La drammatica commedia recitata nello Studio ovale della Casa Bianca una decina di giorni fa tra Zelensky, Trump e Vance, alla presenza dei media (mio papà Pietro sarebbe sbottato in questo modo, con piena ragione: “un’americanata”), mi ha ispirato un vecchio detto di Voltaire: “il lavoro umano è stato inventato dagli dèi olimpici, su suggerimento di Efesto-Vulcano, che preparava gli arredi dell’Olimpo, per combattere la noia, il vizio e il bisogno.” Gli “dèi” olimpici avevano gli stessi difetti degli esseri umani. Ciò detto, l’acidità dell’umano carattere, specialmente quando si invecchia, può fare il resto, danni compresi, oppure no
Fra i tre personaggi citati nel titolo è accaduto un dramma, che si colloca certamente fra la tragedia per i toni, e la commedia per i contenuti del confronto, se non fosse che anche i contenuti si collocano sul versante tragico, poiché si tratta di una guerra tra due nazioni.
Qui non ne scriverò nello specifico, perché chiunque ha già letto e sentito (e forse anche ascoltato) e legge e ascolta anche troppo in tema, che però è già superato dalla realpolitik dei fatti, sperabilmente verso una tregua e possibilmente verso un accordo generale in Ucraina, se possibile non solo di una generica pace, ma di pacificazione (sono due cose diverse), su cui già in Italia si esercitano, in mezzo a persone pensanti come un Claudio Martelli (per i più giovani spiego che si tratta dello storico vicesegretario del Partito Socialista Italiano ai tempi di Bettino Craxi, anni ’80/’90, e docente di filosofia teoretica in quel di Torino), miserabili pacisti da 15.000 al mese come Conte Giuseppi (in generale è difficile, o impossibile, a meno che non si sia un “giuseppeconte”, uomo capace di violare le leggi immortali della logica, essere nel contempo amico e nemico della medesima persona.
Come insegnava Aristotele, non si può essere nello stesso tempo una cosa e il suo contrario, per il principio di non-contraddizione) e i suoi accoliti della stampa e della tv (Travaglio&Orsini et similia), si auscultano con fastidio le furbizie sempliciotte di Salvini, si guardano con una certa pena gli equilibrismi faticosi di Schlein e si apprezza (se non si è intellettualmente disonesti, anche appartenendo ideologicamente e moralmente all’altra parte, come me) il difficile lavoro di ricucitura interna ed europea di Meloni. Mancano alcuni nomi, talmente insignificanti e spesso solociondolantiperroma, dei quali non meritano la mia fatica di riportare i nomi in questa sede. I miei ventisei lettori li conoscono bene.

A livello internazionale, Macron non la smette di ergersi – ossimoricamente – dall’alto della sua debolezza, a protagonista, fino ad offrire l’ombrello nucleare francese (lui vanta oltre trecento ordigni nucleari che metterebbe a disposizione dell’Europa mantenendo, però, il “fungo rosso” a Paris) al resto dell’Europa (forse non sa che in Italia e in Germania sono stivati congrui arsenale americani che, per essere – Dio-non-voglia – utilizzato, abbisognano delle firme del Governo Italiano e tedesco, rispettivamente, e quindi anche l’Italia possiede un ombrello nucleare), ma appena Starmer si dovesse scostare, franerebbe miseramente per le terre. Ora vuol accompagnare il “ragazzo” Zelensky da Trump assieme al premier inglese. A che titolo? E’ forse presidente della Commissione europea? ha un mandato della baronessa Ursula o da altri autorevoli colleghi? No, ci va e basta, anche solamente perché può ancora “ordinare” ai suoi la trasvolata atlantica del jet presidenziale, quale novello Lindbergh, o novello Italo Balbo. Pena.
Forse l’Emmanuel lo fa, eccola lì, per noia, oppure per rassegnazione, chissà? Anzi no, lo fa per bisogno di apparire. Ecco che il suo – di ben altra statura umana e culturale – conterraneo Jean Marie Arouet, detto Voltaire, aveva ragione. E anche per vizio, perché l’uomo è vanaglorioso, peccando con l’ottavo vizio capitale, così come è proposto nella specifica classificazione da san Gregorio Magno, papa e ottimo teologo morale. La vanagloria è un corollario dell’orgoglio spirituale, che è una pessima cosa. Si tratta dell’altro nome della superbia, nientemeno.
Anche Trump agisce per ciascuno dei tre elementi psico-morali di cui stiamo parlando. Forse che si può negare al Donald di essere vizioso, di avere dei bisogni e di annoiarsi spesso, per cui deve agire, in qualche modo? Aggiungiamo pure che possiede in modo cospicuo, e non si preoccupa di non manifestarlo, una dose di superbia e di-tal-vizio-i-vizi-subalternati (derivanti) come l’arroganza, la prepotenza, la protervia (cf. N. Bobbio) e il cinismo ac alia similia, ed è Presidente degli Stati Uniti d’America, grande democrazia, imperfetta fin che si vuole, ma democrazia, perché
a) l mandato del Presidente dura quattro anni + quattro anni, e lui non può superare l’attuale quadriennio,
b) le decisioni più importanti non le può assumere senza il consenso del Congresso, che è la Camera dei deputati statunitense, e
c) un qualsiasi giudice può bloccare i suoi Ordini esecutivi, come sta già capitando, fin dal secondo giorno di presidenza.
