Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

“Prima che io nascessi tu mi conosci” (perché in questa frase è sbagliatissima la consecutio temporum in base alle regole grammaticali del latino, come se io fossi un ignorante matricolato?). Infatti si dovrebbe dire: “Prima che io fossi nato tu mi avresti conosciuto…”

…perché il discorso eucologico (cioè, della preghiera riconoscente) è rivolto a Dio che non ha tempo, non è nel tempo, non subisce il tempo, non è né prima né dopo. E’.

E basta. E quindi non subisce neanche le eleganti leggi della consecutio temporum della lingua latina e dei successivi derivati idiomi.

I versetti sono liturgici, perché si tratta di un canto funebre:

Prima che io nascessi, mio Dio, tu mi conosci:/ ricordati, Signore, che l’uomo è come l’erba,/ come il fiore del campo. (Ritornello) 1. Ora è nelle tue mani quest’anima che mi hai data:/ accoglila, Signore, da sempre tu l’hai amata,/ è preziosa ai tuoi occhi. (Rit.) 2. Padre, che mi hai formato a immagine del tuo volto:/ conserva in me, Signore, il segno della tua gloria, che risplenda in eterno(Rit.) 3. Cristo, mio Redentore, risorto nella luce:/ io spero in te, Signore, hai vinto, mi hai liberato/ dalle tenebre eterne. (Rit.) 4. Spirito della vita, che abiti nel mio cuore:/ rimani in me, Signore, rimani oltre la morte,/ per i secoli eterni. (Rit.)

Il presente continuativo di “tu mi conosci” si pone come punto di rotazione di ogni altro movimento dell’essere. Dio conosce tutto perché è, ed è in un modo non collocabile nel tempo cosmico- umano.

I modi e i gradi di conoscenza della verità divina e di quella umana si collocano nel tempo umano, ché non esiste (non ex-sistit) quello divino. Il tempo divino.

Anche su questo tema, si può dire che i modi e/o i gradi epistemologici della conoscenza sono tre, e coincidono, mostrandosi come “operazioni della mente” in questo modo:

a) il concetto (è il con-cepito, il preso-insieme e si dice, latinamente: similitudo rei in mente expressa),

b) il giudizio (sul concetto) che deve essere logico, conveniente (è, latinamente, il iudicium, o actio qua intellectus componit vel dividit affirmando vel negando),

c) il ragionamento (sul giudizio, è argumentatio vel ratiocinium), che implica un legame logico necessario (che-non-cessa) tra giudizi, al fine di poter argomentare logicamente (cioè, rispettando il lògos).

La logica abbisogna di sostantivi (che sono soggetti ed oggetti), e di forme verbali (che agiscono tra soggetti e oggetti, con la modalità transitiva dell’agire, ad e.: “io costruisco (qualcosa)”, oppure “rimangono” nei soggetti, con la modalità intransitiva, ad e.: “piove“, forma che non richiede il soggetto. infatti l’espressione “la pioggia piove, oppure piove pioggia” è ridondante, e perfino insensata).

Vediamo la frase che costituisce l’emistichio primo del versetto iniziale: “Prima che io nascessi, mio Dio, tu mi conosci“. Come fa (Dio) a conoscere qualcuno prima che costui nasca? Non certamente stando-nel-tempo-della-nascita-di-colui-che-nasce, ma fuori. Si può stare fuori-del-tempo? Nella condizione (o stato di vita) umana, no.

E allora? Allora (ad istam horam) occorre ammettere – alternativamente e reciprocamente escludentesi – che,

a) si dà l’esistenza di Dio fuori del tempo e dello spazio umani, poiché la conoscenza scientifica della realtà naturale umana è ancora insufficiente a (eventualmente) conoscere Dio, e in divenire; in altre parole, non si può (e non si deve escludere che un domani la scienza possa dimostrare l’esistenza di Dio) mostrare e conoscere Dio con i mezzi conoscitivi e cognitivi umani, ovvero,

b) non si dà l’esistenza di Dio, e quindi la frase è assurda secondo la logica umana, e lo è perché è sbagliata la consecutio temporum. In altre parole la grammatica, anzi l’analisi logica, decide se Dio esista o meno. Strano? Non direi, perché la realtà e la sua descrizione devono coincidere, se si sceglie il realismo epistemologico di derivazione aristotelico-tomista, cioè il realismo non-ingenuo, che ammette anche realtà non conoscibili con i meri cinque sensi esterni (vista, udito, olfatto, tatto e gusto). Ad e., la nozione di coscienza non è legata sempre ai sensi esterni, ovvero lo è implicitamente e parzialmente, o inconsciamente, perché io so-di-essere-sveglio, quando sono sveglio, ma ionon-so-di-essere… addormentato, quando sono addormentato. E’ perciò che si dice che il sonno e lo stato di coma profondo, assomigliano molto alla morte. La coscienza come entità (o ente) psico-spirituale è un altro tema ivi connesso.

