Villa Ottelio Savorgnan sul fiume Stella ad Ariis di Rivignano

Migrazioni

20160227_150044I popoli migrano come nel vespero, stormi d’uccelli neri (cf. San Martino di G. Carducci), e i pensieri pure, esuli che van via dalla patria. Le patrie lasciano partire uomini e donne, bambini e vecchi. Cambiano le vite nelle culture nuove e anche la natura delle cose, le lingue si intrecciano e si incontrano, come quelle delle ragazze “Erasmus” morte a Tarragona. L’autista del bus si era addormentato, guidando alle 4 del mattino.

Qui sopra ero con Roberto a Leningrado, davanti al Palazzo d’Inverno, in Piazza della Domenica di Sangue (1905, pope Gapòn). Viaggio, migrazione dello spirito e dei corpi.

La vita è difficile, la vita è dura, non si può sfuggire tutti i pericoli che incombono sul movimento e sulle migrazioni. A volte si muore, e a chi tocca lascia il vuoto assurdo in chi resta, genitori che seppelliscono i figli, l’absurdum in quota parte, inspiegabile, incomprensibile, ma possibile, nelle vite umane. Mio padre in cava di pietra, Assia anni ’60, salva la vita a un compagno travolto da un masso.

Non si fermano le migrazioni, nessuno può bloccare la fuga dalla paura, dalla miseria, dalla guerra, dalla morte. E’ sempre stato così, dallo spostamento epocale degli Indoeuropei verso Occidente, alle trasmigrazioni dei Goti e dei Longobardi dal Nord Europa verso il caldo del Mediterraneo, mentre i popoli semitici si sono spostati molte volte verso l’Egitto e ritorno (le storie mosaiche), i Mongoli hanno attraversato l’Asia più volte, gli emigranti italiani, irlandesi, polacchi hanno attraversato l’Atlantico fin nelle Americhe, portando se stessi, culture, pregiudizi, voglia di riscatto, mafie e intelligenza.

Migrano anche i pensieri nella testa delle persone, si trasformano in progetti e a volte in desolazione. Che cosa pensano i suicidi omicidiari del terrorismo attuale, diffusivo e strampalato? Hanno pensieri umani o dell’uomo? Il distinguo dell’Aquinate sta a significare che i pensieri umani sono connotati da una certa moralità, mentre i pensieri dell’uomo sono tali solo perché appartengono al sapiens sapiens, cosicché possono essere, sia quelli di Heydrich, sia quelli di don Tonino Bello.

I pensieri si formano e si trasformano, migrano e operano anche ai margini della consapevolezza, aiutati dalla biologia del cervello-mente, ovvero da questa danneggiati, dall’educazione e dall’ambiente.

Pare che anche le vibrazioni quantiche interferiscano con questi processi, così come la cura nell’uso delle parole, che è performativo, non solo informativo. Personalmente sto facendo questa battaglia da anni, come sanno i miei gentili visitatori e lettori.

Leggo sul web che “(…) si guarisce per un salto di frequenza che riporta lo stato vibrazionale del nostro DNA, delle nostre cellule, dei nostri neuroni in armonia. Non solo i farmaci, ma anche i pensieri e le parole hanno potere su questo stato vibrazionale, come illustrano gli studi dell’Hearthmath Institute.”

Per quanto riusciamo, dobbiamo sempre tenere conto dell’uso integrato dell’intuizione e del ragionamento, della nòesis (o insight) e della dianoia, così come erano chiamate da Platone, e riprese dalla psicologia contemporanea.

Essendo un “uno”, l’essere umano sempre surfeggia sull’orlo del caos (A. F. De Toni, 2004 e anni ss.), vivendo le migrazioni interne e quelle esterne, insieme, e pagando prezzi altissimi alla vita e alla conoscenza. Non c’è altra strada.

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