RENATO PILUTTI Sul Filo di Sofia

Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

La malvagità umana nel togliere la vita altrui con le guerre, le rivoluzioni, le persecuzioni religiose, le aggressioni, gli omicidi, e il ruolo dei media

L’uccisione di un essere umano da parte di un suo simile è raccontato fin dai primi capitoli della Bibbia, in Genesi 4. Si tratta della storia di Caino, “colui-che-ha-le-sopracciglia-unite” e Abele, che significa il “soffio“, figli di Adamo, cioè “colui-che-è fatto-di-terra” (adamah), e Eva (Awa), “la madre-degli uomini“.

La storia del mondo è storia di guerre, uccisioni e ammazzamenti individuali, stragi di gruppi, di eserciti e di popoli interi.

Le rivoluzioni sono zeppe di sanguinose storie e uccisioni, le persecuzioni religiose altrettanto. Il consorzio e la storia umani sono colmi di omicidi e di violenza. Gli studiosi riportano dati statistici sulla violenza nella storia, concordando in generale sul fatto che, in proporzione alla demografia dei vari periodi, si deve – di certo contro-intuitivamente – registrare un progressivo declino della violenza (cf. ad e. Steven Pinker, Il declino della violenza, Mondadori 2010).

Un esempio semplice: ai tempi di Timur Lenk (Tamerlano) nel XVI secolo, sul pianeta Terra vivevano circa cinquecento milioni di persone, quando le sue conquiste provocarono in vent’anni più o meno venti milioni di morti: il 4% del totale. La Seconda Guerra mondiale, con mezzi offensivi immensamente più potenti di quelli medievali, provocò in sei anni circa sessanta milioni di morti (tra i quali si registrarono più civili che militari) su una popolazione mondiale di circa un miliardo e ottocento milioni di abitanti, il 3%. E si può continuare con i confronti.

In Italia gli omicidi sono in riduzione da tempo, da decenni, e stiamo parlando delle morti violente, che comprendono, oltre agli omicidi, anche le morti per incidenti stradali, sul lavoro e domestiche. I dati Istat comparano le statistiche anno su anno e anche per periodi più lunghi, decenni e secoli. Un esempio che concerne i morti per incidenti stradali: nel 1980 in Italia decedevano annualmente circa dodicimila persone per queste cause, negli ultimi anni “solo” tremila e cinquecento, con tre milioni di auto in più per strada rispetto a quaranta anni fa.

Sul lavoro: sempre nel 1980 si registravano circa duemila morti all’anno per incidenti sul lavoro; nel 2024 se ne sono registrati 1077 (ieri l’ultimo, quello di Manuel Tafu, 24 anni a Maniago, Pordenone, colpito da una scheggia di acciaio incandescente alla schiena), essendo comunque ri-aumentati negli ultimi dieci anni, dai circa seicento del 2016. Per quanto riguarda gli omicidi volontari, passiamo dai circa duemila persone uccise all’anno nei primi anni ’80 (qualcuno sottolinea che fu a causa del terrorismo di destra e di sinistra e della mafia, soggetti criminali che in quel decennio agirono in modo terrificante), ai meno di cinquecento nel 2024, di cui le donne sono sempre un quarto del totale. Sempre troppi, troppe, anche uno/ una è sempre troppo.

La situazione generale è, quindi, in miglioramento. Nonostante ciò abbiamo la sensazione che le cose non stiano in questo modo. Ne parlerò più avanti.

Nel mondo ci sono aggressioni da cui ci si deve difendere, nonostante mediocri individui politici come il signor Conte e il signor Salvini, e i loro seguaci (so, però, che non tutti…), oppure “professori” come Orsini, non comprendono questa verità logica elementare. Il primo, nonostante abbia compiuto studi giurisprudenziali, pare ignorare il principio ancestrale, e registrato nei maggiori codici legislativi e morali, della legittima difesa. Il secondo ha studiato meno del primo, e quindi… Il terzo sostiene di avere studiato tanto, ma…

In questo scenario politico poverissimo, anzi miserrimo, Schlein vuole aiutare l’Ucraina, ma solo con le buone maniere e qualche gentile sorriso – a tuttidenti – a Vladimir Vladimirovic, mentre Meloni incespica rozzamente e ignorantemente sul Manifesto di Ventotene, valoroso ma invecchiato documento politico. Al proposito ritengo che la manifestazione romana di Piazza del Popolo del 5 marzo scorso sia stata di valore molto discutibile, perché ambigua, confusa e alla fine inutile, per l’obiettivo conclamato: l’Europa unita.