Proviamo a criticare il flusso argomentativo di cui qui supra. Se non si dovesse ammettere quanto in a), cioè l’esistenza di Dio, non si dovrebbe ammettere nemmeno la sua essenza, cioè il fatto che Dio-è, anche eventualmente al di fuori delle possibilità conoscitive umane. Altrimenti, si potrebbe dire che “si dà l’essere-di-Dio anche senza avere le prove della sua esistenza (che vuol dire stare-fuori-dal-nulla)”, perché “Dio è l’essere-per-sé-sussistente“, come actus fidei, atto di fede.

Nessuno mi può impedire l’atto di fede in Dio, e altrettanto nessuno può ordinarmi di credere che Dio esiste, anche se non riesco a dimostrarne l’esistenza, non fosse altro perché io (noi) riesco o riusciamo (forse e/o talvolta) a vivere (moralmente) etsi Deus non daretur (come se Dio non ci fosse), seguendo Hugo Grotius e Joseph Ratzinger.

(Non sempre, e la storia lo dimostra, le religioni aiutano a vivere valori fondati secondo un’etica del fine, dove il fine è la salvaguardia dell’integrità psico-fisica dell’uomo e il rispetto razionale della natura.)

Allora: posso considerare plausibile l’emistichio (“prima che io nascessi, mio Dio, tu mi conosci“) che stiamo studiando se credo-in-Dio, cioè che Dio-esiste-perché è-l’Ente-che-dà-l’esistenza-in-quanto-lui-stesso-è-l’Essere,-e-la-sua-Essenza-divina-può dare-l’essere-ad-altri enti, anche se non abbisogna di mostrare sensibilmente la veridicità della sua esistenza nel contesto delle possibilità conoscitive dell’uomo. Finisco: posso considerare plausibile il versetto se ho fede in Dio, non senza la fede. In questo senso possiamo considerare tutte le fedi pure in Dio, se non lo strumentalizzano per fini umani o politici.

Un altro canto liturgico.

Testo latino
In Paradisum deducant te Angeli;
in tuo adventu suscipiant te Martyres,
et perducant te in civitatem sanctam Jerusalem.
Chorus Angelorum te suscipiat,
et cum Lazaro quondam paupere,
aeternam habeas requiem.
Traduzione in lingua italiana
in Paradiso ti accompagnino gli Angeli
al tuo arrivo t’accolgano i Martiri,
e ti scortino alla città santa di Gerusalemme.
Il coro angelico ti accolga
e insieme a Lazzaro, povero un tempo,
tu possa godere della pace eterna.

La traduzione dell’antifona, o controcanto che viene dal tempo, è disponibile a lato del testo latino, ed esprime con una poeticità drammatica tutto il senso della via Salutis aeternae.

Sono alle esequie di un coetaneo, colpito da una quelle terribili “bestie” che stravolgono la nostra biologia umana. Ne so qualcosa, perché sett’anni fa ho anch’io conosciuto un impazzimento cellulare (Igg-kappa, Igg-lambda, etc., le sigle misteriose di queste cellule), e sono qua che ne scrivo e ne parlo.

Ne parlo (quasi) con la strana gioia del sopravvissuto pieno di energie doloranti, perché le algie, come le chiamano i medici doloristi, che non sono filosofi, ma praticissimi biologi dell’uomo, mi accompagnano e mi fanno sentire-vivo. Pieno di voglia di vivere, mentre mi guardo in giro, e vedo volti fermi, attoniti, sinceri nel pacato dolore dell’evento.

Abbraccio qualcuno che conosco, i parenti stretti di Luigi, che mi sorridono dicendomi che se ho apprezzato le loro parole dette alla fine delle esequie, è cosa che gli dà gioia, dentro il dolore della perdita, come a volte accade quando appare il sole in mezzo alle nuvole piene di pioggia.

Il sole nella pioggia, oppure la pioggia che circonda gli ultimi raggi del giorno.

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2 Comments

  1. Giorgio, se vuoi troviamo un testo analogo anche in Geremia 1:
    Geremia 1,4-9
    4 Mi fu rivolta la parola del Signore:
    5 «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, …

    grazie caro Giorgio

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