TRA MENTE E CORPO, TRA CORPO E MENTE. “Dì degli altri solo ciò che diresti e nei modi che useresti in loro presenza”, dovrebbe essere un imperativo morale da osservare, sempre. Ingenuità od onestà? Occorre, perciò, imparare a pensare in modo critico e libero, e a meditare, come abitudine quotidiana… e poi occorrono anche disciplina e respirazione consapevole per vivere bene e con gli altri
“Dì degli altri solo ciò che diresti e nei modi che useresti in loro presenza“, dovrebbe essere un imperativo morale (kantiano) da osservare, sempre. Occorre (imparare a) pensare in modo critico e libero, e a meditare, come abitudine quotidiana… occorre disciplina e respirazione “consapevole” per vivere bene e con gli altri. Non va bene, prima di tutto per sé stessi, pensare prevalentemente male degli altri, anche se si constata che c’è molto male nel mondo, e quindi negli altri.
Ma dell’ambito umano degli “altri” (per la visuale degli altri), facciamo parte noi stessi. Chi sono gli altri? Gli altri-siamo-noi (prima o poi), cantava qualcuno trent’anni fa (Umberto Tozzi).
(neurotrasmettitori)
Il linguaggio che usiamo è molto molto importante. Importanti sono le parole, il lessico complessivo che ci è proprio, perché ce ne siamo impadroniti progressivamente fin da piccoli, ce lo hanno insegnato in casa genitori e nonni, lo abbiamo studiato a scuola, avendo possibilmente cura di conoscere bene i significati e il senso dei termini che utilizziamo.
Importanti sono anche i toni che usiamo nel parlare, che possono essere coerenti con le parole oppure incoerenti, e in quel caso non aiutano la comunicazione, danneggiandola, e la qualità della relazione con l’altro, riducendola.
Parlare-chiaro scegliendo con cura i termini stessi, evitare le ambiguità, i giudizi preconcetti e termini che risultino talvolta persino insulti all’ascoltatore o all’interlocutore, sono un ulteriore modo per costruire buoni rapporti con gli altri, sviluppando la Qualità delle nostre relazioni inter-soggettive.
Il linguaggio è il modo umano di relazionarsi, è il più importante sistema-struttura della relazione inter-umana, ma non va assolutamente trascurata la postura di chi comunica, cioè il linguaggio del corpo. Il non-verbale, il paraverbale.
Linguaggio verbale, linguaggio del corpo, prossemica e tutto ciò che abbiamo fisicamente e psicologicamente a disposizione come esseri umani, e dobbiamo utilizzarlo per avere buoni rapporti con i nostri simili umani e, in qualche modo, anche con gli animali (che ci comprendono più di quanto a volte noi stessi riteniamo).
Oltre a tutto ciò dobbiamo aggiungere la necessità di sviluppare la meditazione è il pensiero sistematico/critico, che contiene sia il ragionamento sia l’intelligenza emotiva. Si tratta di una sintesi necessaria che costruisce l’auto-consapevolezza del sé-comunicante.
Sottolineo, in particolare, l’importanza del pensiero critico e del suo necessario strumento costituito dalla logica argomentativa, che ritengo essere attualmente in crisi molto grave, e da almeno un paio di decenni.
La mostrano, a mio avviso, la parola e l’agire “woke”, che dal suo significato iniziale di consapevolezza (da, attenzione, warning!) fino agli scivolamenti semantici che l’hanno condotta a significare perfino, assieme ai correlati sintagmi politically correct e cancel culture, ha modificato in qualche caso radicalmente il senso e perfino il significato delle cose e delle parole.
Accanto a ciò, forse ancora più importante è il pervasivo uso dei social media, che spiega anche, ad esempio, l’enorme crescita dell’influenza di un personaggio geniale e controverso (e potenzialmente pericoloso) come Elon Musk, su cui si potrebbe/ dovrebbe aprire un enorme capitolo in altra sede. Lo farò.
Trump e le destre vincono anche per le gigantesche idiozie del politically correct e del woke di tipo anglosassone, che hanno annoiato la maggioranza delle persone, e comunque di popolo vivo del mondo, e che piacciono così tanto alle sinistre. Limitandomi all’Europa, tra qualche mese le tre maggiori nazioni europee, cioè l’Italia, che ha già un governo di destra-centro, e anche Germania e Francia saranno probabilmente governate da coalizioni abbastanza analoghe.
Il dire la verità sulle cose è anche uno strumento per non cadere del tutto e stupidamente in questa situazione. Ma vedo che è difficile.
Di tutto questo disastro se ne stanno accorgendo (grazieadio) le femministe classiche, che si stanno distinguendo dal politicamente corretto, ma hanno poca copertura mediatica. Speriamo almeno in loro. E torniamo al tema.
E’ evidente e logico che non si può sempre essere del tutto espansivi e completi nel dire, come richiede la dizione iniziale del titolo, poiché le situazioni e i ruoli che si assolvono sono diversi. Un datore di lavoro non può e non deve dire tutto sulla sua azienda a chiunque in qualsiasi momento, ma deve selezionare ciò che deve dire, misurarlo, crederci e poi dirlo. Riservandosi magari di completare un’informazione a tempo opportuno, poiché darla prima potrebbe danneggiare un progetto positivo sull’azienda stessa.
Un altro esempio può essere tratto dal mondo degli affetti tra le persone, soprattutto gli affetti amorosi nella coppia umana. Dire il falso in questo ambito è disonesto e pericoloso.