Cari commentatori italici, politici e giornalisti: non definite Trump solo in questo seguente modo: “è un bullo non-politico”, perché The Donald è un politico, se pure di una specie particolare. Se non si ha la memoria corta, quanti esempi potremmo richiamare di figure che non siano di specchiate virtù democratiche, come un Mattarella (e anche il nostro amato Presidente qualche volta incespica)? Lascio al lettore una congrua ricerca.
Bisogna stare attenti a non commentare in maniera frettolosa e disinformata le di Trump azioni. Vizio diffusissimo dalle nostre parti nella politica e nei media. Caro lettore, abbi la pazienza, quando hai una mattinata o un pomeriggio libero, di guardare i talk della 7 degli insopportabili Parenzo e Gruber, perché intellettualmente poco onesti, o di Retequattro, Canale 5 e Italia 1, perché evidentemente orientati a senso unico (ad hominem). Ne uscirai orripilato.
Mi sorprendono poi (ma fino a un certo punto), quei docenti universitari che non riescono a dire che da un’aggressione ci si difende, se è necessario, anche con le armi, e possibilmente con armi più evolute ed efficaci di quelle che possiede chi ci aggredisce. Costoro spesso parlano di mancanza di diplomazia da parte dell’Europa: può darsi che vi siano stati momenti di pericolosa accidia da parte degli Europei, ma gli chiederei di provare ad andare con la bandiera bianca a discutere davanti ai tank di Gerasimov quando avanzano verso il Dniepr o verso Kijv dalla Bielorussia. Ecco: forse che il 24 febbraio 2022 la colonna di tank lunga 60 chilometri che stava puntando sulla Capitale ucraina è stata fermata con belle parole e gentili richieste di tornare indietro, oppure con bazooka anticarrro, mine e altri aggeggi adeguati?
Porrei questa domanda anche a Conte e ai suoi urlatori da osteria (Licheri e Ricciardi), a Bonelli a Frate Janni, e anche a Schlein, che dovrebbe imparare qualcosa da alcuni suoi autorevoli compagni di Partito, come Gentiloni, Delrio e Guerini.
Sono anche preoccupato per ciò che certi docenti insegnano ai loro discepoli, i quali spero si informino anche da fonti diverse, essendo sicuramente capaci di cercare dentro lo sconfinato web.
Ascolto una docente de La Sapienza di Scienza politica affermare che il Governo agisce senza alcun contatto con il Parlamento: mi è parso che la chiarissima prof ignorasse che per legge in Italia alcune informazioni vengono fornite solo al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Co.Pa.Si.R.: con la legge 124/2007 è stato istituito il Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e riformato il Comparto dell’intelligence italiana che, fino a quel momento, aveva operato sotto la vigenza della legge 801/1977), onde evitare di violare la assoluta riservatezza che invece richiede il lavoro di Intelligence (una volta di diceva controspionaggio), assieme con la professionalità (ci ricordiamo del dottor Nicola Calipari? e della dottoressa Elisabetta Belloni?… e anche di quelle due + due ingrate di nome Simona, le famose “due Simone”, e poi di Greta e Vanessa, tutte e quattro eroicamente perdute nelle pericolosissime lande jihadiste) e la presenza su tutti gli scenari. Io mi immagino che cosa potrebbe succedere se certe info andassero in mano a tipi come Del Mastro, Salvini, “Gina” Lollobrigida, Licheri, Conte, Bonelli o Frate Janni e non pochi altri. Ops: li ho citati di nuovo.
Un altro professore mi ha ampiamente deluso, non per mancanza di scienza politica, ma per ingenuità: Marco Revelli, figlio del tenente Nuto, combattente nella guerra sbagliata di Mussolini, e partigiano molto preparato. Mi piacerebbe chiedere al figlio: ma suo padre ha fatto bene a far fruttare le sue capacità militari nella Resistenza, o avrebbe dovuto arrendersi ai nazi-fascisti, una volta tornato dall’Unione Sovietica? Credo che il buon professor Marco abbasserebbe lo sguardo. Si tratta, ad essere generosi, di un’aporia logica e morale.
Quando a Natale 2024 molti criticavano il Governo “per l’inerzia che stava manifestando sull’incarceramento da parte dei gabanoni persiani della signorina Cecilia Sala (altra ingrata),” e mentre ancora, solo qualche giorno dopo, si sentiva il rumore di vesti stracciate dalle parti dei “Boccia” (pensavo fosse un politico di maggiore caratura, vista anche la donna intelligente che lo ha per marito, ma a volte accadono cose strane e imperscrutabili nei destini umani) e degli inutilmente iracondi, anzi collerici fino all’insulto e alla violenza verbale cinquestelluti Ricciardi e Licheri, arrivava la notizia che Sala stava volando verso l’Italia su un Falcon dello Stato Italiano.