Non affronto in questa sede i temi della guerra, delle rivoluzioni e dei terrorismi, ma solo quello degli omicidi volontari in Italia di questi tempi, all’interno del dato sopra riportato, che spiega come gli omicidi siano in riduzione drastica, anche se abbondano esempi tragici di mancanza di empatia, di malvagità e a volte di follia, tutte caratteristiche umane, che spesso conducono all’uccisione di una persona.

Un recente tragico episodio accaduto di Trieste, quello concernente una gentile signora, che una procura sorda e cieca ha ritenuto suicida per anni ancora dal dicembre del 2021, è stata, invece, uccisa con crudeltà: non faccio il nome o nomi degli eventuali responsabili, anche se alcuni, tra cui uno in particolare, che non si sottrae ad alcuna comparsata tv, sono ben savi, non pazzi. Anche se ancora, forse per poco, nessuna di queste persone è indagata, nonostante sia stata effettuata una nuova autopsia. Nel merito chiedo: è stata fatta o si sta eseguendo l’autopsia psicologica dei “prossimi” della vittima, parenti stretti e meno, amici, conoscenti, etc.? …perché questo è stato, senza dubbio alcuno, un omicidio di prossimità,

Le scienze forensi e criminologiche, assai avanzate anche grazie allo studio della genetica (DNA), oggi definiscono con precisione i diversi tipi di omicidio.

Vi sono omicidi di gelosia (Giulia Cecchettin), omicidi “casuali” (Sharon Verzeni), se all’aggettivo “casuali” assegniamo l’accezione corrente, omicidi di avvertimento (don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana), omicidi politici (dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, di Rocco Chinnici etc., di Pio Latorre e di Piersanti Mattarella, del generale Dalla Chiesa…) e poi omicidi d’impeto, omicidi premeditati…

Circa la conoscenza dei fatti, ad esempio, chi aveva sentito parlare del “mostro di Milano”? e di quello di Udine? (Solo i lettori del Messaggero Veneto di Udine e del Gazzettino di Venezia). Tutti, invece, hanno sentito parlare del “mostro di Firenze”.

Cesare Lombroso, positivista, socialista e massone, in pieno Ottocento riteneva che esistesse “L’uomo delinquente” (è il titolo del suo maggior lavoro antropologico-criminologico), e che ogni criminale fosse denotato da caratteristiche fisico-anatomiche particolari, tali da poter far presumente l’inclinazione al crimine violento. Nel museo torinese a lui dedicato si possono osservare impressionanti documentazioni fisiche delle sue tesi, che le scienze umane successive hanno radicalmente contestato. Personalmente ritengo che Lombroso possa non avere del tutto torto.

I media hanno cambiato tutto (oggi in Italia sappiamo chi sono stati Ted Bundy, Andreij Chikatylo, il “mostro di Rostov” sul Don, e Jeffrey Dahmer, per citarne solo alcuni). La ragione per cui ci sembra che la situazione odierna delle attività criminali sia peggiore che nel passato è dovuta ai media, che permettono a tutti di venire a conoscenza di ogni fatto quasi in tempo reale, mentre un tempo la notizia di un crimine contro la persona arrivava a tutta la popolazione dopo giorni o settimane, e non a tutti, ma solo a chi ascoltava la radio, guardava la tv o leggeva un giornale. Oggi invece i social ci bombardano ogni attimo che passa, assieme a un profluvio di immediati commenti a corredo di attività oramai “mercantilizzate”, quelle degli influencer.

Cerchiamo di avere il giusto sguardo sull’informazione, valutando le fonti e selezionandole, senza affrettarci a credere a tutto ciò che ci arriva inopinatamente sullo smartphone.

E aiutando i giovani nel discernimento.

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