Ancora una volta la stagione si rinnova
Andando controvento verso nord, pedalo a fatica sul ponte del gran Fiume. Raffiche di bora mi sballottano contro le spallette del ponte, e ho quasi paura.
L’aria trasparente illumina la Cerchia dei monti che mi sembra di toccare con un dito. La forza mi assiste.
Lontani campanili spuntano all’orizzonte, di paesi pedemontani, quasi come segnavento. Le acque smeraldine si fan strada nell’immenso magredo tra le bianche ghiaie. Tronchi sbrecciati qua e là sul greto, strappati dalla corrente al fianco della montagna. Decido di non proseguire oltre Spilimbergo, rinviando la tortuosa pedemontana a un giorno più calmo.
Lo scenario mi impressiona con il suo respiro, e penso ai graniti possenti e agli scisti delle montagne, allo splendore dei potenti terrazzi di dolomia sulla cresta di confine. I boschi scuri mi chiamano al silenzio e i timidi animali nelle radure. L’aquila possente è a guardia degli spalti verticali dell’arco prealpino, e prende il volo solo se necessita. Sogno sogni reali di ritorno ai miei sentieri alpestri, profumati d’erba tagliata e di fungaie, e mi preparo, nella corsa contro il vento che scende dalle alture.
Il pensiero vaga dal ringraziamento alla speranza, virtù e passione, intenzione e intensità si compenetrano nel movimento del sistema vitale. La natura è intorno e dentro di me, con la sua cruda sapienza determinata e in attesa di ciò che il libero arbitrio può darle, modificando in parte i suoi flussi. L’acqua che scorre tra le rocce, come insegna il Tao, trova sempre il percorso migliore, e così dovrebbe fare ognuno di noi.
La stagione della rinascita, la mia eterna stagione sta tornando, e mi ausculto, more solito, mi valuto mentre sosto a rifocillarmi. Sono sempre io, dopo le traversie dell’anno passato. Grazie a Dio.
(scritto prima del pezzo successivo)
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