Intorno alla vicenda Almasri, su cui mezzo Governo si è tartufescamente intorcolato, se ne sono sentite di tutti i colori fino a che anche i su nominati canali tv, che hanno impiastricciato l’argomento per tre settimane, cioè fino a che è accaduto qualcosa di immensamente importante (ciò di cui si parla sopra) e sono stati obbligati a occuparsene, “povero” assassino criminale Almasri. Fo per dire. Senza Trump e Zelensky avrebbero perseverato su Almasri.
Occorre dica ancora che io non mi sono spostato-a-destra? Spero di no, perché dovrebbe risultare chiaro a tutti che mi rifiuto semplicemente di accettare le idiozie e l’incompetenza, spesso arrogante, come sempre accade nei flussi dicendi dell’ignoranza (Socrates docebat docetque), da qualsiasi parte provengano.
Mr. Volodymir è innegabile che ha dei bisogni impellenti, veri, anche sacri, e non si annoia di certo. Nella precedente carriera combatteva contro la noia dei suoi compatrioti in tv. Un vizietto ce l’ha ancora dalla precedente carriera: è un narcisista, in modo diverso dall’omone di Washington, che è il principe dei narcisi attuali, ma è narciso anche Zelensky.
In Italia troviamo i vari personaggi troppe volte da me citati pienamente avvitati nelle tre situazioni della noia, del bisogno e del vizio.
Vediamo il tema proposto da Monsieur Voltaire, distinguendo i tre contesti spirituali che con il lavoro si possono combattere, a partire dalla noia, che è il grande male spirituale di ogni tempo, specialmente del nostro, padre e madre della depressione e dell’accidia. Ci si annoia quando davanti a noi c’è il vuoto spirituale, o ad un silenzio muto. Perché il silenzio, un altro tipo di silenzio, può essere anche luminoso. Ci sono lavori noiosi, così come ci sono altri momenti di vita noiosi. L’accidia è il peggior nemico, non solo del lavoro, ma anche della vita, di tutta la vita di un essere umano.
Il vizio è lo stare fuori dalla ragion logica, prima ancora che etica, dell’umanità. Affermazione apparentemente moralistica e poco solida sotto il profilo argomentativo naturale. Il vizio è plurale come tutti sanno: si deve parlare di vizi, che sono sette o otto, a seconda degli elenchi. Non ne sviluppo i temi, perché lo ho fatto già in questa sede, anche recentemente, limitandomi a considerare il vizio in generale, che è una limitazione dell’essere umano capace di favorire l’omissione alla umanità propria. Tommaso d’Aquino parla di peccato di omissione come peccato generale, nel senso che chi pecca, in qualsiasi modo lo faccia, lo fa sempre compiendo atti che lo squalificano. Ogni essere umano, scrive il teologo morale può compiere atti suoi propri, ma solo quando agisce con coscienza alla luce di principi morali chiari e coerenti, compie atti che si possono definire “umani”.
Il bisogno è lo spazio tra ciò che necessita per un equilibrio esistenziale e ciò che si ha a disposizione. Ogni sistema politico deve porsi l’obiettivo di superare il bisogno di ogni cittadino, e nel contempo di riconoscere i meriti, che ci differenziano singolarmente rendendoci unici. Merito e bisogno devo essere coniugati sempre dal decisore politico.
In questo bailamme, l’ultima tra le “molte” è la sentenza della Corte di Cassazione che obbliga il Governo a pagare i danni morali dei migranti di Nave Diciotti (2018), che stettero dodici giorni in mare prima di essere sbarcati, senz’altro pilotati dalla politica nella richiesta di danni da parte di un signore eritreo, che si trovava tra loro. Fra l’altro, capo del governo era l’esimio Conte che nessuno allora chiamò di correo. Chissà perché? Nel 2019 accadde altrettanto con Lamorgese ministro dell’interno, ma nessuno protestò. Chissà perché? L’occasione attuale è stata buona per una risposta governativa inconsulta e sgangherata (Salvini). Ma proprio, Meloni e c. ve le cercate, mentre giornalisti (che non contano nulla) e politici avversi cercano ogni giorno che passa un’occasione per attaccare comunque il Governo.
Tornando alla politica, io, sulle tracce di Platone, sarei per un governo non di destra, non di sinistra, non di centro, ma per un governo dei colti di etica politica, di scienza politica, di economia e di storia, degli intelligenti e soprattutto degli onesti intellettualmente. Per fare tre o quattro esempi (e avrei molte idee e proposte di merito che non espongo, potrei farlo in privato): Marco Minniti al Ministero dell’interno, Mario Draghi all’economia, Pina Picierno alle pari opportunità, Massimiliano Romeo al rapporto con le Regioni… Mi sono fatto capire? caro lettore, sono un ingenuo o…?
Forse non sempre l’invecchiamento comporta un inacidirsi dell’animo e un inaridirsi della creatività umana.
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