaglia (e quindi non un dilettante) mi chiede che cosa “si sentano” politicamente oggi gli operai italiani, se di destra o di sinistra, e io gli rispondo che, a mio avviso, la stragrande maggioranza degli operai, a parte un segmento (secondo me abbastanza esiguo) di delegati sindacali e di appartenenti al PD, non si sente né di destra né di sinistra, e pertanto, o non va a votare oppure vota qualsiasi cosa, e da una ventina d’anni forse più a destra che a sinistra.
Ricordo che nel 2005 circa Berlusconi fece fare un’indagine sociologica su questo tema, con il risultato di scoprire che il partito di maggioranza relativa nel voto operaio in quegli anni, era la sua Forza Italia (ricordo che nel 2008 il partito azienda del tycoon prese il 36%, quando però il PD di Veltroni portò a casa il 33% dopodiché il compagno Walter si dimise da segretario). Dopo quella ricerca ne fu fatta un’altra verso il 2015, dalla quale risultò la Lega il primo partito tra gli operai, confermando un vecchio giudizio di Massimo D’Alema, non proprio l’ultimo dei dirigenti della sinistra italiana, secondo il quale la Lega, specialmente quella bossiana, era una costola localista della sinistra storica.
Vediamo meglio, tornando alla teoria socio-politica. Dicevo all’inizio che i termini “destra” e “sinistra” nascono nel dire comune e in quello politico subito dopo la Rivoluzione Francese a fine ‘700, e poi si consolidarono in tutte le declinazioni istituzionali parlamentari del mondo, nonché nei sistemi teorico-dottrinari degli studiosi a livello accademico.
L’appartenenza sociale a uno dei due schieramenti è stata fin da subito chiara: a destra si collocarono gli aristocratici (ricordiamo che i “senati” ottocenteschi erano tutti di nomina imperial-monarchica) che progressivamente diventavano degli alto-borghesi, al centro i piccolo borghesi e a sinistra i repubblicani, i socialisti e gli anarchici (tipo Andrea Costa) che accettavano in qualche modo di istituzionalizzarsi.
Nel XX secolo, le idee marxiane irrorarono i movimenti e i partiti di sinistra formando i vari partiti comunisti. Se lasciamo in questa sede sullo sfondo la formidabile vicenda della Rivoluzione Russa del 1917 che fondò l’Unione Sovietica, nell’Europa occidentale si formarono partiti comunisti molto importanti, ma con vicende assai diverse: in generale, finché furono al governo (si fa per dire) le dittature nazista e fascista, ma anche franchista e salazarista, i partiti comunisti furono costretti a vivere in clandestinità, e confliggendo spesso con i partiti socialisti (in Italia a cavallo degli anni ’30 i comunisti definivano i socialisti “social-fascisti”, salvo poi tentare di recuperare perfino i fascisti chiamandoli “compagni in camicia nera”, ricordiamoci della successiva analisi dalemiana della Lega!).
Dopo la sconfitta delle dittature nazifasciste, i nuovi parlamenti ebbero di nuovo schieramenti chiaramente distinti nelle tre grandi aree di destra-sinistra-centro. L’Italia, “patria” del centro cattolico mondiale, sviluppò un’area politica grandissima con la Democrazia Cristiana, che era un partito interclassista (De Gasperi la definiva un partito-di-centro-che-guarda-a-sinistra), che raggruppava aree sociali molto diverse, da quelle contadine a quelle operaie dei ceti medio bassi. Ed ebbe leader di livello notevole come Alcide De Gasperi e come lo stesso Aldo Moro, il cui destino fu tragico.
A destra aveva trovato posto un partito che si ispirava all’ultima declinazione del fascismo, la Repubblica Sociale Italiana, con il Movimento Sociale Italiano di Giorgio Almirante; vi era un Partito Liberale Italiano (PLI), antifascista e rappresentante dell’alta borghesia; un Partito Repubblicano Italiano (PRI) erede del Partito d’Azione e di Giustizia e Libertà, con personaggi del rilievo di Leo Valiani e Ugo La Malfa; le varie declinazioni dei socialisti, dal PSI di Pietro Nenni e Rodolfo Morandi, di Sandro Pertini e di Giuliano Vassalli, e infine di Bettino Craxi, partito che ancora nel 1948 era più grande del PCI, al Partito Socialdemocratico Italiano (PSDI) di Giuseppe Saragat, che fu una scissione “a destra”, mentre a sinistra, quando Nenni accettò di entrare nei primi governi di centro sinistra, prima con Fanfani e poi con Aldo Moro (il compagno Pietro ebbe ad affermare che “finalmente la classe operaia era entrata nella stanza dei bottoni“), si mosse il Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP) di Tullio Vecchietti e Dario Valori. Il PCI era il maggior partito della sinistra, con leader del livello di Palmiro Togliatti, di Umberto Terracini, di Giorgio Amendola, di Enrico Berlinguer e di Giorgio Napolitano.
Negli anni successivi, però, il PCI, rimasto coerentemente all’opposizione, superò di gran lunga il PSI come risultati elettorali fino al record berlingueriano di voti del 35% circa nel 1976, quando pareggiò la DC, confermandosi, in seguito, a quei livelli percentuali anche nel 1984.
Il ’68 e gli anni ’70 videro il sorgere di numerose forze politiche di estrema sinistra, in larga parte extraparlamentari, come Il Manifesto poi Pdup , costola anti-staliniana di sinistra del PCI, come Lotta Continua, come Potere Operaio e come Avanguardia Operaia, poi Democrazia Proletaria. Più tardi, negli anni ’90 si formarono forze politiche di sinistra radicale come Comunisti Italiani e Rifondazione Comunista. Alla sinistra di costoro, l’Autonomia Operaia, assieme con qualcuno dei piccoli partiti citati (Lotta Continua), figliò le strutture clandestine del terrorismo di sinistra come le Brigate Rosse e Primalinea.