In ogni caso si deve, alla fine, dire la verità, perché la verità “paga” sempre, mentre la menzogna danneggia sempre, anche oltre il danno oggettivo che contiene, in quanto fa perdere credibilità e credendità, che sono due cose diverse, poiché la prima è la virtù della sincerità soggettiva in base alla quale siamo creduti, la seconda si riferisce alle cose che si possono credere, perché vere in quanto certe (per evidenza o per comunicazione di notizia da parte di persone fededegne).
Come si può fare a rispettare la verità per non farsi del male? Si deve partire dal pensiero, evitando di pensare “male”, per non pensare il male e per non dire male.
Ci spiegano affidabili sociologi che il 54% degli Americani ha la capacità di lettura di un nostro bambino di 10 anni, e lo sento affermare anche nei tallk show italiani, spesso caratterizzati da partecipanti e moderati da giornalisti snob, come sulla 7 (tipo la compiaciutissima Tiziana Panella), o gentilmente militanti sulle tv Mediaset (tipo Paolo Del Debbio). Sì, però, come afferma sorridendo il giornalista americano Andrew Spannhaus, veramente intelligente, garbato e parlante un italiano che molti italiani si sognano: “Saremo sì ignoranti, però intanto comandiamo noi“, ma lo dice senza alcuna arroganza.
Non c’è bisogno che tutti siano laureati, e questo lo sostengo anch’io dalla mia giovinezza. Personalmente ho mescolato studio e lavoro per tutta la vita: i miei sei diplomi accademici li ho portati a casa lavorando, e mescolando ricerca e lavoro genuino.
Se LeBron James, il grande campione di basket, continua Spannhaus, sbaglia parlando in modo irrispettoso della grammatica, con la sua intelligenza naturale ha comunque cambiato il modo di vivere e di gestire il basket americano.
Posso aggiungere che il miglior sindacalista italiano degli ultimi decenni, Pierre Carniti, in una prima fase storico dirigente dei metalmeccanici (Fim-Cisl), in seguito eletto Segretario generale della Cisl per otto anni negli ’80 del secolo scorso, aveva (solo) il diploma di terza media. Lo conobbi e lo apprezzai di persona partecipando a diversi forum e dibattiti con lui dopo la sua uscita dal sindacato confederale, ed aveva iniziato a fare politica con i Socialisti. Carniti, con la sua terza media, nulla rendeva in capacità personali a Luciano Lama e a Giorgio Benvenuto, che erano entrambi laureati, in quegli anni suoi colleghi, come segretari generali – rispettivamente – della Cgil e della Uil, anzi, come oratore e conversatore, e forse anche come contrattualista, a mio avviso, era addirittura a loro superiore.
In Italia, nonostante tutte le critiche che si possono fare al nostro sistema, non siamo poi così malmessi come istruzione base, superiore e universitaria. Questo appare chiaro quando confrontiamo, ad esempio, i livelli culturali dei nostri liceali con quelli americani. Piuttosto il tema è quello degli investimenti per la ricerca post universitaria, su cui l’Italia è carente e dovrebbe prenderne atto agendo immediatamente per rimediare.
Di contro, ad esempio, gli USA, pur investendo molto in ricerca, ma con molte risorse private, sono ancora un “popolo bambino”, non investendo molto sull’istruzione pubblica, ragione per cui osserviamo fenomeni sociali e politici che ci è difficile comprendere per la loro radicale diversità rispetto a noi.
Tornando al tema, siccome come esseri umani siamo un tutt’uno, corpo e mente, mi sembra utile citare anche le conseguenze degli aspetti fisiologici dei comportamenti umani nella psicologia relazionale: quando ci si arrabbia ovvero non si dice-la-verità si verifica un ammassamento interno del cortisolo, perché noi siamo “infiammati mentalmente”. E non si tratta solo di una metafora che si riferisce alla infiammazione fisica, della quale è analoga.
Anche l’essere ansiosi crea problemi, perché è meglio non pensare a ciò che non accade e a ciò che non può accadere. I famosi whishful thinking sono le profezie che auto avverano (o Legge di Murphy, per dirla cinematograficamente) sono dannosi quando provocano ansia.
Un altro aspetto è quello della relazione tra l’equilibrio psicologico che si raggiunge privilegiando la verità alla menzogna e lo stato di salute fisico.
La scienza ci insegna che per migliorare la situazione immunitaria contro i radicali liberi, contro i tumori, per evitare di compromettere la salute mentale, l’Alzheimer, la depressione, i toni negativi dell’umore, è indispensabile creare un equilibrio interiore, mediante gli strumenti della meditazione e del linguaggio interiore.
Di contro, per far crescere i neurotrasmettitori “buoni”, dopamina e serotonina, dobbiamo fare attività fisica, avere cura del nostro corpo con un’alimentazione equilibrata, e assieme a tutto ciò recuperare verità nel nostro dire e parlare e comunicare.
Suggerisco, infine, una lettura attualissima, l libro del professor Luca Ricolfi dal titolo “Il follemente corretto“.
(Facciamo anche un’altra cosa: accarezziamo un asino tranquillo nel prato).
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2 Comments
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Hai perfettamente ragione. Stiamo disimparando a dire la verità, ammorbati dal politically correct. Questa è senz’altro una delle ragioni del successo della destra che titilla la pancia, cioè gli interessi e i bisogni più profondi delle persone nella loro schiettezza.
Mi fa piacere il tuo consenso GIorgio. Significa che combattiamo la medesima battaglia intellettuale e morale. Ma non avevo dubbi