“Maestri e maestre di pensiero” incomprensibili, disutili, da rapper e trapper, fino a una Litizzetto e a un Conte Giuseppe
Di mattina do solitamente uno sguardo ai tg vari ed eventuali, cambiando canale. Quasi sempre indugio su Canale 48, che hanno recentemente “normalizzato” da un’impostazione diversa, sbarazzina, che gradivo. Forse perché Lorenzo (non ricordo il cognome) la faceva troppo da protagonista.
Verso le 7, prima della Rassegna Stampa dell’usuale Roberto Vicaretti, simpatico, anche se trasparentemente di parte, e ciò mi disturba anche se è dalla mia parte, danno qualcos’altro. Niente da fare: anche i giornalisti, prima di riferire notizie di cui altri sono protagonisti (è per questo che non avrei mai fatto il giornalista), militano, se non con parole, con opere: modi di porgere la notizia, commentuoli a denti stretti, scelte nella lettura, bypass di cose non in linea, etc.
Bene, una mattina mi trovo lavanti il volto patinato di “Levante”. Chi è, chi non è: è una cantante, whose true name is mysterious, se non lo cerchi sul web. Non lo cerco. Lei-è-mai-da-me-stata-sentita-nominare, ma, comprendo, già di successo, prossima stella sanremese, che, grazieadio, non subirò.
La ascolto per curiosità e la sento immediatamente biografizzarsi fin nei minimi particolari, il tutto intervallato da immagini della sua vita normale, come e dove (e che cosa) acquista i giornali, gentilissima, paga con lo smartphone undici e o dodici euri.
Faccio caso a ciò che dice: parole sì, con-fuse sì, borborigmi susseguentisi sì, ma concetti e ragionamenti, no: NULLA. Dice il NULLA, dice NULLA. Nel suo caso esiste anche il NULLA logico, non solo quello metafisico. Il suo modo di parlare è quello accattivante-socievolmente-empatizzante dell’uso della seconda persona (che è la prima) così: “Tu non sei disponibile a, tu fai, tu dici (NULLA)”, ma è sempre lei.
Non capisco nulla, poiché dice (qui il “non” sarebbe pericoloso, perché sarebbe ammettere che dice “qualcosa”, se si tiene in conto la regola logico-algebrica della doppia negazione) nulla. Ma anche se dicesse qualcosa in termini di parole o frasi sensate almeno a livello di intelligenza artificiale, cioè imo, o infimo, un termine che questa giovane signora forse conosce.
E guadagna con gli ascolti dei suoi pezzi. Pare non poco, perché qualche parte di generazione nuova la scolta. Provo con uno sforzo notevole ad ascoltare qualche frase e colgo solo qualche assonanza o banalissima rima. Guadagna, ma su cosa?
In che cosa consiste il valore aggiunto correlato al valore del suo lavoro? E questo vale anche per i suoi colleghi e colleghe, indifferentemente, altrettanto in-validi.
Qualcuno mi illumini, digrazia, gratia gratis data, poiché forse non comprendo che si tratta di un nuovo De André, linguisticamente adepta di Ludwig Wittgenstein (mi perdoni l’impertinente citazione l’amico Claudio da Portogruaro, che del filosofo austriaco è valido studioso).
…aaah dimenticavo, sempre in argomento di NULLA: ho sentito la soubrette Litizzetto che fa battute sessiste sugli organi virili (che tutti assieme in una stanza starebbero confrontandoli per vedere chi ce l’ha più l.), rispettivamente di Zelenski, di Putin, di Triump, di Xi e di Netaniahu, paragonandoli come se avessero compiuto le stesse enormità criminali, chi aggredisce e chi si difende, per questa signora pari sono. Vergognati!
E poi Conte, il presidente dei 5 Stelle che ulula con la sua voce polifonico-adenoidica: quando andiamo ad arrestare Netaniahu? Si accomodi avvocato, e nel frattempo, già che c’è vada ad arrestare anche Vladimir Vladimirovic Putin che è destinatario di un medesimo mandato di arresto. Oppure ha strizza? Se sì, fa bene ad averla, sia dell’uno sia dell’altro.
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A volte mi viene il dubbio che il nulla, di cui parli, sia frutto nostro, di noi adulti che non siamo stati in grado di trasmettere con l’esempio i celebri valori. Soprattutto la scuola sembra avere fallito. Davanti a un passo di Dante o di Platone gli studenti sembrano attenti, ma, quando suona la campanella, corrono all’impazzata fuori dall’aula, come se fino in quel momento fossero stati in una prigione. Fuggono da ciò che per noi è tutto e sembrano lanciarsi verso il nulla. Forse perché quel nulla per loro è qualcosa che a noi sfugge? O piuttosto perché ciò che per noi è tutto non siamo riusciti a trasmetterlo?
Facciamo bene a nutrire dei dubbi sul nostro operato, caro Giorgio, ma dobbiamo – a mio avviso – anche un po’ accontentarci (che non è un brutto verbo) di quello che riusciamo a fare, visto che lo compiamo con il nostro massimo impegno intellettuale e afflato morale.