A lungo il PCI non riconobbe in queste formazioni eversive l’album di famiglia che invece ebbe il merito di individuare Rossana Rossanda del Pdup. Triste e tragica storia quella del terrorismo di sinistra.
Ma a destra si espresse con atti di tragica violenza una destra eversiva, figliata a sua volta dal nostalgismo fascista, che effettuò i più gravi attentati della storia italiana del dopoguerra, a volte coperta o addirittura aiutata da servizi deviati e dalla Massoneria degli Ortolani e dei Gelli, cui imprudentemente o furbescamente si iscrissero tempre come Berlusconi e Maurizio Costanzo: strage alla Banca Nazionale dell’Agricoltura a Milano nel 1969, strage di Piazza della Loggia a Brescia nel 1974, strage del Treno Italicus nel 1974, strage alla Stazione di Bologna, del 2 agosto del 1980, è solo l’elenco dei fatti più tragici provocati da queste forze oscure e terribili.
Nel frattempo, da un punto di vista dell’appartenenza, le sinistre rappresentavano con chiarezza le classi operaie, soprattutto industriali. Questo fino ai fatidici primi anni ’90, quando accaddero a livello globale e poi anche italiano, alcuni eventi decisivi: finì la “prima guerra fredda” con la caduta del Muro di Berlino; iniziò una fortissima globalizzazione, fondata sulle nuove tecnologie e su una finanziarizzazione sempre più egemonica sull’economia reale, di cui oggi le monete virtuali à la Bitcoin sono l’esempio più evidente; il sistema bipolare USA-URSS, dopo una prima prevalenza ventennale degli USA, è diventato policentrico fino alla costituzione dei cosiddetti B.R.I.C.S. (Brasile, Russi, India, Cina, Sudafrica); in Italia, il fenomeno politico-giudiziario chiamato Tangentopoli, decapitò tutti i partiti di governo, favorendo la nascita di nuovi partiti come Forza Italia e Lega Nord, e nei primi anni 2000 del Movimento 5 Stelle. Nel frattempo il PCI era diventato, prima Partito Democratico della Sinistra, poi Democratici di Sinistra e infine, assieme con una parte dei cattolici di sinistra ex DC della Margherita, Partito Democratico, che ancora rappresenta la maggiore forza politica della sinistra italiana, malamente e inutilmente insidiata dai 5 Stelle in salsa giuseppi-contiana.
Nel frattempo la composizione sociale che aveva costituito la storia dei partiti del Dopoguerra si è… completamente scomposta, mentre i sindacati confederali si trasformavano in associazioni dove i pensionati via via prevalevano sugli attivi e vedeva un evidente declino qualitativo del personale politico, fino alle mediocrità individuali costituite dai Segretari generali attualmente in carica.
La nuova società, più acculturata delle precedente, non si sente più rappresentata dai partiti rimasti in pista, anzi dalla politica in quanto tale e, uno su due, non va più a votare. Questo dovrebbe essere il pensiero dominante, direbbe Giacomo Leopardi, non le schermaglie su quisquilie e detti ridicoli, come nell’ultimo penoso scontro verbale tra Meloni e Schlein.
I lavoratori, come profeticamente aveva intuito il bravo professor Marco Biagi, socialista e cristiano (come me), non sono solo quelli dipendenti, ma anche quelli autonomi, quelli che secondo Landini, se guadagnano più di 35000 auro lordi annui sono ricchi, avendo un’aliquota marginale del 43%. Studia, Landini, studia, e sii umile, visto che non te ne intendi. E porta a scuola con te anche Schlein!
Mia proposta: riprendere la denominazione “socialdemocrazia” o “socialismo democratico“, che permetterebbe di ri-coniugare merito e bisogno, bisogno e merito, giustizia e libertà, libertà e giustizia, come ci hanno insegnato i Padri e le Madri Costituenti.
Ciò significa riprendere per mano i Diritti sociali, lasciando perdere alcuni nuovi diritti che sono denominati “civili”, i quali spesso sono diventati mera espressione di desideri millantati per diritti. Un esempio: la maternità surrogata, che rappresenta in modo evidente ciò che si pretende diventi diritto, mentre invece è solo auspicio, desiderio individuale connotato da un fondamento antropologico di autoaffermazione individuale e da una caratterizzazione etica di profondo egoismo. Oppure le esagerazioni antiscientifiche del gender.
Su un progetto di questo genere io ci starò finché avrò respiro a questo mondo (e pregherò dall’Altro).
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Si tratta di termini effettivamente obsoleti. Tra l’altro registra anche una sorta di inversione: originariamente la sinistra si batteva per difendere gli interessi dei gruppi sociali oppressi contro i pretesi valori gerarchici affermati dall’autorità; ora la destra difende gli interessi spesso immediati di questi e di quelli, dagli operai agli industriali, mentre la sinistra rimane quasi impiccata a valori, in sé stessi buoni, come quelli ambientali o collegati all’inclusione sociale, ma che non sembrano corrispondere e soddisfare interessi sufficientemente appetibili per i quali la gente sia indotta a sostenerli.
Grazie Giorgio, la tua integrazione è rigorosamente teoretica, e completa in modo armonico il mio saggetto, che di per sé è incompleto, mandi mandi, Renato